Volontariato
Dal’Italia un metodo per evitare morte improvvisa degli atleti
Il problema piu' importante e' quello di riuscire a individuare i soggetti a rischio di morte improvvisa dovuta, nel 95% dei casi, ad aritmie maligne
di Redazione
In un prossimo futuro potrebbero essere previsti, ed evitati, incidenti come quelli a Marcio dos Santos, Mark Vivien-Foe o Miklos Feher, giocatori colti da morte improvvisa su un campo di calcio. Un nuovo metodo diagnostico sperimentale, messo a punto dai cardiologi specialisti di medicina dello sport Giorgio Galanti, dell’universita’ di Firenze e Francesco Furlanello, consulente del Policlinico S. Donato di Milano sta dando risultati eccellenti. A darne notizia lo stesso Galanti, intervenuto oggi al congresso ‘Florence Heart 2004′ che riunisce nel capoluogo toscano i piu’ importanti cardiologi italiani ed europei. Il metodo consiste in una ”prova da sforzo per la valutazione della microalternanza dell’Onda T, un’onda presente in tutti gli elettrocardiogrammi e che, a seconda di come si manifesta, puo’ predire se il paziente e’ soggetto o meno ad aritmie mortali”. Lo studio, riferisce una nota del congresso internazionale, sara’ presto pubblicato negli Stati Uniti. Se le aspettative saranno confermate, una volta sperimentato su un campione statisticamente significativo, il metodo potra’ essere divulgato, consentendo di individuare cardiopatie nascoste o potenziali. Uno strumento in piu’ per scongiurare la morte di atleti professionisti ma soprattutto dei piu’ numerosi casi tra sportivi dilettanti e occasionali.
”Questo lavoro -spiega Galanti- ha due obiettivi: da un lato mettere in guardia i soggetti a rischio, dall’altro consentire ai cardiopatici di fare attivita’ sportiva in sicurezza”. E le ripercussioni potrebbero essere notevoli se e’ vero che ”in Italia fanno sport a vario titolo circa 24 milioni di persone, soprattutto a livello competitivo o agonistico. Senza contare – aggiunge il cardiologo – che aumenta costantemente il numero degli anziani in palestre e centri sportivi”. Ma gli esperti riuniti a Firenze pensano anche a ”chi inizia a fare attivita’ fisica a 40 anni. Queste persone farebbero bene a consultare un medico sportivo per accertare se esistono patologie in atto, capire quale sport praticare e come. Se vale la pena restare sotto osservazione e per quanto tempo. Il problema piu’ importante, al quale questo nuovo metodo diagnostico intende rispondere – conclude Galanti – e’ quello di riuscire a individuare i soggetti a rischio di morte improvvisa dovuta, nel 95% dei casi, ad aritmie maligne”.
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