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Dalla comunicazione alla csr: il volto dell’impegno di Nokia

Pagine blu/ Il who's who della responsabilità sociale

di Chiara Brusini

Chi è: Riccarda Zezza, manager Community Involvement di Nokia per Europa, Medio Oriente e Africa Età: 34 anni Studi: Scienze della comunicazione a Siena A chi riporta: al direttore generale Curriculum: dopo aver lavorato nella Direzione comunicazione Pirelli ha partecipato a uno startup negli Stati Uniti, per poi passare alle pubbliche relazioni in Microsoft. È entrata in Nokia nel 2004 come responsabile Comunicazione per l?Italia. Stato civile: fidanzata Passioni: lettura, teatro, cinema, immersioni Il passaggio dalla comunicazione alla csr? Repentino dal punto di vista aziendale, ma naturale visto lo spiccato interesse che Riccarda Zezza nutre verso le tematiche sociali. «Sono stata impegnata nel volontariato, ma ho sempre desiderato mettermi a servizio degli altri anche attraverso la mia professione. Ho seguito con interesse l?ingresso nelle aziende del concetto di responsabilità sociale, e appena ho saputo che si era aperta una posizione nel team del Community involvement, una delle due branche della csr di Nokia, mi sono fatta avanti». Superata una severa selezione, si è subito prefissa un obiettivo che considera cruciale: «Mi sto focalizzando sulla comunicazione interna, perché è fondamentale che anche i miei colleghi siano più consapevoli del valore di ciò che stiamo facendo nel mondo». Negli ultimi cinque anni il Community involvement team si è concentrato sulla fascia giovanile attraverso collaborazioni con ong e gruppi locali. Grazie a una partnership con l?International Youth Foundation (Iyf), Nokia ha lanciato il programma Make a connection, un insieme di progetti di istruzione mirati allo sviluppo di capacità personali e relazionali. «In partnership con Iyf abbiamo avviato progetti in 22 paesi. L?aspetto interessante», sottolinea Zezza, «è che la fondazione non fa formazione ?astratta?, ma si occupa di sviluppare i life skills dei ragazzi, ovvero le abilità che non vengono insegnate a scuola: creatività, capacità di lavorare in gruppo, leadership. Così i giovani vengono messi in grado di realizzare qualcosa di concreto». Un esempio è quello del progetto appena concluso in Nigeria: «Un?organizzazione locale, cui ci siamo appoggiati, ha formato 90 allenatori di squadre di calcio giovanili sulle strategie di prevenzione dell?Aids. Gli allenatori, che sono percepiti come figure leader, hanno poi trasmesso il messaggio ai loro ragazzi. Un?azione ?a cascata? che ha permesso di raggiungere proprio le fasce più a rischio».


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