Volontari ad alta quota

Dalle Ande agli Appennini (e alle Alpi). Per i poveri

Da oltre cinquant'anni migliaia di ragazze e ragazzi costruiscono e gestiscono volontariamente rifugi in Italia e in Perù. Con il ricavato aiutano le missioni dell'Operazione Mato Grosso. Oltre quindici luoghi, sorti a oltre 2.500 metri di altitudine, nati dal sogno di padre Ugo De Censi di educare i giovani lavorando gratuitamente per gli ultimi

di Rossana Certini

Rifugio Frassati, volontari Omg al lavoro, foto ©rifugiofrassati.it

Salire in alto per aiutare chi sta in basso. Questo lo slogan dei volontari che lavorano gratuitamente nella costruzione e gestione dei rifugi dell’Operazione Mato Grosso (Omg) in Italia e in Perù. Chalet, baite, bivacchi e case di vacanza il cui ricavato serve per sostenere missioni in Perù, Ecuador, Brasile e Bolivia.

Se verrai ai rifugi come cliente aiuterai i poveri.
Se verrai come gestore aiuterai i poveri e ti resterà
nel cuore il valore del tempo e della fatica che hai
regalato loro

— Volontari rifugi Operazionione Mato Grosso

«L’idea è venuta a padre Ugo De Censi quando era ad Arese, in provincia di Milano», spiega don Ambrogio Galbusera, animatore dell’Omg, «È qui che, negli anni Sessanta, nella casa di montagna dei salesiani in val Formazza, ha incontrato padre Pedro Melesi di ritorno dalla missione in America Latina. I racconti della miseria in cui versava la popolazione in Brasile, soprattutto nello stato del Mato Grosso, colpirono molto padre Ugo che, in inverno, raccolsero fondi e gente per andare a dare un po’ d’aiuto alla missione. Nell’estate del 1967 ci fu la prima spedizione. Nacque così l’Operazione Mato Grosso, un movimento di volontariato gratuito, di ispirazione cattolica, che svolge attività di supporto ai più poveri».

Di ritorno dalla prima missione i volontari decisero di continuare a sostenere le popolazioni povere e avviarono una serie di progetti per raccogliere fondi. Tra questi la costruzione o la gestino di rifugi, partendo proprio dalla val Formazza. Una zona poco conosciuta incastonata tra le cime svizzere del Canton Valesse e dell’Alto Ticino.

«Sono rifugi a oltre 2500 metri di altezza», prosegue don Ambrogio, «i primi due costruiti dai volontari sono stati il 3A e il Claudio Bruno. Tutti prendono il nome da volontari che hanno perso la vita in missione. Il primo, per esempio, si ispira alle iniziali di Anna, Alessandro e Attilio, tre volontari dell’organizzazione. Possiamo dire che questi luoghi sono nati dal sogno di padre Ugo di educare i giovani lavorando gratuitamente per i più poveri».

Rifugio Omg 3A, foto ©rifugi-omg.org

Aperti per lo più da primavera a fine settembre, i rifugi sono meta di molti alpinisti che spesso non sanno di essere ospiti di volontari.

«Capita», ricorda il religioso, «che gli alpinisti venuti a conoscenza del grande lavoro fatto dai nostri volontari, alla fine del soggiorno decidono di portare idealmente il loro sacco di cemento sulla spalla facendo una donazione al rifugio. Diciamo che le persone ci aiutano o scegliendo di dormire nei nostri rifugi oppure mettendo a disposizione il loro tempo libero per aiutarci a gestirli. In Italia abbiamo più di quindici rifugi. I volontari si alternano ogni settimana così, per esempio, a fine stagione in val Formazza passano circa 150 volontari».

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Oltre ai due rifugi piemontesi: il 3A, inaugurato dai volontari nel 1979, e situato in alta val Formazza a 2.960 metri, vicino al lago del Sabbione e al ghiacciaio Siedel, a poca distanza dalla frontiera con la Svizzera. E il Claudio Bruno che è stato ristrutturato nel 1995 e si trova a ridosso del ghiacciaio Strahlgrat-Hohsand, affacciato sul lago Sabbioni. L’Operazione Mato Grosso in Italia gestisce, anche, i rifugi: Pacini in Toscana; degli Angeli, delle Marmotte e Frassati in Val d’Aosta; la Canua, Sant Jorio, Torsoleto, Laeng, Schiazzera, Gherardi, Madonna della Neve, casina di Piana e casa Padre Daniele in Lombardia. Mentre in Perù ha costruito quattro rifugi con i giovani del posto, aiutati dai volontari italiani. Il ricavato serve per ristrutturare le case dei poveri.

Sono tutti stati ristrutturati o costruiti dai volontari con imprese che si sono spesso rivelate ciclopiche. Migliaia di ragazzi e ragazze hanno percorso giornalmente il tragitto su per i monti con pesi mai portati nella loro vita. Hanno fatto la sabbia, la malta, la catena dei sassi e spalare neve.

Rifugio Frassati, volontari Omg al lavoro, foto ©rifugiofrassati.it

Per esempio nell’estate del 2008 sono iniziati i lavori di costruzione del rifugio Frassati, che prende il nome dal giovane Pier Giorgio morto a 24 anni di poliomielite fulminante e da sempre impegnato nell’aiuto ai  più poveri della terra e oggi dichiarato beato per la Chiesa. Per tre estati i volontari hanno lavorato gratuitamente per rimettere a nuovo la struttura trasportando a spalla, fino al cantiere posto a 2.542 metri di altezza, quasi tutti i materiali necessari.

«I ragazzi sono il motore di tutta questa attività», conclude don Ambrogio, «e fanno delle imprese inimmaginabili. In val Formazza, per esempio, una decina di giovani ha deciso di portare in vetta un masso di oltre due quintali. Hanno impiegato cinque stagioni trascinandolo sulla neve e sulla terra. Una volta posizionato in cima lo hanno trasformato in un altare perché la  pietra assomigliava all’America Latina».

Rifugi Omg, foto ©Operazionione Mato Grosso

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