Mondo

Davvero è finita la guerra?

La dichiarazione del presidente El Beshir. Per il vescovo di El Obeid è un buon segnale

di Redazione

«La guerra in Darfur è terminata, la regione adesso è in pace e può cominciare il suo cammino sulla via dello sviluppo». A dare l’annuncio è stato  il presidente Omar Hassan al Beshir all’indomani della firma a Doha, in Qatar, di un’intesa per il cessate-il-fuoco e l’avvio di negoziati di pace con i ribelli del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem) (nella foto, il leader Khalil Ibrahim dopo la firma dell’accrdo martedì scorso). Poche ore prima del discorso del presidente, pronunciato a El Fasher, capitale del Nord Darfur, il ministro della Giustizia Abdel Basit Sabdarat aveva annunciato la liberazione di 57 esponenti del Jem detenuti nel carcere di Kober, alla periferia di Khartoum, riferisce l’agenzia Misna.

L’intesa tra governo e ribelli, raggiunta grazie alla mediazione di Unione Africana e Lega Araba, prevede entro il prossimo 15 marzo il raggiungimento di un accordo di pace ‘definitivo’ che ponga fine al conflitto nella regione occidentale del Darfur. Principale gruppo ribelle del Darfur, il Jem era stato protagonista, nel Maggio 2008, di un massiccio attacco armato contro Omdurman, città gemella della capitale situata sulla sponda opposta del Nilo, in cui erano morte circa 200 persone. Oltre un centinaio di persone erano state condannate a morte in seguito all’attacco; le sentenze sono attualmente all’esame della corte d’appello ma prima di essere applicate devono ottenere la firma del presidente Omar Hassan al Beshir.

Secondo il vescovo monsignor Antonio Menegazzo, amministratore apostolico della diocesi di El Obeid, il cui vasto territorio comprende anche la regione occidentale del Darfur «È sicuramente un segno positivo verso la pace, ma non basta: occorre trovare il modo di coinvolgere le fazioni rimaste fuori dall’accordo per porre fine una volta per tutte all’insicurezza nel Darfur».

Nella firma degli accordi ha avuto un ruolo importante la Comunità di Sant’Egidio che per bocca del responsabile delle relazioni internazionali della Comunità Mario Giro, spiega la portata dell’accordo. «Il punto più importante», spiega Giro. «È la cessazione dell’ostilità, considerando che il Jem è il movimento più forte: un anno e mezzo fa riuscì ad arrivare alle porte di Khartoum. Poi la liberazione di una serie di prigionieri e in particolare di cento condannati a morte catturati proprio durante l’attacco a Khartoum. Su questo noi di S.Egidio abbiamo spinto molto perché tra i condannati c’erano anche diversi minorenni, che purtroppo abitualmente partecipano ai combattimenti. Infine c’è l’impegno ad arrivare entro il 15 marzo a un accordo politico globale e a un nuovo assetto istituzionale del Darfur. Probabilmente si andrà oltre questa data ma la strada comunque resta questa. C’è poi una parte economica dove è stato protagonista il Qatar, che ha ospitato l’incontro e che si è impegnato per la realizzazione di una banca con un fondo di un miliardo di dollari, per la ricostruzione del Darfur».

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