L'economia securitaria
Decreto Sicurezza, quanto ci costa. Il reato di rivolta penitenziaria, in 20 giorni, già 18,5 milioni
È quanto emerge dalle stime dell'associazione Antigone sui costi sul fronte carcere sottesi provvedimento approvato in via definitiva al Senato e che impatta anche sul mercato della cannabis light, vietandone la produzione e la commercializzazione. A rischio un settore da 2miliardi di euro che dà lavoro a più di 20mila persone. «C'è in primo luogo un tema di applicabilità della norma», avverte Leonardo Fiorentini, segretario di Forum droghe
di Alessio Nisi

Stretta sulle occupazioni abusive delle case, si rischia l’arresto per un picchetto, le detenute incinte o con figli di età fino a tre anni d’ora in avanti potranno finire in carcere, anche se comunque negli istituti a custodia attenuata, giro di vite sulle rivolte in carcere e stop alla cannabis light. Questi alcuni dei passaggi più rilevanti del decreto sicurezza, provvedimento di 39 articoli che ha recepito gran parte del ddl in materia risalente al 2023 e che è stato approvato in via definitiva al Senato con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione.
Dunque, 39 articoli che introducono 14 nuovi reati e nove aggravanti di delitti già esistenti, oltre a varare un nutrito pacchetto di tutele per le forze dell’ordine, ad ampliare i poteri dei servizi segreti e a vietare la produzione e la commercializzazione della cannabis light: un passaggio che impatta, mettendo a rischio, un settore che conta, tra coltivazione, vendita, lavorazione post-raccolta, distribuzione e amministrazione, 3mila aziende con 22mila addetti nel complesso, un valore (compreso l’indotto) di 1,94 miliardi di euro e un gettito fiscale di almeno 364 milioni di euro. Solo le aziende che coltivano la cannabis light sono circa 800, con un fatturato di 500milioni e 12.500 addetti (i dati, aggiornati a dicembre 2024) sono dello studio realizzato da Mpg consulting e commissionato da Canapa sativa Italia).
Le disposizioni del decreto sicurezza limitano a più livelli la libertà reprimendo chi la pensa diversamente. Un costo sociale che si abbatterà anche sul sistema delle carceri, da 20 anni, come ha scritto Vita QUI, in grande sofferenza per il sovraffollamento disumano. Ma anche un costo economico. Proviamo a fare due conti.

18,5 milioni per un solo reato
Da quando il decreto sicurezza è stato pubblicato il 12 aprile 2025, sino al 30 aprile, rileva l’associazione Antigone, ci sono stati 5 episodi di proteste collettive, che hanno coinvolto circa 80 detenuti. Considerando che ognuno potrebbe essere condannato in media a 4 anni di carcere, questo significa che 80 persone saranno in un istituto di pena per 4 anni in più di quanto sarebbe dovuto accadere, considerando inoltre che il costo, ad oggi, per ogni detenuto è di circa 160 euro al giorno, e che questo costo servirà a coprire quegli 80 detenuti per 1460 giorni, il costo totale che il reato di rivolta penitenziaria potrebbe avere, considerando solo quei 20 giorni di aprile, è di oltre 18,5 milioni di euro.
Questo per il solo reato di rivolta penitenziaria, in appena 20 giorni. Senza contare, aggiunge l’associazione, le ricadute sui costi della giustizia in termini di processi penali.
Nelle carceri una situazione esplosiva
Elisabetta Zamparutti, di Nessuno tocchi Caino, sottolinea a proposito invece dei costi sociali: «C’è una continua regressione in Italia rispetto a politiche che puntano sulla deterrenza per assicurare ordine e sicurezza. Quando invece», rimarca, «queste si garantiscono con misure premiali, non con punizioni o manganelli».
Questo decreto, «non farà che aumentare la popolazione detenuta (siamo a 62500 detenuti su una capacità di 47mila posti), con una carenza di 18mila agenti), che è già ad un livello di assoluta violazione di quel divieto di torture e di trattamenti inumani e degradanti previsto dalla nostra costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti umani». È «una situazione esplosiva».
Il peso della cannabis light sul Pil
Altrettanto complesso il quadro della cannabis light, che il decreto equipara a una droga. La nuova norma ferma la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, con contenuto di Thc, per usi diversi da quelli industriali consentiti. Sempre secondo lo studio Mpg consulting emerge che “l’impatto economico della filiera delle infiorescenze di canapa da inalazione rappresenta una parte significativa dell’economia agricola italiana. Considerando anche le esportazioni verso altri paesi europei, il settore potrebbe incidere sul Pil nazionale per circa lo 0,1%”.
«Come impatta il decreto sicurezza sul settore? Lo vedremo. C’è in primo luogo», spiega Leonardo Fiorentini, segretario di Forum droghe, attivista impegnato sul fronte delle politiche sulle droghe, «un tema di applicabilità della norma». Il testo del decreto sicurezza, precisa, rimanda alle norme del testo unico sulle droghe. «Vedremo come reagiranno i tribunali. Ci sono già stati sequestri, le azione hanno fatto ricorso e si stanno costituendo i presupposti per un contenzioso giuridico».
In apertura foto di Carles Rabada per Unsplash
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