Il dolore dei bambini con la madre in carcere
È stato di recente presentato il disegno di legge n. 1129, che prevede misure alternative per le madri detenute, ma che è scarsamente applicabile per le recidive, per le donne in custodia cautelare o che hanno pene lunghe da scontare. È una questione importante e delicata, quella delle detenute madri, raccontata con grande sofferenza da una detenuta a cui è stata di recente concessa la detenzione domiciliare per tornare a vivere con le sue due bambine: «Certamente se non fossi tornata a casa sarebbe stata una tragedia. Negli ultimi tempi le bambine manifestavano il dolore per la mancanza della mamma con urla, tic facciali, aggressività e pianti notturni. Era comparsa la figura della “morte”. Mi ha raccontato mio marito che di notte si svegliavano spesso piangendo e dicendo a mio marito “Io non voglio che anche tu muori”, angosciate all’ennesima potenza… Purtroppo spiegare queste cose è difficile e se siamo noi mamme detenute a raccontarle potrebbe apparire un tentativo squallido di sfruttare la figura del bambino per i propri scopi, motivo per cui ho sempre evitato, durante i colloqui con gli operatori, di entrare in certi particolari drammatici…».
Essere donna e detenuta
Cosa succede allorché i cancelli del carcere si chiudono alle spalle di una donna detenuta? Ce lo racconta Liana nel blog www.dentroefuori.org: «È fuori di dubbio che il maschio accetta il carcere con uno spirito diverso. Per noi donne, mamme, figlie e anche nonne, la carcerazione è abbandonare tutto, figli, casa, marito. È il senso d’impotenza che si prova quando si pensa ai figli che fuori possono trovarsi in difficoltà, il fatto di non poter essere accanto alla figlia che dà alla luce il primo bambino o essere presente quando un figlio si sposa, o quando i figli sono piccoli non poterci essere il primo giorno di scuola, il primo amore, i primi dispiaceri, non poterli consolare, consigliare? Tenti di dare una parvenza di familiarità alla tua cella e la abbellisci con le foto dei tuoi cari, con le lenzuola che ti mandano da casa per sentire che c’è qualcosa di tuo nel freddo della cella, così credi di non essere fuori dalla vita familiare».
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