Stili di vita

Demenza: prevenire si può. Basta volerlo

Seicentomila casi di demenza nel nostro paese avrebbero potuto essere evitati seguendo semplici regole comportamentali che la scienza da tempo suggerisce e che i cittadini tendono a ignorare. Di queste raccomandazioni basate sulle evidenze parlerà Federazione Alzheimer Italia in un webinar il 15 luglio

di Nicla Panciera

Sono quasi un milione e mezzo, esattamente 1.480.000, le persone con demenza in Italia, con circa 4 milioni di caregiver coinvolti. Circa 600mila di questi casi di demenza avrebbero potuto essere evitati e il loro carico di sofferenza e di spesa evitato. La potenza della prevenzione interessa poco i decisori politici, che le destinano molta attenzione a parole ma poche risorse, e ancor meno i cittadini che persistono nell’adottare stili di vita che compromettono la salute, non facendo attività fisica, mangiano male, bevendo e fumando come se il futuro non li riguardasse.

Il webinar di Federazione Alzheimer

Di prevenzione della demenza si occupa invece da tempo Federazione Alzheimer Italia che per il 15 luglio alle ore 18 propone un nuovo appuntamento, un webinar, con il neurologo Simone Salemme, consulente dell’Istituto Superiore di Sanità per progetti di sanità pubblica riguardanti demenza e salute cerebrale, e Davide Mangani, ricercatore immunologo dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona, con Francesca Arosio, psicologa e psicoterapeuta che da molti anni collabora con la Federazione Alzheimer (è sufficiente iscriversi al link bit.ly/webinar_luglio2025). Insieme esploreranno i fattori di rischio, le strategie di prevenzione e il ruolo degli stili di vita nel mantenimento della salute cerebrale.

Il 45% dei casi evitabile o posticipabile

Secondo un rapporto redatto dalla Lancet Commission, infatti, il 45% dei casi di demenza previsti a livello globale entro il 2050 potrebbe essere ritardato o addirittura evitato intervenendo su 14 fattori di rischio: inattività fisica, fumo, eccessivo consumo di alcol, lesioni alla testa, contatti sociali poco frequenti, obesità, ipertensione, diabete, depressione, disturbi dell’udito, perdita della vista non trattata ed elevato livello di colesterolo LDL, insieme a scarsi livelli di istruzione e all’esposizione all’inquinamento atmosferico. Volere è potere. Ma cambiare le proprie abitudini è molto faticoso e la fatica non piace a tutti.

Fare di più per ridurre il rischio

Nel frattempo, la ricerca continua nell’indagare i meccanismi biologici sottostanti all’invecchiamento fisiologico e patologico e i diversi fattori di rischio per le demenze, il loro peso relativo e come questo evolve a seconde dell’età del soggetto nel dare origine alla patogenesi. Meccanismi complicati, interagenti tra loro, che non consentono di prevedere il futuro, come mai accade in medicina. Per questo, ridurre al massimo il rischio di sviluppare demenza non significa automaticamente essere al riparo da una futura diagnosi. Ma la buona notizia c’è, per usare le parole della professoressa Gill Livingston dell’University College di Londra, prima autrice del rapporto di Lancet: «C’è molto di più che si può e si deve fare per ridurre il rischio di demenza. Non è mai troppo presto o troppo tardi per agire, ed è possibile avere un impatto in qualsiasi fase della vita. Ora abbiamo prove più solide del fatto che una maggiore esposizione al rischio abbia un effetto maggiore e che i rischi agiscano più intensamente nelle persone vulnerabili. Ecco perché è fondamentale raddoppiare gli sforzi preventivi verso coloro che ne hanno più bisogno, compresi coloro che vivono nei Paesi a basso e medio reddito e nei gruppi socio-economicamente svantaggiati. I governi devono ridurre le disuguaglianze di rischio rendendo gli stili di vita sani il più possibile accessibili a tutti».

La registrazione dell’incontro sarà poi pubblicata sul canale YouTube della Federazione e rilanciata sugli altri profili social.

alzheimer.it, dementiafriendly.it, facebook.com/alzheimer.it, instagram.com/alzheimeritalia/, x.com/alzheimeritalia, youtube.com/@AlzheimerItalia

Photo by Brett Wharton on Unsplash

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