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Diario da Baghdad: Come muoversi senza benzina?

Maurizio Pagliassotti, cooperante, esperto in processi multicultari, collaboratore dei Missionari della Consolata, terrà per VITA un diario da Baghdad, dove si trova

di Maurizio Pagliassotti

BAGHDAD – I taxi di Baghdad sono troppo malconci per essere presi a cuor leggero, come se si trattasse di un mezzo di trasporto esotico, soprattutto se si è appena scesi da un torpedone ghiacciaia che ti ha portato da Amman a Bagdad in ventidue ore ventidue, al cui interno il fiato si trasformava in condensa. Si diceva dei taxi, troppo scassati, con i gas di scarico che entrano nella vettura, le balestre che ti fanno saltare ad ogni buco, la pelliccetta nera di cracia che copre i sedili…; e poi ti domandi sempre come facciano gli autisti a guidare dato che i parabrezza portano, tutti, i segni delle varie guerre che l’Iraq ha subito. Un giorno sono salito su un taxi il cui proprietario aveva tappato un foro di proiettile con una gomma masticata color rosa Big Babol: doveva averne masticato un pacchetto intero. Quindi questa volta, alla mia terza esperienza in Iraq, ho disertato i vecchi Wolkswagen Scirocco ed ho optato per il lusso, ovvero per una Opel Omega nuova di pacca. “Che diavolo è questa puzza di benzina!” ho esclamato in italiano appena salito. L’autista deve aver capito e mi ha spiegato che nel bagagliaio aveva due fusti da venticinque litri stracolmi di benzina. L’unica spiegazione logica che mi è venuta sul momento era che il tipo volesse farsi saltare da qualche parte e allora ho desistito, al diavolo la Omega station wagon super accessoriata. La ragione me l’ha spiegata un secondo taxista, di un catorcio, che mi ha accompagnato in hotel. Molto semplicemente in Iraq non c’è più benzina. Zero assoluto. Infatti lungo i viali principali si possono vedere chilometriche code di automobili che vengono spinte verso quei pochi distributori che hanno a disposizione la benzina. Solitamente sono necessarie dalle quattro alle sei ore di attesa per avere la razione di benzina consentita, ovvera trenta litri. L’Iraq, potenzialmente il primo produttore mondiale di petrolio, non dispone in questo momento di una quantità sufficiente di benzina nemmeno per soddisfare la domanda interna. Questo oramai da circa due mesi. La guerriglia che colpisce con attentati quotidiani il paese ha distrutto gli oleodotti che da nord arrivano alla capitale lasciando all’asciutto l’intero paese. A questo si unisca il fatto di un pessima rete distributiva e gli alti consumi delle autombili, ed il pasticcio è completo. “Non avrei mai pensato che in Iraq potesse mancare la benzina” dice Nail, in coda da più di due ore con il suo taxi, “e non posso certo permettermi di comprarla al mercato nero, dove i prezzi sono superiori del 400% rispetto al normale!” La mancanza di carburante in una megalopoli con Bagdad significa sostanzialemnte blocco dell’attività economica ma anche gravi impedimenti nello svolgimento della vita quotidiana. L’energia elettrica viene tagliata ogni due ore perché il combustibile che alimenta le centrali termoelettriche è contingentato. “Gli americani e la loro guerra del … Prima hanno bombardato le aziende telefoniche, poi le centrali elettriche, adesso non abbiamo nemmeno più la benzina per andare in automobile. E io come faccio ad andare al lavoro? Mi porta Bush? Mi porta con i suoi carri armati? Guarda adesso chiamo un Abrams e gli chiedo di portarmi al lavoro!” L solita ironia noir araba, però urlata, e piena di rabbia.


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