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Difendersi, ma da chi?

Carri armati, elicotteri, aerei e sistemi d’arma costosissimi ma che in Iraq e Somalia si sono rivelati inefficaci.

di Mirella Pennisi

Ad addentrarsi con gli strumenti del cittadino normale, moderatamente non violento, il settore più ?serio? della nostra amministrazione, fa ridere. Stiamo parlando di chi in Italia ha il compito precipuo di difendere lo Stato e offendere per esso con le armi. Parliamo di guerra. Parliamo di morte. Parliamo di 80 mila soldati di leva all?anno, di 55 mila professionisti, 90 mila tra ufficiali e sottoufficiali. E un generale per ogni chilometro di confine. E ancora scandali, misteri e, dulcis in fundo, 31 mila e 68 miliardi di bilancio secondo quella stessa Finanziaria ?98 che ne ha tagliati 4.200 allo Stato sociale. Fa ridere, di un riso amaro, se cerchiamo di capire le ragioni dell?organizzazione, le scelte, gli arroccamenti. Ma è un riso ironico quello che arriva a leggere poi le consequenziali decisioni di spesa. «Il nostro Paese deve essere in grado di intervenire con immediatezza. L?immagine che di sé ha l?opinione pubblica italiana richiede questa assunzione di oneri». Così ha dichiarato il ministro Andreatta alla commissione Difesa nella sua audizione nell?ambito dell?Indagine conoscitiva per la riforma della leva e il nuovo strumento militare. Insomma, tanto per cominciare, se l?esercito è quello che è, è colpa mia, tua, sua, del popolo italiano. Quindi perché la leva? «La vita di parrocchia rinsecchisce, la vita dei partiti è meno capace di coinvolgere e formare i giovani. Abbandonare l?agenzia dell?esercito, come luogo in cui persone di diversa provenienza regionale si mescolano e imparano a conoscersi, mi sembrerebbe una pericolosa perdita». Queste le ragioni ideali. Ora quelle strategiche. La fine della guerra fredda, lo spostamento della provenienza del pericolo (non più da Nord-Est, ma da Sud). Il proliferare di conflitti lontani e finalmente le indicazioni Onu che vanno verso la creazione di polizie internazionali, più che di eserciti. Di qui le Forze armate sempre più capaci di proiettarsi lontano dal proprio territorio nazionale, sempre più professionale, sempre più armato che costa 31 mila e rotti miliardi all?anno, di cui ben 8 mila da spendere per progettare, costruire e comprare armi. E che armi! Elicotteri A129 Mangusta, carri armati Ariete, navi polifunzionali, caccia Tornado, sistemi missilistici. «Noi investiamo in sistemi d?arma come se ancora dovessimo combattere contro l?Unione Sovietica, i suoi sommergibili e un suo improbabile attacco da Nord-est». Claudio De Biase, responsabile nazionale dell?Associazione degli obiettori non violenti non ha dubbi: «Questo è un problema che hanno avuto tutti i Paesi. Ma gli altri hanno avuto il coraggio di cambiare strategie. Gli Stati Uniti hanno dovuto addirittura disarmare i loro sommergibili nucleari e bloccarne la produzione. Ma il problema vero è che in Italia nessuno ha il coraggio di avviare un serio dibattito sul ruolo delle nostre future Forze armate». Un esempio. «Abbiamo ordinato un centinaio di carri armati Ariete 1, circa 300 miliardi. Eppure l?esperienza nell?ex-Jugoslavia ha insegnato che il problema dei nostri soldati in missione di pace non è certo quello di un carro che spara missili anche in movimento, ma quello di blindare le cabine dei camion da trasporto». Così il nostro esercito possiede e comprerà il prossimo anno elicotteri A129 Mangusta, pur sapendo che in Somalia non sono stati di alcun aiuto. Sono così costosi da aver bisogno di un ?bersaglio pagante? per esser utili, non certo qualche guerrigliero. E i Tornado? Aerei capaci di volare a bassa quota invisibili ai radar, ma come ha dimostrato l?Iraq, molto visibili alle batterie contraeree. Ma il caso più straordinario riguarda quello che nel dettaglio di spesa passa sotto la dicitura ?pacchetto ex Iraq?. Nel 1970 l?Italia ha firmato un contratto con l?Iraq per la vendita di una flotta (4 fregate, 5 corvette, una nave logistica, ed elicotteri antisommergibile). Scoppiata la guerra Iran-Iraq il governo aveva bloccato la commessa. Che fare della merce? Dopo aver venduto una parte delle corvette alla Malesia, lo Stato ha deciso di comprare il resto della merce. Dopo 27 anni stiamo ancora pagando gli elicotteri. ?


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