Non profit

Disabili e parcheggi, tocca pagare

di Redazione

La Cassazione sentenzia che parcheggiare negli spazi blu quando si trova occupato il posto riservato ai disabili non comporta il diritto alla gratuità. Respinge così il ricorso di un cittadino di Palermo ma, si sa, la sentenza vale come precedente, e dunque prepariamoci a pagare o a trovare sul parabrezza il verbale di contravvenzione. Parlo da guidatore con disabilità da 37 anni, e quindi esiste un conflitto di interesse in questa rubrica. Pazienza. Di per sé non trovo scandaloso argomentare che il diritto alla mobilità non si compensa con la gratuità, e dunque è giusto pagare come tutti gli altri automobilisti. Poi noto che la Corte non si accorge del fatto che ormai è quasi certo che non si trova un posto per disabili libero. O perché è occupato abusivamente, o perché il contrassegno c’è ma è usato in modo improprio (ovvero con la persona disabile, titolare del contrassegno, lasciata a casa).
Difficile per i vigili sanzionare queste violazioni, ma sicuramente oggi i posti riservati ai disabili sono insufficienti, visto che il contrassegno viene dato a un’ampia tipologia di utenti (anziani non autosufficienti, disabili sensoriali, disabili motori). Non solo: i posti blu sono stretti e non consentono facilmente la salita e la discesa dall’auto, e spesso sono meno sicuri di quelli gialli, collocati nei pressi di un marciapiede senza barriere, o di un ascensore (penso agli autosilo). Dunque devo pagare per un servizio scadente e pericoloso. Quando ho cominciato a guidare, il permesso era solo per i disabili con la patente. La platea è stata giustamente allargata, ma anche i furbi sono aumentati a dismisura. È un esempio di una civiltà che sta scadendo. La gratuità non è un valore di per sé, ma adesso si sta esagerando al contrario: non c’è servizio pubblico nel quale non si chieda sempre più insistentemente ai disabili e ai loro familiari di contribuire al pagamento ben al di là di una piccola quota, ignorando quanto la disabilità costi in più rispetto alla cosiddetta normalità.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.