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District valley, il terzo settore guarda al futuro

Il punto nodale è «uscire dal contesto di monopolio pubblico», spiega Marco Accorniti, docente di sociologia del terzo settore dell’Università la Sapienza di Roma

di Luca Zanfei

Si è chiuso oggi a Roma con un seminario alla Camera di Commercio della capitale il programma equal ?District Valley ? rete di conoscenza e sviluppo imprenditoriale?. Il progetto di costituzione del distretto sociale condotto da Intesa San Paolo Formazione, Istituto Tagliacarne e Mediocredito Italiano ha di fatto evidenziato le grandi potenzialità economiche e sociali dell?economica civile italiana, ma ha lanciato anche un messaggio preciso: il terzo settore può rappresentare un nuovo modello di sviluppo solo se riesce a rimodulare le proprie strategie manageriali coniugando solidarietà e mercato.

Difficoltà di aggredire il mercato, scarsa managerialità interna alle strutture e difficoltà di allargare le maglie della rete, sembrano essere i punti nodali rilevati durante i sette moduli di approfondimento e coinvolgimento delle realtà operanti sul territorio. Le ricette secondo l?istituto Tagliacarne sono da ricercare in una nuova cultura imprenditoriale e di rete, che possa permettere una rilettura degli strumenti distintivi del fare sociale, nell?ottica di una collaborazione stretta con tutti i soggetti attivi. Fondamentale in quest?ottica l?integrazione tra sistema formativo, mondo del lavoro, risorse culturali e mondo della ricerca. Così il manuale di certificazione di qualità, la creazione di competenze per l?accesso al credito, l?innovazione della 328/2000 e la rilettura delle competenze manageriali indispensabili per le organizzazioni sociali, diventano punti fermi per creare innovazione all?interno del terzo settore e della cooperazione. Anche perché ?il terzo settore ha il grande merito di fornire servizi sociali in un sistema di welfare impostato solo sul trasferimento di risorse ? spiega Marco Accorniti, docente di sociologia del terzo settore dell?Università la Sapienza di Roma – Il problema però è che queste organizzazioni si muovono in un conteso di monopolio pubblico che crea particolari e distorte forme di partnership. Bisogna cercare di svincolarsi da questo meccanismo, puntando su quel capitale sociale che rappresenta una nuova forma di ricchezza per il territorio??.


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