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Donare si può fin dalla culla

Lo scopo di Adisco è quello di convincere quante più mamme posiibile a donare, dopo il parto, il sangue del cordone ombelicale.

di Francesco Di Nepi

Hanno fondato in Italia la prima organizzazione di questo tipo. In anticipo anche sulla gemella americana. Sono le donne che costituiscono l?ossatura portante di Adisco (Associazione donatrici di sangue di cordone ombelicale), ente formato esclusivamente da volontarie che, dal 1995, si adoperano per contribuire a trovare una cura per leucemie e linfomi, terribili malattie del sangue. Il loro scopo è quello di convincere quante più mamme possibile a donare, dopo il parto, il sangue del cordone ombelicale. Liquido che, dalla seconda metà degli anni ?80, si è mostrato come un elemento prezioso e irrinunciable. Certamente da non buttare, come avveniva in precedenza. Nel senso che, fino a quegli anni, il sangue del cordone ombelicale veniva eliminato subito dopo il parto: successivamente vista la notevole ricchezza di cellule staminali (le stesse contenute nel midollo osseo), fu utilizzato con buoni risultati nella cura di bambini affetti da leucemie e altre malattie del sangue. Il sangue placentare rappresenta oggi un?alternativa importante al midollo osseo, solo nel caso di piccoli pazienti che non riescono a trovare donatori compatibili. Negli adulti il procedimento non è efficace perché la quantità di ogni prelievo (circa 80 centimetri cubici) riesce a riprodurre le cellule del midollo solo in pazienti di peso pediatrico. Per il prelievo del sangue in questione, naturalmente, serve il consenso firmato da parte della madre (perché, essendo il trapianto possibile solo se il sangue è privo di agenti infettivi, la madre stessa si deve sottoporre, precedentemente, a dei controlli medici). È qui che l?Adisco cerca di intervenire. In che modo? «Facendo capire a ognuna di esse che attraverso un piccolo gesto regalerà una speranza in più a tante persone ormai rassegnate», risponde il presidente dell?associazione, Carolina Sciomer. Il primo trapianto di questo tipo è stato effettuato nel 1989 a Parigi su un piccolo paziente, usufruendo proprio del sangue del cordone ombelicale del fratello. Oggi sta bene e il suo caso ha dato il via ai trapianti anche di tre persone non consanguinee. Fino a oggi l?Adisco ha stimolato la generosità di tantissime donne che si sono rese disponibili a donare il cordone ombelicale subito dopo il parto. Allora qual è il problema? Semplice, non ci sono, o comunque sono pochissime, le strutture dove è possibile donarlo. Non esiste infatti una rete nazionale di raccolta e l?informazione su questo tema è tuttora molto lacunosa. Per questo, le volontarie dell?associazione stanno lavorando duramente per tantare di realizzare, oltre a una buona diffusione di notizie esaurienti su questo argomento, anche un grande progetto per la costituzione di una rete nazionale di Banche di Sco (Sangue di Cordone Ombelicale) che sia in grado, nel più breve tempo possibile, di raccogliere circa ventimila unità di sangue. La quantità necessaria per rispondere alle esigenze di trapianto nella nostra penisola. In aggiunta a tutto questo lavoro Adisco è di supporto alla ricerca e alla sperimentazione clinica di molti ematologi italiani. Qualche nome? Il professor Mandelli di Roma e il suo collega Sirchia di Milano, cui si deve la costituzione delle prime banche di Sco in Italia. Strutture funzionanti e, specie quella lombarda (Centro trafusionale e di immunologia dei trapianti dell?Ospedale Maggiore di Milano), prima in Europa e seconda solo a quella di New York quanto a numero di campioni di sangue disponibili. La scheda Nome ADISCO ASS. DONATRICI DI SANGUE DI CORDNE OMBELICALE Indirizzo via Ravenna, 34 00161 Roma Telefono 06/4402955 Presidente Carolina Sciomer Scopo Sensibilizzare le donne alla donazione Data di nascita 1995 Creare una rete di banche di raccolta Subito dopo aver firmato il consenso alla donazione, possibile solamente se il bambino nasce almeno alla trentaseiesima settimana compiuta, la madre deve sottoporsi a due prelievi di sangue. Il primo al momento della donazione stessa, il secondo sei mesi dopo per poter essere in grado di evidenziare anche la presenza di virus che, pur essendo presenti nel sangue umano non hanno ancora indotto la formazione di anticorpi specifici (come accade per esempio con l?Aids). L?intervento è un?operazione molto semplice e veloce che non provoca alcun tipo di sofferenza al neonato o alla madre. Il prelievo consiste nell?aspirare il sangue del cordone ombelicale per poi conservarlo in una sacca sterile che viene successivamente inviata alla banca di raccolta per le analisi di rito e la conservazione in particolari contenitori a 190° sotto zero. A oggi è però possibile donare soltanto in cinque città: Milano, Roma, Torino, Firenze e Pavia. Nel prossimo futuro altri ospedali o case di cura private accreditate saranno in grado, si spera, di dare alle partorienti la possibilità di donare il proprio cordone ombelicale. Per qualsiasi informazione sull?iscrizione all?associazione, sulla banche di raccolta di Sco e sulle modalità di donazione è necessario contattare direttamente la sede nazionale di Adisco.


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