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Doninelli: «Viva il tram, simbolo della Milano non globalizzabile»

di Redazione

A Luca Doninelli, scrittore, la questione dell’Area C milanese non fa molti problemi. Lui è uno di quelli che non ha mai preso la patente. Eppure è uno che gira la città in lungo e in largo, come testimonia un ciclo di articoli scritti raccontando le linee dei mezzi pubblici.
Tu non guidi. È un “limite” che ti ha aperto un rapporto diverso con la tua città, Milano?
Be’, c’è un sacco di svantaggi, questo va da sé. Si è spesso costretti a disturbare altre persone. Poi sta al buon senso di valorizzare anche i limiti. Non dico che questo rapporto “diverso” con la mia città non ci sarebbe stato se avessi avuto la patente, però è un fatto che girare con i mezzi pubblici permette di guardarsi meglio in giro. E poi c’è un’altra cosa. Il fatto di fare tante fermate dispone meglio a scendere e farsi un giro, poniamo, in una parte di città che non si conosceva. Invece in macchina capita spesso di dire: “qui ci voglio tornare”, ma poi non ci si torna.
Una tua serie fortunata è stata realizzata percorrendo le linee dei mezzi pubblici di Milano. Qual è la linea di Milano che ami di più?
A me piacciono tutte le linee periferiche, che mi introducono alla complessità di Milano (che non è assolutamente fatta a cerchi, come dice chi parla di MIlano solo guardando la pianta cittadina). In ogni caso, la linea “regina” di Milano, da tutti i punti di vista (soprattutto quello antropologico), è la 90-91, che definisce i contorni esterno del centro cittadino e nasconde innumerevoli segreti.
Tram, bus, filobus, metro. Uno in genere sceglie la sua macchina preferita, tu invece hai una preferenza su uno dei mezzi? Ce n’è uno con cui hai miglior feeling?
Chiedere a un milanese qual è il suo mezzo pubblico preferito è quasi un’offesa, come chiedere a un romano se sa cosa sono i bucatini all’amatriciana. Ovviamente il tram è il mezzo preferito, mio e di tutti i milanesi. Il tram è Milano, i tram popolano la città nelle foto di cent’anni fa, sui tram viaggiavano i nostri nonni e i nostri bisavoli. Non è nostalgia, è solo il simbolo della MIlano non-globalizzabile. Ogni città degna di questo nome sa porre di fronte alla sfida globale le proprie controtendenze. Ma perché siano efficaci deve trarle dal profondo di sé. Il tram è una di quelle cose che escono dalle budella della città. Proprio come l’amatriciana a Roma.

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