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Dove inizia la città, le periferie raccontate dai rapper

Si è inaugurata sabato alla Fabbrica del Vapore a Milano la mostra-evento “Dove inizia la città. La voce delle periferie nel segno di Gaber, Jannacci, Testori”. I giovani rapper hanno presentato le tracce eleborate su parole e suoni dei tre grandi artisti

di Riccardo Bonacina

Un'immagine della inaugurazione di “Dove inizia la città. La voce delle periferie nel segno di Gaber, Jannacci, Testori”

Si è inaugurata sabato alla Fabbrica del Vapore a Milano la mostra-evento “Dove inizia la città. La voce delle periferie nel segno di Gaber, Jannacci, Testori”, un percorso che vuole far incontrare questi tre grandi milanesi (di cui ricorrono nel 2023 importanti anniversari) e i loro testimoni, con le voci creative della periferia di oggi.

La realtà si capisce meglio dalle periferie che dal centro. Jannacci, Gaber e Testori hanno guardato la realtà dalle periferie: quelle geografiche (i quartieri cantati e raccontati), quelle esistenziali (l’emarginazione, il carcere, le dipendenze), quelle linguistiche introducendo modalità narrative sempre innovative. “Dove inizia la città” scaraventa la vitalità e anche il caos proprio della periferia di oggi nel cento della città, nel suo cuore. La periferia al centro, appunto, come lo è stato, per tutta la vita per questi tre grandi artisti.

Lo abbiamo fatto innanzitutto con un percorso attraverso immagini, testimonianze, incontri, produzioni video e session musicali: fondamentale in questo è stato il ruolo di Marco Garofalo, un fotografo che da anni racconta i nuovi protagonisti delle periferie, non solo milanese.  

«La modalità con cui Jannacci, Testori e Gaber si sono esposti su questo mondo reale delle periferie passa per un “sentire la vita” che vuol dire tenersi fedeli a una visione in cui periferia fisica e periferia esistenziale sono sempre affratellate – ha detto Marco Garofalo -. Da qui i nessi, alcuni dei molti possibili, che in questa mostra, e nel programma di eventi e performance che la arricchisce, indaghiamo. Il linguaggio, come nascono le parole della periferia; il desiderio, espresso o sotto traccia che caratterizza i testi dei rapper; i legami, uno degli asset che rendono le periferie interessanti.  La musica trap in questi ultimi mesi è ormai diventata sui media sinonimo di spaccio, violenza e criminalità, soprattutto nel nord Italia. Riducendo questo fenomeno solo a fatti di cronaca si rischia però di alzare un ulteriore muro di incomprensione e di sottovalutare un fenomeno che è sempre più diffuso e che andrebbe invece compreso».

L’inaugurazione, come in una narrazione, ha poi raccontato gli incontri di alcuni rapper di Voci di Periferia con Gaber, Jannacci e Testori.  L’obiettivo dell’intera iniziativa è stato infatti quello di favorire l’incontro tra i tre grandi artisti e le voci creative di oggi. Per ciascuno dei tre grandi milanesi i giovani rapper hanno presentato al pubblico le tracce delle loro brani.

Mas, che è anche coordinatore di Voci di periferia (associazione che dà un palco a chi vuol mettersi alla prova come rapper) è il protagonista di un incontro ravvicinato con Giorgio Gaber il cui testimone nell’inaugurazione è stato Paolo Dal Bon, amico e organizzatore di Giorgio Gaber e ora presidente della Fondazione a lui intitolata.

Ha raccontato Mas: «Sono Roberto in arte Mas, ho scelto una canzone di Gaber La corsa (che dice “Dai forza continua la corsa che fai 
che vale di più della vita. ”), ne è uscito in beat bellissimo, alla fine di ogni quartina c’è la voce di Gaber che dice “Io sono” un incipit che mi ha fatto chiedere cosa è oggi Milano, chi sono io. Poi la canzone La libertà mi ha ispirato tantissimo e da lì ho preso il ritornello. Tantissime cose dette da Gaber mi sembrano attualissime, se libertà è poter fare le cose liberamente in una città come Milano dove sei pesantemente condizionato dalla città che sale e che corre, una città in cui le diseguaglianze crescono, è difficile esercitare la libertà»

Su Enzo Jannacci, presentato e contestualizzato dal giornalista e conduttore televisivo Massimo Bernardini, ha lavorato Julie che su Spotify si presenta così: “Mi chiamo Giulia Pellegrino, in arte Julie, sono nata e cresciuta a Milano, a Cormano. Anno 99, ho iniziato a scrivere poesie a 5 anni e mi sono da subito detta che da grande avrei fatto la scrittrice, ma poi a 12 anni conosco Fibra, i Machete, Mondo Marcio e a scuola inizio a mettere in rima su basi old School i primi pensieri, le prime sconfitte, i primi amori. Non ho più smesso, ho iniziato studiare canto e ho cercato di trovare sempre il mio stile, tenendomi in costante esercizio. Nel 2018 il primo live. Poi con Voci di Periferia, in Cascina Merlata, a luglio del 2021. È l’inizio della mia relazione col palco, la mia più grande paura, la mia più grande forza, ormai. Inizio ad esibirmi sul palco di Mare Culturale Urbano, a San Siro, e in altre zone come Viale Padova e Barona, al Barrio’s”. E così ha spiegato il suo lavoro e la traccia che ha presentato. «Ho scritto un pezzo riprendendo un branoi di Jannacci, Silvano di cui riprendo la musicalità, alcune parole e i temi affrontati come quello di omosessualità. Una canzone che bene dice il concetto di periferia esistenziale, una condizioni in cui tutti ci troviamo, ognuno con la sua problematica. Mi ha molto colpito come Jannacci lascia a chi ascolta il significato dei doppi e tripli sensi».

Infine è toccato a Giovanni Testori, presentato dal presidente dell’Associazione Testori e nipote, Giuseppe Frangi, su cui ha lavorato Matteo, in arte Tusco che ha lavorato su due testi dello scrittore milanese, La Gilda del Mac Mahon, un racconto del 1959 che racconta di na donna dalle fattezze provocanti che vive vicino al Ponte della Ghisolfa (quella che una volta era l’estrema periferia a nord di Milano) e In Exitu, il testo teatrale del 1988 interpretato dallo stesso Testori e da Franco Branciaroli in un mitica serata alla Stazione Centrale di Milano che racconta la l’agonia e la morte di un tossicodipendente. spiega così la sua traccia: «Sono Tusco, rapper e writer, ho lavorato su Testori su due suoi personaggi ambientati però nella Milano di oggi. Mi ha appassionato molto la storia di Riboldi Gino e della Gilda del Mac Mahon. Gino è un ragazzo come tanti che ha problemi di tossicodipendenza e gira la città con il suo cane per recuperare soldi per le sostanze e Gilda che vende il suo corpo digitalmente, sono due solitudini di cui la città è piena. Ci sono stati progressi tecnologici ma gli ultimi rimangono ultimi e soffrono ancor di più».

L’iniziativa prevede altri due appuntamenti.

Martedì 10 ottobre: dalle 14 una Session collettiva di beatmaking. Una decina di producer, live nella Sala delle Colonne, lavoreranno per eleborare una selezione di brani e frasi di GAber, Jannacci e Testori e dar vita a basi musicali nuove, inedite, su cui poi dalle 18 i rapper di Voci di periferia improvviseranno dei freestyle;

Domenica 15 ottobre dalle 18 Serata finale che, oltre a costituire un momento di restituzione dell’intero progetto attraverso i video girati da Marci GArofalo e 18Carati (che firma anche le foto di questo articolo), sarà un appuntamento intergenerazionale in cui i testimoni di Gaber, Jannnacci e Testori si alterneranno a delle performance libere e live di rapper e musicisti.


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