Welfare

DROGA. Giovanardi: «indispensabile risolvere il nodo dei tossici in carcere»

Incontro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri su carcere e tossicodipendenza

di Redazione

Si è tenuto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un incontro sul tema specifico del «carcere e tossicodipendenti».

«Il sistema generale dell’assistenza alle tossicodipendenze è fortemente in crisi e necessita sicuramente di profonde riorganizzazioni. Infatti, a fronte di una carenza di investimenti e di un sostanziale affanno dei sistemi di risposta, assistiamo ad un intenso aumento del fenomeno». Cosi Giovanni Serpelloni, Capo del Dipartimento Politiche Antidroga, aprendo i lavori del convegno al quale hanno preso parte numerosi operatori del settore pubblico e privato sociale.

«È indispensabilei», prosegue Serpelloni, «individuare soluzione concrete il più possibile condivise che evitino la frammentazione regionale e i multistandard che troppo spesso scaturiscono dalla costruzione dei sistemi di assistenza ai tossicodipendenti ristretti in carcere».

Il detenuto tossicodipendente necessita non solo di interventi all’interno del carcere, ma anche di un percorso riabilitativo che lo accompagni e lo aiuti a reinserirsi una volta fuori; per questo è necessario prevedere una forte integrazione dei servizi che lavorano in carcere con quelli che operano sul territorio.

I relatori hanno messo in evidenza l’esigenza di lavorare su modelli organizzativi specifici per quanto riguarda la detenzione dei tossicodipendenti, attuando una buona prassi terapeutica e riabilitativa. In quest’ottica si è posto l’accento sulla cosiddetta «Custodia Attenuata», attiva in 23 strutture penitenziarie italiane.

Anche i Ser.T giocano un ruolo fondamentale: attuano programmi di recupero per i detenuti tossicodipendenti con un lavoro di equipe, attraverso attività interdisciplinari, e garantiscono loro una continuità terapeutica una volta fuori dalle strutture carcerarie.

Sicuramente da non sottovalutare è la grave situazione dei minori nel circuito penitenziario, per i quali l’uso di sostanze stupefacenti sta aumentando tangibilmente e nei cui confronti è doveroso prevedere nuovi ed efficaci modelli educativi.

«Si può lavorare tutti insieme», ha commentato il Sottosegretario Giovanardi, «senza barriere burocratiche, nella piena condivisione di criteri da applicare omogeneamente su tutto il territorio. L’attuale assetto normativo non può divenire l’alibi per il rimbalzo di competenze e il rallentamento dei necessari interventi a favore del pieno recupero della popolazione carceraria tossicodipendente».

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