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E all’ennesima ops, il banchiere disse: «Partiamo dalle persone»
Un'altra offerta pubblica di scambio ha da poco ri-messo a rumore il mondo bancario: Mediobanca, che è già nel mirino di Monte dei Paschi, vuole Banca Generali. E l'amministratore delegato Gian Maria Mossa, chiamato a commentarla, dice: «Il nostro è un business di persone e dalle persone si deve partire in qualsiasi transazione che veda la banca coinvolta»

Ops è acronimo che, nelle cronache finanziarie, sta per “offerta pubblica di scambio” ed è il meccanismo per il quale una società dichiara agli azionisti di un’altra di voler scambiare le loro azioni con le proprie, in modo vantaggioso ovviamente per i venditori, e al fine di arrivare così a controllare quest’ultima società.
Il sistema bancario e assicurativo italiano, è agitato, negli ultimi mesi, da tante ops, da una serie di offerte pubbliche che promettono di cambiare i connotati a una bella fetta di sistema economico-finanziario: Unicredit vuole Bpm, Bper vuole la Popolare di Sondrio, Mps vuole Mediobanca, Mediobanca vuole, da poco, Banca Generali, la terza più importante nel private banking in Italia. Si dice per creare, con quella che fu CheBanca, Mediobanca Premier, un gigante del wealth management, vale a dire la gestione dei patrimoni, di privati o aziende.
Ovviamente in questi giudizi, la misura con cui valutare la bontà è innanzitutto l’interesse degli azionisti, nei termini di cosa “convenga” o “non convenga” loro. I risparmiatori infatti investono in azioni pensando, legittimamente, di vedere aumentato il valore dei propri titoli e di godere i frutti di un’azienda in salute, staccando cedole di interessi ogni anno.
A margine di una buona trimestrale
E quindi fa piacere oggi, leggendo una nota di Banca Generali su la prima, brillante, trimestrale dell’anno, quella al 31 marzo – 103 miliardi di euro amministrati (+7,3%), di cui 69 investiti (20 secondo criteri Esg) e 110 milioni di utile netto consolidato – fa piacere, dicevamo, trovare un passaggio in cui l’ad Gian Maria Mossa, parlando della ops di Mediobanca, non si ferma alle convenienze di cui sopra.
«Il nostro è un business di persone che hanno contribuito a rendere Banca Generali unica e dalle quali si deve partire in qualsiasi transazione che veda la banca coinvolta», ha detto. Si riferiva agli oltre mille dipendenti e agli oltre 2mila consulenti che lavorano per la banca e ne sono il volto, nella relazione col cliente. Se la ops nuocesse loro, se i futuri piani industriali dovessero, in qualche modo, prevederne l’esubero, frutto di concentrazioni, razionalizzazioni, ristrutturazioni, se, insomma, se ne dovessero “lasciare a casa” alcune, allora quell’offerta non andrebbe bene.
Le «ricadute a livello occupazionale e sociale»
di cui parlò il cda di Bpm
È peraltro il medesimo ragionamento che avevano fatto a Bpm, in novembre, poco dopo l’ufficializzazione dell’ops di Andrea Orcel e di Unicredit, quando avevano subito notato che «le sinergie di costo lorde stimate (da Unicredit, ndr) sono pari a 900 milioni di euro, ossia più di un terzo della base costi di Banco Bpm, destando forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale». Tradotto voleva dire: «Caro Orcel, se fondendo le due banche, prevedi di abbattere costi in questa misura, è chiaro che vuoi tagliare del personale».
Mossa l’ha detto un po’ di più chiaramente. E se chi lavora nel private banking, nella gestione della ricchezza, dice che si deve partire dalle persone, è un bel segnale. Anzi una bella mossa.
Nella foto in apertura, dell’ufficio stampa di Banca Generali, Gian Maria Mossa.
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