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Economia & Impresa sociale 

E Oxfam promosse il lager

Nel report Csr dell'ong la fabbrica dei suicidi ottiene ottimi voti

di Christian Benna

«Una valutazione frutto
di un questionario sulle strategie messe in campo dall’azienda per il futuro. Non abbiamo mai
visitato gli impianti.
Ma ora l’azienda
deve cambiare rotta»
Oxfam International ingrana la retromarcia su Foxconn, la fabbrica dei suicidi. E lo fa con l’imbarazzo di chi, come accade per la celebre ong britannica, ha promosso a pieni voti la città lager di Longhua, 400mila dipendenti che sfornano gli ultimi ritrovati dell’elettronica, indicandola tra le prime dieci società cinesi quotate per responsabilità sociale d’impresa, pur non avendo mai visitato lo stabilimento. «Esortiamo Foxconn a verificare le cause dei recenti tragici incidenti (dieci morti in 13 tentativi di suicidi, ndr)» e a prendere misure adeguate per migliorare la qualità e il welfare dei lavoratori, al fine di evitare che simili tragedie si verifichino di nuovo», questo è il commento serafico di un portavoce della sede asiatica, ad Hong Kong, della ong, che ha scelto di rispondere per email alle domande di Vita.
Vita: Foxconn è finita di nuovo in un mare di guai. Da anni è il principale fornitore di Apple e dei grandi marchi dell’elettronica di consumo, ma da tempo è anche indicata, nel suo sito produttivo cinese a Longhua, come una fabbrica lager. Tuttavia la società, nel suo bilancio sociale 2009, mostra con orgoglio il “certificato” Oxfam, risultato di una ricerca che la vedrebbe tra le migliori aziende cinesi per Csr. Come è possibile?
Oxfam: Foxconn è stata una delle società che ha risposto al questionario 2009 di Oxfam sulla responsabilità sociale d’impresa delle aziende quotate all’Indice Hang Sheng della Borsa di Hong Kong. Lo scopo dell’indagine è capire quali strategie sono messe in campo per sviluppare la Csr. Perciò non riguarda best practices già avviate né il loro impatto, e tantomeno sull’ambiente e i diritti dei lavoratori.
Vita: Si tratta dunque di un sondaggio sulle (buone) intenzioni per il futuro. Oggi i sindacati non possono entrare in azienda e pure i giornalisti sono tenuti a debita distanza. Ad ogni modo, quali i sono i punti di forza di Foxconn che vi hanno portato ad elevarla al sesto posto nella vostra classifica Csr?
Oxfam: Foxconn ha ottenuto un risultato pari al 69% del nostro indice Csr. In effetti per quanto riguarda la qualità del lavoro, la società non ha superato 18 punti su un massimo di 32 previsti dalla nostra indagine. Ovviamente l’azienda taiwanese ha molta strada da fare. Perciò li esortiamo a cambiare rotta nelle politiche sul lavoro, per evitare che recenti tragici eventi si ripetano ancora.
Vita: Qualcuno di Oxfam ha mai messo piede a Longhua?
Oxfam: No, mai. Noi e i nostri consulenti, Asia Csr, non siamo mai stati nello stabilimento di Foxconn, e il controllo interno, diretto, non fa parte del criterio di valutazione.
Vita: A quanto ammonta il vostro giro d’affari per la consulenza nella Csr? Quanti i clienti? C’è anche Foxconn?
Oxfam: No comment.
Vita: Apple è responsabile (almeno moralmente) di quanto succede dentro le mura di Longhua? Steve Jobs, ceo dell’azienda di Cupertino, ha affermato che il tasso di suicidi, rispetto alla popolazione presa in esame, della fabbrica di Foxconn è inferiore a quello americano… Oxfam ha sempre espresso posizioni molto forti quando si parla di diritti civili e sul lavoro. Nel 2004 avete invitato il boicottaggio dei prodotti israeliani in protesta dell’occupazione di Tel Aviv dei territori palestinesi. Farete lo stesso anche con i prodotti Apple?
Oxfam: No, non chiederemo alcun boicottaggio sui prodotti Apple. Ci limitiamo a raccomandare alle multinazionali di implementare la Csr in azienda e nelle società loro fornitrici.


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