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E se rimanesse solo la finanza a impatto?

Quasi mille persone si sono date appuntamento a Malaga per l'edizione 2023 del Global Impact Summit. Il 50% di loro in rappresentanza di società di investimento. Una presenza mai tanto numerosa. Le videointerviste a sir Ronald Cohen, chair del Global Steering Group for Impact Investment («in futuro la finanza non potrà che essere d'impatto»), e a Giovanna Melandri, leader italiana di questo movimento ormai presente in una quarantina di Paesi

di Stefano Arduini

Quasi mille persone si sono date appuntamento a Malaga per l’edizione 2023 (2 e 3 ottobre) del Global Impact Summit. Mai un’edizione dell’evento più importante della finanza ad impatto sociale aveva fatto registrare numeri così rilevanti: 950 presenze (sold out il Palazzo delle Fieri e del Congressi della città di Pablo Picasso che ha ospitato la due giorni) in rappresentanza di circa 40 Paesi.

Un terzo dei partecipanti è arrivato dalla Spagna, un terzo dal resto d’Europa e un terzo dagli altri Continenti. Sorprendente anche il profilo degli intervenuti: uno su due, il 50%, infatti è venuto in Andalucia per conto di un fondo di investimento privato, il 30% sono investitori pubblici o istituzionali, il resto raggruppa think tank, mondo accademico, imprenditoria sociale e Terzo settore.

Come si spiega questo successo? Abbiamo girato la domanda a sir Ronald Cohen, cofondatore e chair del Global Steering Group for Impact Investment, che qui a Malaga ha dialogato con il capo economista del Financial Time, Michael Wolf collegato da Londra (foto di apertura). «La ragione è che ormai è evidente a tutti che la portata dei problemi sociali e ambientali che stiamo vivendo non può avere altra soluzione se non quella di coinvolgere il grande capitale in questa partita». Un ragionamento che si conclude con una previsione più che un auspicio: «Fra pochi anni tutti gli investimenti saranno ad impatto sociale. Ora il nodo è trovare uno standard internazionale per la misurazione dei costi e dei risultati. E se è vero che sul lato green siamo più avanti, non è vero che sia impossibile trovare la quadra anche per gli investimenti sociali. Il traguardo non è mai stato così vicino». Interessante poi anche capire quali siano i Paesi leader in questa partita. Non solo Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, ma anche India o Brasile. L’Italia? Nemmeno nominata. Qui sotto la video-intervista completa rilasciata a VITA a margine del summit.

Fra i relatori presenti al Centro fieristico di avenida Ortega y Gasset anche Giovanna Melandri, una delle fondatrici del movimento guidato da Cohen promosso dopo la crisi del 2009 nonché presidente di Human Foundation.

«A quel tempo si parlava di poche centinaia di miliardi di asset under management investiti in impatto, il che significa internalizzare nelle scelte dell’investimento non solo rischio e rendimento, ma anche l’impatto sociale conseguente a quella allocazione finanziaria. Oggi siamo stiamo parlando di circa 3 trilioni di dollari, una grandissima crescita, più o meno il 2.5% degli investimenti globali: il prossimo obiettivo è di arrivare ad almeno il 10% degli investimenti globali». Melandri poi marca la differenza fra Esg e Impact e “sfida” la politica italiana ad aprire una riflessione seria su una politica fiscale che incentivi la finanza ad impatto. Ascolta qui l’intervista integrale.  

Foto: Global impact summit di Malaga/Archivio VITA


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