Non profit

E Twitter sbottò: maledetta farfallina

di Redazione

Cari italiani,
comunicazione d’urgenza. Sono un vostro nuovo e fedele conoscente, definito tecnicamente “microblog”. Ho alcuni concorrenti agguerriti di nome Google+, LinkedIn, e soprattutto il famigerato Facebook. Pare, a dire il vero, che in tutto il mondo una persona su nove sia su Facebook, 750 milioni di utenti su 6,94 miliardi di esseri umani. Che vi vengano condivisi 30 miliardi di contenuti al mese. Abbiamo comunque un rapporto privilegiato: secondo il Global Web Index siete i primi in tutta Europa nel mio utilizzo e nella condivisione video. Sono diventato anche un mezzo nobile e dalla grande capacità di aggregazione: in Tunisia, Egitto, Yemen, Libia e Siria sono improvvisamente diventato motore di rivolte epocali. Ho un piccolo difetto, d’accordo: potete usarmi 140 caratteri alla volta. Che va benissimo per dire «Viva la rivoluzione!», «Mubarak si è dimesso!», «Monti superbo al Parlamento europeo!» ma forse un po’ meno se si desidera articolare frasi o pensieri più compiuti. Italiani adorati, per chi non lo sapesse la mia unità di misura base è l’hashtag, che definisce un tema. Oggi sono invaso dall’hashtag #Sanremo per colpa di una tale Belen, di un vestito, di un tatuaggio a forma di farfallina. Siete andati in delirio. Più che con le dimissioni di Berlusconi, più che per la Tav, più che per l’allerta meteo. Tutti argomenti Twitter da record, o almeno tali sino all’arrivo della farfallina.
Tale Belen mostrerà le ovaie, la prossima volta? Che tipo di intimo indossava? Ma qualcuno sa dirmi se non sono stato l’unico a vedere la sua p****a? E poi i critici, che finiscono per sembrare più morbosi di quelli che vogliono criticare: «A tutti quelli galvanizzati da Belen a Sanremo: avete mai sentito parlare di YouPorn? C’è più scelta e non dovete pagare il canone». Poi un link, e l’articolo di un esperto di semantica e simbologia che ci istruisce sul significato metaforico della farfallina. Qualcuno si lamenta che su Facebook non si parla d’altro che del vestito-farfallina di Belen. E infine un eloquente tweet: «Italia è quel Paese dove lo spacco di Belen a #Sanremo fa spalancare gli occhi più della recessione tecnica».
Ho una domanda per voi, italiani, in qualcosa di più di 140 caratteri: perché un trucco squallidamente becero-maschilista, banale esempio di carnificio televisivo quotidiano, deve lordare anche me e i nuovi social media? Ho una teoria, e voglio darvi un indizio. La lista di news più cercate dagli italiani su Google nel 2011 recita così, nell’ordine: Melania Rea, Lamberto Sposini, Grande Fratello, Salvatore Parolisi, Facebook, Yara Gambirasio, YouTube, Inter, Juventus, Sarah Scazzi. La mia teoria è estremamente semplice: le persone sono quello che sono, e utilizzare un media moderno e “cool” come me, ve lo devo confessare, non fa degli italiani un popolo diverso, perché sono, e rimango, solo uno strumento.

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