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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ecco il dolce stil nero

A Rimini terza edizione del concorso letterario per immigrati. Storie e poesie, rigorosamente in italiano, che raccontano paesi e civiltà lontane.

di Alessandro Sortino

Ricordate le barzellette sugli africani, prima che cominciasse l?immigrazione? Li facevamo parlare italiano con quell?accento da raffreddore da fieno. Ora i tempi sono cambiati, come dimostrano gli esiti della terza edizione del concorso per scrittori immigrati, Eks&Tra, pubblicati ora nel volume ?Memorie in valigia?, Fara Editore. Al punto che viene da domandarsi: la lingua italiana sarà salvata dagli immigrati? Potrebbe sembrare un?assurdità. La lingua europea con tradizioni letterarie più antiche che prende linfa dal fatto di essere parlata e scritta dagli stranieri. Eppure, a leggere i racconti e le poesie di immigrati presentati al concorso, l?assurdo sembra meno impossibile. Quest?anno il tema del concorso era: ?La memoria in valigia?. Ossia: i ricordi chiusi in uno spazio angusto, mentre fuori c?è il resto, il paese straniero, gli altri. Il rischio del concorso (la premiazione è avvenuta venerdì 13 a Rimini) era che gli immigrati parlassero troppo di sé, si lasciassero andare all?autobiografia, all?autocelebrazione del dolore da esilio. È successo l?opposto, invece: i racconti soprattutto, ma anche le poesie, sono dei tentativi di invenzione, le parole degli immigrati suscitano storie. La vita vera, le esperienza vissute sono il punto di partenza del narrato, non il suo limite. E la valigia piena della memoria degli immigrati rivela la fantasia nel suo doppio fondo. Come nel caso del vincitore, Kossi Komla-Ebri del Togo. Dal suo bagaglio ha tirato fuori una storia fascinosa dal titolo: ?Quando attraverserò il fiume?. È la storia di una donna africana che manda alla figlia una maledizione. «Quando attraverserò il fiume», le dice «tu verrai con me». Il fiume è il confine tra la vita e la morte. La donna si sente male e la figlia comincia a soffrire, ad effetto della maledizione. Interviene allora il giovane protagonista che, durante il consiglio degli anziani, riesce a convincere la donna a liberare sua figlia. Ciò che sorprende è la riuscita contaminazione dell?italiano, la trasposizione della tradizione orale africana nella nostra lingua. Poesia Non ho scelta Non ho scelta devo parlare parlare della miseria del mio popolo forse qualcuno mi potrà capire. Non ho scelta devo ascoltare ascoltare le bugie raccontate sul mio popolo spero che qualcuno li difenda. Non ho scelta devo sentire, sentire il sangue che mi bolle nelle vene quando vedo come vive l?Africa. Non ho scelta devo soffrire soffrire l?inferno che sta vivendo la mia gente quando vedo le immagini sulla Tv. Non ho scelta devo subire subire le umiliazioni con i miei fratelli così mi sento più vicino a loro Non ho scelta devo cantare, cantare l?inno della pace del mondo per esorcizzare il male che il popolo sta subendo.

Samuel Ayotunde Kalejaiye (seconda classificata nel concorso per scrittori immigrati)


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