Non profit
Economia, premiato il sociale
È Elinor Ostrom, teorica dei beni collettivi. Insieme a lei premiato Oliver Williamson
di Redazione

Il primo Nobel del dopo crisi è andato a due caposcuola – americani anche questa volta – dell’impegno sociale e del ruolo dell’impresa. Elinor Ostrom, 76 anni, è la prima donna all’Università dell’Indiana (Bloomington) ha creato una scuola che studia l’interazione tra società, risorse, ecosistema. Il suo è quindi un Nobel alla luce di economia, sviluppo ed ecologia e non c’è dubbio che la Olstrom sarà celebrata non solo a Stoccolma ma al prossimo appuntamento Onu sull’ambiente, a dicembre, a Copenhagen.
Oliver Williamson, 77 anni, che insegna a Berkeley, nella University of California, è invece il creatore della cosidetta Economia Neo-Istituzionalista. Williamson sostiene che ogni organizzazione economica nasce dal tentativo di minimizzare costi di transazione in contesti caratterizzati da contratti incompleti, investimenti specifici, razionalità limitata e opportunismo. Tale circostanza comporta che ogni organizzazione economica soffre di un problema di contrattazione incompleta.
La Ostrom, spiega il comitato, «ha dimostrato come i beni pubblici possono essere gestite in maniera efficace delle associazioni di utenti». Oliver E. Williamson, ha vinto invece «per la sua analisi della governance economica, in particolare i confini di un’impresa».
Un libro fondativo. Della Ostrom in Italia è sttao pubblicato un testo importante Governare i beni collettivi. Istituzioni pubbliche e iniziative delle comunità (Marsilio). «Uno dei libri più importante e più letti dagli economisti di oggi», spiega a Vita.it Carlo Borzaga, docente a Trento, presdiente di Euricse, uno dei maggiori studiosi della cooperazione sociale. «Il premio alla Olstrom è il segno che sta emergendo un nuovo mainsteram che ripensa i modelli economici, come unica via per uscire dalla crisi».
La Ostrom sostiene che una delle questioni più antiche e controverse nel campo della gestione di beni comuni della collettività: come l’utilizzo di risorse comuni può essere organizzato in modo da evitare sia lo sfruttamento eccessivo sia costi amministrativi troppo elevati. Ostrom sostiene con vigore l’esistenza di soluzioni alternative alla “privatizzazione” e la possibilità di creare istituzioni di autogoverno permanenti.
Governing the commons è un classico della letteratura in materia. Pubblicato dalla Cambridge University Press nel 1990, è stato poi tradotto in diversi Paesi. Il volume affronta una delle questioni più antiche e controverse nel campo della gestione dei beni collettivi: come l’utilizzo di questi può essere organizzato in modo da evitare sia lo sfruttamento eccessivo sia costi amministrativi troppo elevati.
Ostrom sostiene, con vigore, l’esistenza di soluzioni alternative alla «privatizzazione», da una parte, e al forte ruolo di istituzioni pubbliche e regole esterne, dall’altra. Soluzioni, invece, fondate sulla possibilità di mantenere nel tempo regole e forme di autogoverno di uso selettivo delle risorse. L’econimista, che prende in considerazione una gamma molto ampia di casi – basa le sue conclusioni sul confronto di casi di successo e fallimento dell’autogoverno e identifica alcune caratteristiche fondamentali dei sistemi di gestione di risorse collettive che hanno avuto successo. Di qui la formulazione di veri e proprio «principi» da rispettare nell’uso delle risorse collettive. Data la complessità dei fenomeni empirici studiati e il tipo di teoria necessaria per spiegarli, è stato necessario uno studio approfondito dei casi di successo soprattutto per quel che riguarda l’interazione con gli utenti. La Ostrom insieme a un gruppo di ricerca, ha raccolto molteplici dati che sono stati inseriti in un apposito archivio. È stato selezionato un sottoinsieme più ridotto, destinato a ulteriori esami, codificazioni e analisi. Seguendo il metodo dell’«analisi istituzionale», che era risultato da precedenti lavori della Ostrom, sono stato necessari alcuni anni di lavoro soltanto per leggere un sufficiente numero di casi, studiare i precedenti tentativi di sintetizzare le conclusioni provenienti da campi specializzati e sviluppare i moduli di codificazione. Durante questo processo si è tentato di costruire e illustrare una teoria che fosse in grado di comprendere le costanti che si cominciavano a vedere leggendo questi diversi materiali. L’auspicio finale di Ostrom è che altri studiosi di scienze sociali continuino a monitorare e interpretare il fenomeno dei commons.
Anche i consumatori applaudono. “L’assegnazione del premio Nobel per l’Economia alla Ostrom può rappresentare un punto di partenza per lo sviluppo della partecipazione dei consumatori utenti nella gestione della proprietà pubblica – dichiara Carlo Pileri, presidente dell’Adoc – la crisi economico-finanziaria che ha scosso il pianeta può essere superata solo grazie all’apporto continuo, concreto e incisivo dei consumatori e delle Associazioni che li rappresentano, in Italia come nel resto del mondo”.
Sul prossimo numeri di Vita Magazine Carlo Borzaga presenterà la figura di Elinor Ostrom.
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