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Elettricità: Urso, il futuro è il nucleare “pulito”

Il viceministro alle Attività Produttive, Adolfo Urso, afferma che ''ci e' costato caro chiudere quelle centrali'' dopo il referendum del 1987 che sanci' la fine del nucleare in Italia

di Paolo Manzo

”Siamo un paese un po’ ipocrita. Siamo stati gli unici in Europa ad aver cancellato la via nucleare sotto l’emotivita’ del disastro di Chernobyl. Allora eravamo all’avanguardia, i terzi al mondo nel nucleare civile”. Il viceministro alle Attivita’ Produttive, Adolfo Urso, in un’intervista a ‘Il Giornale’, afferma che ”ci e’ costato caro chiudere quelle centrali” dopo il referendum del 1987 che sanci’ la fine del nucleare in Italia e che da noi, diversamente dagli Stati Uniti, in prospettiva ”potrebbe pesare la carenza di produzione”.

Siamo ipocriti, spiega Urso al ‘Giornale’ perche’ ”il 18% dell’energia utilizzata in Italia e’ nucleare, anche se e’ prodotta all’estero. Importiamo -ricorda- soprattutto dalla Francia, che produce con l’atomo a venti chilometri dal confine. Acquistiamo energia anche dalla Slovenia, le cui centrali sono vicinissime al confine. A parte questo, ci e’ costato caro chiudere quelle centrali. Parlo anche delle nostre imprese che pagano l’energia il 30 per cento in piu’ della media europea”. Distinguendo tra una politica energetica a breve e a lungo termine, Urso rileva che ”in tempi stretti bisogna realizzare nuovi impianti e accelerare quelli gia’ programmati”, facendo ricorso anche a fonti energetiche alternative; nel medio termine, sottolinea il viceministro, ”bisogna pensare al riutilizzao del carbone che e’ una forma di energia piu’ pulita e sicura del gas e del petrolio”, mentre ”il mio invito -aggiunge- e’ a ripensare al nucleare, soprattutto in vista di quello pulito e sicuro. L’impatto dell’atomo nell’ambiente e’ basso, tanto che la Francia, a differenza dell’Italia, non fa fatica a ripettare i parametri di Kyoto”.

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