Francesca Pasi, Paolo Pesticcio, Giulia Oriani sono tre collaboratori dell’area giuridica dell’Agenzia del terzo settore. Con la chiusura dell’Agenzia ovviamente hanno perso un lavoro, nel quale si erano giocati con competenza ed entusiasmo. Senza questa loro voce il racconto della surreale chiusura di un ente a cui tutti hanno riconosciuto un’efficienza esemplare, sarebbe un racconto parziale. Perché la chiusura dell’Agenzia tra le altre cose comporterà la perdita di qiueste competenze, al servizio del terzo settore e anche dello Stato. A Francesca Pasi, Paolo Pesticcio, Giulia Oriani va oltre che la nostra solidarietà anche l’invito a entrare nel panel degli esperti di Vita. [G. F.]
Caro direttore, da due mesi ormai si susseguono anche sulle pagine di Vita articoli e dichiarazioni sulla chiusura dell’Agenzia per il terzo settore; ne hanno parlato ministri, sottosegretari, rappresentanti del terzo settore e dell’Agenzia… e chi lavora nell’Agenzia?
Ci presentiamo, siamo tre collaboratori (precari) dell’area giuridica dell’Agenzia per il terzo settore che da diversi anni lavorano in questa struttura ed abbiamo deciso, prima che la soppressione diventi legge, di dire la nostra su tutta questa strana vicenda… Strana già dal suo esordio perché a darci l’annuncio del nostro imminente status di disoccupati è stato un ministro in persona in diretta televisiva! Con quale motivazione? Perché non ci sono i fondi per trasformarla in Authority e tenerla così com’è sarebbe la riprova che in Italia non si può chiudere niente… sconvolti e un po’ increduli che la chiusura dell’Agenzia fosse assunta come emblematica della capacità del governo di chiudere qualcosa in questo Paese, aspettiamo fiduciosi una comunicazione ufficiale e invece seguono settimane di silenzio da parte del governo, rotto solo dalle molteplici dichiarazioni dei rappresenti del terzo settore stupiti, amareggiati, indignati e increduli per la chiusura di questo ente… tutti d’accordo (anche noi) che ci sarebbe voluta un’Authority ma se questo non è possibile non è forse meglio aspettare? Come dice il proverbio, «piuttosto che niente meglio piuttosto»… soprattutto se questo “piuttosto” si è guadagnato il riconoscimento del terzo settore e della politica in quanto interlocutore terzo tra lo Stato e la società civile.
Quale razionalizzazione
Ma non è stato questo il pensiero del governo tecnico che il 2 marzo ? con l’entrata in vigore del provvedimento che decreta la soppressione immediata dell’Agenzia ? ha dimostrato che in Italia gli enti si possono chiudere. Ma possibile che questa sia l’unica ragione? Mentre ancora increduli tra le mura di via Rovello cerchiamo di farcene una ragione, interviene il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini a spiegare finalmente che la motivazione di questo atto è «la razionalizzazione delle strutture pubbliche» che comporterà l’assorbimento delle funzioni dell’Agenzia da parte del ministero del Lavoro. Per un attimo il motivo sembra chiaro: con questa chiusura il governo risparmierà circa un milione di euro ma l’attimo fugge veloce perché il sottosegretario precisa che il ministero per lo svolgimento delle stesse funzioni utilizzerà le risorse finanziarie originariamente destinate al funzionamento dell’Agenzia… e, dunque, il risparmio per le casse dello Stato?
Numeri al contrario
Per la cronaca, riteniamo importante precisare che la struttura occupata da questa Agenzia è concessa in comodato (e quindi gratuitamente) dal Comune di Milano, che il consiglio dell’Agenzia ? di prossima nomina governativa ? sarebbe stato di cinque consiglieri privi di compenso, che per la realizzazione di molti progetti (tra cui, ad esempio, le linee guida in materia di rendicontazione) l’Agenzia ha utilizzato contributi provenienti da istituzioni private e si è avvalsa dell’attività di professionisti, esponenti del mondo accademico e del terzo settore, prestata a titolo gratuito. Ma allora dov’è il vantaggio derivante da questo provvedimento?
Leggiamo sulle pagine di Vita (n. 10, pag. 31) che questa Agenzia verrà sostituita con una struttura snella interna al ministero in cui lavoreranno 10-12 persone… Ci teniamo a precisare che in quanto a “snellezza” l’Agenzia non ha rivali! Gli scriventi facevano parte dell’ufficio giuridico che al massimo del suo organico è arrivato a contare sei persone (più due figure amministrative) di cui cinque precari, che in questi anni hanno prodotto i pareri preventivi alla cancellazione richiesti dall’Agenzia delle entrate (7.445!), i pareri sulla devoluzione di patrimonio, i pareri richiesti dalla pubblica amministrazione (tra cui lo stesso ministero del Lavoro), gli atti di indirizzo, partecipato ai tavoli tecnici, collaborato alla stesura delle linee guida, risposto ai quesiti dei cittadini, con ciò acquisendo competenze specifiche a servizio (fino ad oggi) della pubblica amministrazione e quindi della collettività.
Ma allora, se non è il risparmio di spesa per le casse dello Stato, se non è l’inefficienza e l’inefficacia dell’Agenzia e nemmeno il sovradimensionamento tipico di alcune amministrazioni (visto che l’Agenzia ha contato al massimo un organico di 25 persone), perché?
Senza un risposta siamo ancora qui (ormai per poco) tra le mura di via Rovello per motivi di ordine pubblico (sic!) a preparare le valigie sentendoci ripetere da chi ogni tanto ancora chiama i nostri uffici «peccato per una volta che un ente funzionava…».
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