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Entra in vigore il piano anti cosche

Tracciabilità dei flussi finanziari, trasparenza dei rapporti tra PA e imprese private e gestione dei beni confiscati

di Luca Zanfei

Tracciabilità dei flussi finanziari, istituzione di una banca dati per la certificazione antimafia, nonché costituzione di una stazione unica appaltante per garantire trasparenza nei contratti pubblici. E’ entrato in vigore ieri il Piano Antimafia, approvato ad agosto dal governo. La legge 136/2010 che ha funzione di delega all’esecutivo per l’emanazione entro un anno di un codice di leggi antimafia, mette nel mirino l’aspetto economico del fenomeno mafioso. Ecco allora l’obbligo per appaltatori e subappaltatori di registrare su conti correnti registrati presso la Posta o istituti bancari tutti i movimenti finanziari relativi a lavori, servizi e forniture pubblici, pena la nullità del contratto. In più per assicurare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici, si prevede l’istituzione in ambito regionale di una o più stazioni uniche appaltanti le cui funzioni dovranno essere determinate con decreto del presidente del consiglio pervia intesa con la Conferenza unificata. Inoltre, al fine di contrastare l’infiltrazione mafiosa nelle attività di impresa, la legge 136 delega il Governo a semplificare e aggiornare le procedure di rilascio delle certificazioni antimafia, istituendo una specifica banca dati per il monitoraggio continuo dei settori imprenditoriali suscettibili di infiltrazione mafiosa. In più è prevista una stratta sui controlli nei cantieri sia per quanto riguarda la proprietà degli automezzi impiegati che l’identificazione degli addetti. Non manca poi il capitolo dedicato ai beni confiscati. Tra le varie disposizioni si ritrova quella contenuta in un disegno di legge dell’ultimo governo Prodi che prevedeva l’estinzione di tutti di diritti di terzi sui beni al momento della confisca definitiva. In poche parole, il bene verrà liberato da eventuali ipoteche, azioni giudiziarie o altre criticità, e potrà essere immediatamente destinato. Un po’ meno positiva  è la decisione di revocare il sequestro nel caso in cui non venga  “disposta la confisca entro un anno e sei mesi dalla data di immissione in possesso dei beni da parte dell’amministratore giudiziario”. Una sorta di processo breve applicato ai beni confiscati che si scontra con la realtà. Dal sequestro alla confisca passano di media dai due ai cinque anni e spesso anche oltre.

Qui il testo integrale della legge 


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