#NataleÈ

Essere libero con la musica rap

La storia di A., ospite della Comunità minorile ministeriale di Catanzaro che si è esibito al Sud Sound Festival con i rapper Sfera Ebbasta, Ernia e Finesse grazie ai laboratori dell’associazione Crisi Come Opportunità

di Ilaria Dioguardi

Un sogno che trasforma il modo di immaginarsi, per A., oggi residente nella Comunità minorile ministeriale di Catanzaro, di via Paglia. Il giovane diciannovenne ha potuto respirare la libertà di realizzare se stesso su un vero palcoscenico, grazie al supporto dei formatori di Crisi Come Opportunità, CCO. A. è stato tra gli artisti emergenti locali ad aprire il concerto dell’8 dicembre dei tre big del rap Sfera Ebbasta, Ernia e Finesse, in occasione del Sud Sound Festival di Reggio Calabria. «La musica è il mio riscatto. Ho trovato la mia valvola di sfogo nella musica. Il rap mi ha insegnato che c’è altro oltre al dolore, ai fallimenti e alle paure: c’è anche speranza. Il mio sogno è “spaccare” nella musica», dice A.

Vuole raccontarci l’esperienza del Sud Sound Festival?

È stata una bella esperienza, molto particolare, strana perché non mi aspettavo di partecipare a un evento del genere, soprattutto nella mia situazione. Avevo parecchia ansia, è stato emozionante esibirmi davanti a tantissime persone, che ricambiano con piacere la mia musica.

Com’è nato il suo grande amore per la musica rap?

È nato un po’ per scherzo, circa un anno fa. Con i miei amici facevamo freestyle, cioè mettevamo una base e improvvisavamo rime, prendendoci in giro. Poi un giorno a casa mia ho messo una base, ho scritto quello che pensavo e da lì ho continuato a scrivere, non mi rendevo neanche conto che tutti i giorni scrivevo tantissimo fino ad arrivare a oggi, che la musica è diventata la mia valvola di sfogo. La musica mi calma, mi rilassa, se sono triste o arrabbiato scrivo e mi passa tutto. È diventata “terapeutica”.

In che modo l’ha aiutata l’associazione Crisi Come Opportunità, CCO?

L’associazione mi ha aiutato con il progetto del rapper Kento. Ma partiamo dall’inizio. Ero in comunità da qualche mese, passavo le giornate quasi tutto il tempo sul letto con la cassa per la musica a scrivere, saltavo anche i pasti se stavo scrivendo, per non fermarmi. Un giorno ho fatto richiesta al direttore della comunità di andare in uno studio a registrare, mi ha permesso di farlo. Ho iniziato a registrare senza il supporto dell’associazione, poi la comunità mi ha segnalato che Kento andava nei vari istituti penitenziari a fare delle attività di rap, lo hanno contattato e gli ho mandato delle mie canzoni, che avevo registrato prima di essere arrestato. Quando le ha sentite, Kento ha avuto voglia di conoscermi per capire che tipo di persona sono. Ci siamo incontrati in un bar e mi ha dato dei compiti da svolgere. Era lo scorso giugno, mi ha dato una missione complicata per capire quanto ero motivato, quanto mi impegnassi: entro settembre dovevo dargli tre tracce, diverse sia per genere sia per argomento. Spesso mi ritrovo a fare una canzone al giorno, non ho mai avuto problemi nello scrivere, gli ho mandato le tracce in meno di due mesi. Kento è rimasto colpito, ha parlato con l’associazione CCO. Si sono accordati con il direttore e hanno attivato, all’interno della struttura in cui mi trovo, delle attività di musica rap per me. Due collaboratori di Kento sono venuti in comunità, poi ci siamo visti in uno studio di registrazione professionale in Calabria, abbiamo prodotto delle basi. Nel frattempo ho continuato ad andare nello studio di Soverato, dove il rapper Atomo mi permetteva di registrare, mi ha aiutato moltissimo: mi dava appuntamento anche alle 7 del mattino, nonostante lavorasse fino alle 4 di notte. Kento e CCO mi hanno aiutato molto a capire quanto valesse la mia musica. Io ho sempre fatto la mia musica solo per me.

Quando ha capito che voleva condividere la sua musica con gli altri?

Non ho mai puntato a pubblicare ed esporre. Infatti, io non ho contenuti online. Le mie canzoni sono state sempre tutte mie. Grazie al rapper Kento e all’associazione ho capito che posso far arrivare la mia musica agli altri. Le tracce che sto facendo adesso sono più per gli altri che per me. Cerco di scrivere musica per arrivare alle persone e far capire che non sono da sole in determinate situazioni. Racconto il degrado che c’è fuori. Prima erano pezzi più introspettivi, riflettevo su di me e sul mio vissuto. Ora cerco di fare tracce in cui parlo di situazioni molto più comuni a tutti.

Cosa le ha insegnato il rap?

Secondo me, il rap è lo specchio della società. Spesso viene additato come genere violento, soprattutto sui giovani si dice che non abbia un’influenza positiva. Queste sono voci che girano, io sono del parere che il rap dica in modo crudo quella che è la realtà. Purtroppo viviamo in una società in cui, con i social e il mainstream, tutta la violenza, il degrado che ci sono nella società ci vengono mostrati senza un minimo di freni, di filtri. Al telegiornale si sentono notizie di degrado mostrate in modo limpido, non capisco perché venga additato il rap come genere violento: andrebbero valorizzati molto di più i testi rap, nei quali oltre al dolore, ai fallimenti, alle paure, c’è anche molta speranza.

Qual è il suo sogno?

Ne ho un paio nel cassetto. Ora, dopo la mia partecipazione al Sud Sound Festival, il mio sogno più grande è arrivare a più persone possibili, “spaccare” con la mia musica. Vorrei che diventasse il mio futuro lavoro e, in particolare, mi piacerebbe fare uno spettacolo nello stadio di San Siro, con tantissime persone che cantano le mie tracce.

Nella comunità come festeggiate il Natale?

Oggi sono venute parecchie famiglie, compresa la mia, abbiamo mangiato tutti insieme. Cerchiamo sempre di organizzarci tra di noi, durante le festività, anche a Pasqua, a Ferragosto. Facciamo qualcosa che ci faccia sentire liberi. Per quanto abbia dei periodi bui anche durante la giornata, sono socievole ed estroverso, mi piace stare con gli altri, festeggiamo anche tra di noi, sono amico con tutti.

Cosa rappresenta il Natale, per lei, adesso?

Bella domanda. Che il Natale sia per me la voglia di essere libero è troppo scontato. Inizio quest’anno ad apprezzare il fatto che vorrei passare le Feste in casa, con la mia famiglia, prima sottovalutavo molto l’importanza di trascorrere il Natale con i miei familiari. Quando ti ritrovi in una situazione come la mia, capisci che quello che vorresti più di tutto, durante le Feste natalizie, sarebbe passare una serata con tutta la famiglia riunita. È tantissimo che non lo posso fare. Posso incontrare la mia famiglia una volta a settimana. Ora che sono qui, sono riuscito a instaurare un rapporto più affettuoso con mio padre, che è sempre stato un po’ chiuso. Prima non davo il giusto peso al tempo dato alla famiglia, anche la compagnia che frequentavo, troppo ribelle, mi dava un istinto anarchico, senza regole. Se avevo un problema non parlavo in famiglia, ero una “cassaforte”, tenevo tutto dentro, avevo l’idea che tirare le emozioni era da debole. Qui dentro ho scoperto che le persone forti sono quelle che esprimono le emozioni, in un modo o nell’altro. Quando uscirò, avrò un atteggiamento diverso, anche i miei familiari si sono accorti che sono cambiato. Prima ero sempre arrabbiato, burbero. Ora mi sento rigenerato, mi sento come mi avessero collegato a un computer, mi avessero resettato e collegato un altro dispositivo.

Il rapper Kento, che con l’associazione CCO ha aiutato A. nel suo progetto musicale

La musica ha una parte di merito in questa sua rigenerazione?

Gran parte del merito va alla musica, mi è stata molto di aiuto, sia prima sia in questa situazione. Mi sono accorto di aver perso dei legami con il mondo fuori, quando sono entrato in comunità. Mi sono sentito solo, ho passato un periodo buio in cui eravamo io e la mia musica. Mi ha aiutato tanto a uscire da questo periodo, che non è stato bello considerato il contesto in cui mi trovavo. Fosse capitato prima, sarei uscito con gli amici e non ci avrei pensato. Chiuso qui, mi sono ritrovato in un ambiente ristretto, costretto a stare con altre persone, con cui ci vuole tempo per prendere confidenza e parlare di cose personali. La musica mi ha stravolto tutto fino ad ora, soprattutto dopo il concerto, sono in una fase molto positiva dal punto di vista di crescita personale, sia dal punto di vista musicale sia come mia introspezione.

La musica la aiuta a sentirsi libero?

Quando scrivo musica non mi viene in mente il fatto che sono un detenuto. Mentre scrivo, mi svuoto. Attorno a me ho tutto ma non ho più nulla. Con la musica entro in una “bolla” nella quale sono libero, mi esprimo e tiro fuori tutto quanto.

 Lei in comunità ha l’attrezzatura per scrivere e ascoltare musica?

Ho una cassa per fare musica, sulla quale all’inizio nacque un disguido. Appena arrivato, dopo una settimana, chiesi al direttore di poter avere la cassa per ascoltare musica. Acconsentì ma non si aspettava che arrivasse una cassa enorme, una di quelle con tutti i tasti da deejay, più grande del mio letto. Dopo qualche giorno di riflessione, decisero che la potevo tenere. Devo tenere il volume non troppo alto: all’inizio, in un ambiente così piccolo, rimbombava tutto e facevo tremare gli uffici della comunità. In stanza sono stato sia da solo, sia con uno e sia con due ragazzi. Purtroppo scrivo di notte, quindi è un po’ un problema, ma ho imparato a tenere il volume basso.

In cosa trova l’ispirazione per scrivere?

In diverse cose, sento una base, la melodia mi dà qualche emozione e scrivo. È tutta una questione di note. Soprattutto il pianoforte, che amo molto, mi dà ispirazione, che sia rabbia o felicità. Mi piacerebbe imparare a suonarlo, appena esco dalla comunità. Un mio grande desiderio sarebbe, in un’esibizione, suonare il pianoforte e cantare.

Crisi Come Opportunità

Aiutare i giovani a immaginare un futuro diverso da quello a cui pensano di essere destinati. Questo lo scopo di Crisi Come Opportunità, CCO, realtà associativa che da oltre 10 anni realizza documentari, pubblicazioni, video testimonianze, spettacoli teatrali, campagne di sensibilizzazione e progetti formativi lavorando nelle periferie, nelle carceri minorili e nelle scuole d’Italia, trattando tematiche legate alla cittadinanza attiva, alla questione di genere e alla lotta alle mafie. Capofila del progetto Presidio Culturale Permanente negli Istituti Penali per Minorenni, CCO organizza, per i minori di istituti e comunità, incontri con artisti e formatori qualificati.

Foto dell’ufficio stampa Crisi Come Opportunità, CCO

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