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Migranti

Europa, il Patto su migrazione e asilo che umilia la solidarietà

Il Parlamento europeo ha approvato le nuove regole comuni per normare l’accoglienza e la ricollocazione dei richiedenti asilo. Per Save the Children non si garantisce «il pieno rispetto dei diritti dei minori in Europa”, per Amnesty International si è persa «un’occasione fondamentale per costruire un sistema di migrazione e asilo che avesse al centro i diritti umani». Mentre per monsignor Perego di Fondazione Migrantes si «sostituisce la vera accoglienza con un pagamento in denaro»

di Antonietta Nembri

L’Unione europea ha un nuovo Patto per migrazione e asilo che è stato votato dal Parlamento europeo nella giornata di mercoledì 10 aprile.  Una nuova legislazione per stabilire regole comuni per normare l’accoglienza e la ricollocazione dei richiedenti asilo che riforma un sistema di gestione delle politiche migratorie, da anni sotto stress e oggetto di divisioni tra gli stati membri.

Questa riforma, una delle più difficili ma anche la più attesa da questa legislatura, si propone di regolare la gestione interna dei flussi, i controlli alle frontiere, il meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri, il regolamento Eurodac (sulla banca dati Ue delle impronte digitali) e quello sulla procedura d’asilo. Il Patto – presentato dalla Commissione europea nel settembre del 2020 – è stato modificato ed emendato fino al raggiungimento, nel dicembre scorso, di un accordo provvisorio: ora, per poter diventare legge, la normativa dovrà essere ratificata dal Consiglio europeo. 

Ad approvare tutte le parti del Patto – tra i partiti italiani – Forza Italia con i Popolari europei, a favore ha votato anche FdI per gran parte del provvedimento. Il voto contrario è arrivato dal Pd, dai 5 Stelle e dalla Lega di Salvini.

I problemi restano sul tavolo

Questo nuovo Patto non modifica il principio cardine del regolamento di Dublino. Resta cioè il meccanismo per cui il migrante può chiedere asilo solo al primo Paese dell’Unione europea in cui arriva. Il regolamento stabilisce un meccanismo di “solidarietà obbligatoria” da attivare in caso uno o più Stati si trovino sotto pressione. Gli altri Stati membri possono contribuire ad alleviarla in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi e procedure di accoglienza nel paese sotto pressione

Secondo ong e giuristi la legislazione smantella il diritto di asilo e non risolve i problemi che avrebbe dovuto risolvere, compreso il numero di persone che muoiono in mare mentre tentano di effettuare traversate pericolose.

Chi guardava alla realizzazione da parte dei 27 Paesi Ue di un nuovo patto per richiedenti asilo e rifugiati con la fiducia che modificasse le regole di Dublino favorendo la la protezione internazionale in Europa di persone in fuga da disastri ambientali, guerre, vittime di tratta e di sfruttamento, persone schiacciate dalla miseria, con un impegno solidale di tutti i Paesi membri dell’Unione europea nell’accoglienza, il ritorno alla protezione temporanea come si era visto con gli 8 milioni di migranti in fuga dall’Ucraina è rimasto deluso.

L’Europa si è chiusa in se stessa

Come si legge nella nota di monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana «l’Europa – mentre continuano le tragedie nel Mediterraneo – a maggioranza di voti si chiude in se stessa, trascura i drammi dei migranti in fuga, sostituisce la vera accoglienza con un pagamento in denaro. E pretende ancora di più dai Paesi di frontiera, come l’Italia: controlli più veloci, ritorni nel primo Paese di sbarco di chi si muove in Europa senza un titolo di protezione internazionale, rimpatri facilitati in Paesi terzi non sicuri, chiudendo gli occhi su esternalizzazioni dei migranti. Indebolendo, non da ultimo, la tutela delle famiglie e dei minori». Per Perego il nuovo Patto «segna così una deriva nella politica europea dell’asilo e il fallimento della solidarietà europea, che sembra infrangersi come le onde contro i barconi della speranza».

I minori sono più a rischio

Minori a rischio per Save the Children dal momento che per la ong le nuove regole europee indeboliscono significativamente le tutele dei ragazzi e dei bambini che fuggono da guerre, fame, conflitti e violenza.

«È chiaro che il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’Ue hanno dato priorità alla limitazione dell’accesso all’Europa rispetto alla protezione urgente dei minori vulnerabili in fuga da conflitti, persecuzioni, fame, matrimoni forzati e povertà estrema. Con l’approvazione di questo provvedimento esiste il rischio concreto che le famiglie, anche quelle che viaggiano con bambini molto piccoli, finiscano per trascorrere settimane o mesi nei centri di detenzione» ha dichiarato Willy Bergogné, direttore e rappresentante di Save the Children Europa presso l’Ue.

Per l’organizzazione del resto i minori che che arrivano in Europa meritano di trovare un sistema che riconosca i loro bisogni, li tratti con rispetto e dignità e li protegga dai pericoli. Queste nuove regole, continua Bergogné «potrebbero finire per accrescere la sofferenza e l’angoscia di migliaia di minori bisognosi di protezione».


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E conclude: «Il ruolo di organizzazioni come la nostra diventa più importante che mai, poiché i diritti dei minori sono messi a rischio da politiche restrittive che non riescono ad affrontare le principali carenze dell’attuale sistema di asilo».

Save the Children – si legge in una nota – chiede alle autorità responsabili dell’attuazione del Patto europeo migrazione e asilo di dare priorità alla protezione dei minori e di adottare misure per affrontare e ridurre al minimo eventuali rischi che potrebbero ledere i loro diritti.

Diritti umani a rischio violazione

Molto duro il commento di Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio Istituzioni europee di Amnesty International, che non solo parla di “occasione persa” ma anche di un accordo «vergognosamente co-firmato». Il patto, per Geddie, infatti «produrrà ancora più grandi sofferenze umane. Per le persone in fuga da conflitti, persecuzione o insicurezza economica, queste riforme significheranno minore protezione e maggiore rischio di subire violazioni dei diritti umani in tutt’Europa, come respingimenti illegali e violenti, detenzioni arbitrarie e controlli discriminatori».

In Europa, continua Amnesty, si è persa l’occasione per mostrare leadership globale in favore della protezione delle persone rifugiate e della costruzione di percorsi sicuri, equi e degni per raggiungere l’Europa, in cerca di salvezza o di opportunità. 

Geddie conclude: «Amnesty International continuerà a stare dalla parte delle persone migranti e rifugiate, dalla parte delle persone colpite dal razzismo, dalla discriminazione, dalla violenza e dalle violazioni dei diritti umani alle frontiere europee e oltre, nonché, dalla parte delle innumerevoli persone, organizzazioni e comunità impegnate a difendere i loro diritti».

In apertura operazioni di sbarco a Crotone nel marzo 2024 – photo by Antonino D’Urso / LaPresse


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