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Fallimenti adottivi. I veri numeri. Questo bimbo non mi sta bene

È l’aspetto più drammatico del fenomeno adozioni internazionali. Ancora pochi casi, ma difficilissimi da risolvere.

di Benedetta Verrini

I casi non sono frequentissimi, ma pesano come macigni. Come quello, recente, di due bambini ucraini, restituiti dalla coppia che li aveva adottati il giorno dopo aver messo piede in Italia. “Avevo voglia di farli scendere dalla macchina dopo mezz?ora che erano con noi”, avrebbe confessato l?aspirante padre agli sbigottiti giudici italiani. Oppure quello di un piccolo bulgaro restituito, anche lui dopo un paio di giorni, da una coppia benestante in crisi coniugale, che riteneva di poter “far rinascere l?armonia” con l?arrivo di un bimbo.

Riportati al giudice
Il destino di questi bambini abbandonati due volte? Ancora l?istituto o la comunità di accoglienza. In un Paese, l?Italia, di cui non sanno nulla, nemmeno la lingua. La speranza, ovviamente, è di veicolarli in un nuovo percorso adottivo, sempre che la delusione non li abbia resi ?incollocabili?, compatibili solo con la vita in istituto.
“Questi casi estremi dimostrano che alcune coppie, ancora oggi, giungono all?adozione senza aver elaborato un?adeguata percezione di sé e del diritto-dovere di pensarsi come genitori”, dice Pasquale Andria, presidente dell?associazione Magistrati minorili, che il 29 gennaio è intervenuto a Milano a un convegno del Ciai sul tema dei fallimenti adottivi. “Le restituzioni di bambini avvengono perché molte coppie ritengono il loro ruolo genitoriale dismissibile”, spiega Andria. In altre parole, ?provano? a fare i genitori, e se le cose si mettono male? “Il bambino ce lo riconsegnano in tribunale”, aggiunge Laura Laera, giudice minorile al Tribunale di Milano, che racconta di parecchi casi di minori letteralmente abbandonati nell?ufficio del giudice”.

Tanti tipi di fallimenti
Sono preoccupati, i magistrati. Sarà perché a loro arrivano sempre queste storie tremende. La prima rilevazione nazionale sull?argomento, pubblicata due mesi fa dalla Cai, ha rivelato che dal primo dicembre 1998 al 31 dicembre 2000, le ?restituzioni? di minori stranieri sono state in tutto 164. Un dato tutto sommato tranquillizzante, se si pensa che è riferito al periodo del ?fai da te? adottivo, in cui si andava all?estero a prendere bambini senza il filtro e l?accompagnamento degli enti. “Questi dati riguardano però il fallimento più clamoroso, la restituzione vera e propria”, avverte la Laera. “Nei tribunali, però, vediamo anche altri casi altrettanto disastrosi: quelli che sfociano in devianza minorile, disagio psichico. Anche questi sono fallimento adottivo, nonostante la relazione familiare resti in piedi”.
Bisogna partire di qui, dicono i giudici, per aprire una riflessione sul funzionamento e l?eventuale modifica della legge. “Tenendo a fuoco i diritti dei minori”, avverte Andria. “Perché la cultura dell?adozione sta cedendo, purtroppo, a una visione adultocentrica. Non esiste un diritto degli adulti all?adozione, bisogna ribadirlo con forza”. I fallimenti nelle adozioni sono attribuibili a errori di percorso nell?attribuzione dell?idoneità, ad esempio. “Alcuni tribunali continuano a emettere decreti con indicazioni a nostro avviso illegittime”, ha dichiarato la presidente Cai, Melita Cavallo. “Leggo quotidianamente raccomandazioni del tipo: “preferirebbero una femminuccia, con tratti somatici simili ai nostri, non superiore a un anno di età?”. Vogliamo dire, allora, che se arrivano un maschietto o una bambina di un anno e mezzo la coppia non è più idonea?”. Ci sono poi altri deficit nel percorso adottivo: accompagnamenti poco curati, una gestione non corretta dell?abbinamento, il post adozione che resta ancora una ?terra di nessuno?. Ma dietro ai fallimenti, avvertono gli esperti, c?è una mentalità che mette sempre più al centro la coppia e le sue esigenze, a spese dei minori.

Adozione, cultura ferita
“Vi confesso che sono in crisi, perché nonostante i tentativi per fare chiarezza, i cittadini continuano a essere confusi e disinformati. E come non comprenderli? Di recente un colpo fortissimo alla cultura dell?adozione è stato persino codificato in una legge”, ha detto Livia Pomodoro, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, presente al convegno Ciai. L?accusa della presidente si riferisce alla legge sulla fecondazione assistita, nel passaggio in cui prevede che il medico possa prospettare alla coppia, come alternativa, la strada dell?adozione e dell?affido. Un riferimento grossolano, che equipara due istituti differenti e che soprattutto pone l?adozione come un evento ?riparatorio? di una ferita della coppia. “Così la confusione è fatta propria dallo stesso legislatore. E la dichiarazione di disponibilità della coppia si trasforma in un diritto, rivendicato quasi con arroganza”.

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