Lavoro, conformismo, ruolo sociale: a questa vita si ribella Alberto Nardini, al secolo Giuseppe Battiston, in Non pensarci, straordinario spaccato della vita della provincia italiana. Rimini: Stefano, il fratello musicista torna dalla Capitale in cerca di tranquillità e protezione.
E invece?
Trova una famiglia disastrata. Il fratello Alberto, cioè io, crolla psicologicamente sotto il peso della responsabilità, non voluta, di gestire l?azienda di famiglia in fallimento. Il padre gioca a golf e la madre fa yoga per placare l?ansia.
La famiglia come luogo del «non detto»?
O del troppo detto. A un certo punto, quando la madre gli rivela che è un figlio illegittimo, Stefano dice «ma perché sentite il bisogno di rivelare tutto ora e proprio a me?». È significativo.
La morale è «non pensarci»?
Sì, che in questo caso, però, non significa «fregatene», ma «pensa alla tua vita», segui la tua strada. Il contrario di quello che fa il mio personaggio che alla fine, invece, scopre di avere un animo anticonformista e trova la giusta mediazione tra l?essere figlio devoto e il realizzarsi come persona.
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