Non profit

Far Pas, Cosafaca e gli altri pionieri

Le esperienze pilota già in corso in Italia

di Redazione

Il modello cooperativo è il più conveniente anche per i cittadini:
il costo di un prelievo in Sardegna si è abbassato da 40 a 10 euroNon mancano esperienze significative di integrazione tra farmacie e servizi socio-sanitari. A macchia di leopardo, ma ci sono. Alcune stanno muovendo ora i primi passi (ad esempio in Abruzzo, la cui locale FederazioneSanità sta lavorando a quattro progetti). Altre sono pronte e aspettano le condizioni ottimali per partire (è il caso di Hc Litorale, società mista pubblico-privato nella quale cooperative di medici, di infermieri e coop sociali avvieranno nuovi servizi domiciliari). Altre ancora invece vantano già alcuni anni di esperienza. I farmacisti pugliesi di Far.Pas si sono associati già nel 1974. «Allora ci occupavamo di approvvigionamento e rifornimento dei farmaci, al contempo offrendo servizi alle associate», ricorda Vito Novielli, presidente della cooperativa (che conta 180 farmacie socie tra Bari, Foggia e la provincia di Barletta, Andria e Trani), «poi abbiamo cominciato a offrire servizi supplementari rivolti agli utenti». Screening per la capacità respiratoria, elettrocardiogrammi, test di prima istanza. «Sono gratuiti per i diabetici di tipo 2, mentre gli altri pazienti pagano fra i 3 e i 5 euro».
Costi contenuti che i cittadini sono disponibili a sostenere in cambio di un test fatto (e restituito) in giornata. A motivarli ulteriormente il non doversi mettere in macchina per raggiungere strutture lontane. Un dettaglio, dirà qualcuno. Un «fattore determinante», ribatte Riccardo Masiello, direttore di Co.sa.fa.ca, cooperativa con 286 farmacie socie (in pratica più della metà della Sardegna), «sull’isola abbiamo moltissimi piccoli centri nei quali il solo presidio sanitario è la farmacia».
La distanza dagli ospedali ha così suggerito soluzioni all’avanguardia. A cominciare dall’officina ortopedica per i disabili (prevede la consegna gratuita e a domicilio di tutti gli ausili nonché consulenze e misurazioni di vario tipo; il paziente paga solo il dispositivo) per arrivare ai servizi di prevenzione di primo screening per le patologie più diffuse (fra cui diabete e ictus) e di secondo livello (per il monitoraggio sulla salute delle persone che hanno già una patologia). «Il prelievo è fatto in farmacia o, se serve, a casa del paziente», spiega Masiello, «quanto alla spesa per il cittadino, il costo è di circa 10 euro, una cifra che abbiamo individuato confrontandoci con le associazioni dei pazienti, in particolare con quella degli anticoagulati». Per andare a fare il medesimo prelievo al centro terapie anticoagulanti di Sassari un malato ne spenderebbe circa 40.
Da due anni Co.sa.fa.ca mette a disposizione dei suoi clienti anche alcuni servizi domiciliari (infermieristici e fisioterapici), in particolare per quei pazienti appena usciti dal nosocomio e non ancora entrati in regime di assistenza domiciliare integrata. Strategie imprenditoriali, condotte in regime privatistico anche per fidelizzare i clienti. Quelle sarde per esempio, fra strutture, apparecchiature e personale, hanno investito circa un milione di euro in quattro anni. «È chiaro», conclude Masiello, «che l’ideale anche per i pazienti sarebbe svolgere questi servizi territoriali in regime di convenzione».

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