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Ferdinando Scianna: dal paradiso del gioco all’inferno dell’azzardo

Inaugura domani a Pistoia la personale "In gioco" del grande fotografo. Un viaggio nel paradiso del divertimento e del gioco e una discesa nei suoi inferi. Il maestro siciliano affronta il tema della corruzione del gioco e, con un'installazione "no slot" di grande impatto, provoca lo sguardo. Quello sguardo che si nega a una realtà che tanti, troppi non sanno, non vogliono o, forse, semplicemente, non riescono più a vedere: l'azzardo di massa.

di Ilde Mattioni

Che cosa accade al gioco quando perde la sua dimensione di gratuità, di spontaneità, di relazione? Che cosa accade all'azzardo quando anche il caso e la sorte vengono colonizzate e invase da una vera e propria scienza – algoritmi, software, machine gambling – applicata al gioco? Quando – grazie alla scienza informatica ibridata col comportamentismo più spicciolo, ma efficace – nulla è più lasciato al caso? Abbiamo una dimensione non solo patologica del gioco, ma una sua corruzione profonda che nemmeno il termine azzardo sa o può più qualificare. Abbiamo il suo sfruttamento di massa: colonie di uomini asserviti come bestie.

Scianna è stato ed è oltre che un fotografo anche un grande fotoreporter. Sa come si racconta il mondo. Ha visitato luoghi di guerra, di culto (celebri le immagini del suo viaggio a Lourdes). Insomma, come direbbe Terenzio, nulla di ciò che è umano gli è estraneo. E lui, fotografo che ama mettersi in gioco, si è rimesso in gioco davvero, andando dall'altra parte dello scenario.

Una discesa nell'inferno dell'azzardo

Oltre al gioco, infatti, la personale documenta anche il tragitto che porta alla corruzione del gioco, alla degradazione di quegli ambienti che, un tempo, erano luoghi di incontro, di relazione e, oggi, bene che vada sono luoghi di degrado. Scianna, con traghettatori a noi noti, amici del movimento No Slot, è riuscito ad andare là dove non si può. Là dove "anche se è legale" non si può posare uno sguardo terzo. Là dove le chiacchiere non arrivano, arriva solo il dolore muto o il grido disperatamente strozzato di occhi fissi su monitor e schermi colorati. Coloratissimi. Scianna è fotografo conosciuto per il suo bianco e nero e in bianco e nero sono le parti del "positivo" della sua personale.

Ma il colore si accende proprio dall'altra parte dello specchio: il visitatore è letteralmente attratto "di lato" e subito ricentrato da immagini che riflettono una strana luce.

Non è la luce del gioco pulito e vero, duro ma vero – quello nei giocatori delle immagini che compongono il corpo della personale: nei loro sguardi, nei loro occhi felici la gioia brilla da sé. Piuttosto è una luce infernale. Chi conosce Meyrink ricorderà la luce del "volto verde": proprio quella.

Un'esperienza forte, che abbiamo visitato in anteprima di cui daremo conto sulle pagine del prossimo numero del nostro mensile e su queste pagine web nelle prossime ore. Stay tuned, diceva qualcuno… Noi ci siamo


Chi è

Ferdinando Scianna è uno dei più importanti fotografi italiani. Introdotto da Henri Cartier-Bresson, fu il primo membro italiano di Magnum Photos, la più prestigiosa agenzia fotografica del mondo. Dal 1987 alterna al reportage e al ritratto la fotografia di moda e di pubblicità, con successo internazionale. Svolge da anni un’attività di critico e giornalista. Tra i suoi libri più importanti ricordiamo: Etica e fotogiornalismo (Electa, 2010); Quelli di Bagheria (Peliti, 2011); Lo specchio vuoto. Fotografia, identità, memoria (Laterza, 2013); Baaria, Bagheria (con G. Tornatore, 2009), Piccoli mondi (2012), Ti mangio con gli occhi (2013), Visti & scritti (2014), Obiettivo ambiguo (2015), In gioco (maggio 2016) per Contrasto.

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