Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sostenibilità sociale e ambientale

Figlio mio, ma quanto mangi?

Abitudini sbagliate e quantità eccessive messe nel piatto: l’Italia è al terzo posto nella classifica mondiale dei Paesi dove «si mangia troppo», e seconda per percentuale di bambini in sovrappeso. I nuovi dati del Food Sustainability Index

di Gabriella Meroni

Gli italiani, secondo il Bloomberg Global Health Index, sono il popolo più “sano” al mondo, anche grazie ai benefici della dieta mediterranea. Eppure, soprattutto tra i più giovani, si sta affermando un diverso approccio all’alimentazione che rischia di allontanarci da questo modello alimentare: secondo il Food Sustainability Index – elaborato da Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) e The Economist Intelligence Unit (EIU) – sono Israele, Stati Uniti e –a sorpresa – l’Italia i Paesi dove andranno compiuti gli sforzi maggiori per perdere peso, perché è qui che si registra il più alto tasso di persone che “consumano troppo cibo” (con un punteggio rispettivamente di 9.53 su 100; 14.90 su 100 e di 15.55 su 100). L’Italia occupa infatti il terzo posto tra i 25 Paesi analizzati per tasso di persone che mangiano troppo, un dato che considera percentuale di sovrappeso fra i 2 e i 18 anni (il 23,25% della popolazione in target è sovrappeso, peggio solo di Israele dove si arriva al 24) e la “percentuale di popolazione maggiore di 20 anni in sovrappeso o obesa”, con il 58,8% di italiani che ha una massa corporea superiore o uguale a 25, sostanzialmente in linea con altri grandi Paesi. Associando questi dati alla modesta propensione allo sport che si registra da noi, c’è sicuramente da riflettere: per l’Index solo il 36% dei nostri connazionali si impegna a raggiungere ogni settimana i livelli di attività fisica suggeriti, ben distante da Paesi come Russia, UK, Argentina o Francia che ci precedono in questa graduatoria.

Infatti, la combinazione di una vita sedentaria ad abitudini alimentari mutate a favore di un regime dietetico ricco di proteine animali e grassi, se proiettato sul futuro, può portare ad un cambiamento in negativo del tasso di incidenza di malattie: secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse il 13% della popolazione italiana al di sopra dei 15 anni sarà obesa entro il 2030. Le conseguenze possono essere il diffondersi di diabete (con un nuovo caso ogni 5 secondi nel mondo), patologie cardiache (che rimangono la prima causa di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e patologie croniche (che determinano il 60% dei decessi a livello globale).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA