Le regole e la competitività
Finanza e sviluppo: semplificare le norme, senza deregolamentare
L’eccessiva complessità della regolamentazione finanziaria è così invasiva da ostacolare la crescita economica europea. Da qui l’urgenza di semplificare l’impianto normativo per renderlo più efficace senza sacrificare la tutela degli investitori e la stabilità del sistema finanziario. È quanto emerge da "Less is more", rapporto presentato in un incontro promosso dall’Università cattolica del Sacro Cuore, dal Centro di ricerca sul credito cooperativo e da Federcasse. Sergio Gatti, direttore generale Federcasse: «Il rapporto "Less is more" propone un percorso di semplificazione convinta, maggiore trasparenza e miglior coordinamento tra i diversi livelli di regolamentazione e le attività di vigilanza»
di Alessio Nisi

L’eccessiva complessità della regolamentazione finanziaria è così invasiva da ostacolare la crescita economica e compromettere la competitività europea. Da qui l’urgenza di semplificare l’impianto normativo al fine di renderlo più efficace senza sacrificare la tutela degli investitori e la stabilità del sistema finanziario.
È il messaggio chiave emerso dal convegno dal titolo Less is more. How to simplify and improve the european regulatory process in the financial
services sector?, che ha riunito nell’Aula Pio XI dell’Università cattolica del Sacro Cuore accademici, professionisti di settore e rappresentanti di istituzioni europee e del mondo politico per confrontarsi su possibili soluzioni per snellire l’assetto regolatorio e renderlo più funzionale alle esigenze delle istituzioni finanziarie.
Il dibattito, promosso dalla Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e
assicurative dell’Ateneo, dal Centro di ricerca sul credito cooperativo – Crcc
e da Federcasse, si è sviluppato a partire dalla presentazione del rapporto, redatto da un gruppo di ricerca composto da esperti di diversa estrazione e coordinato da docenti universitari, intitolato Less is more e predisposto con il supporto dell’Associazione europea per il diritto bancario e finanziario – Aedbf, della European association of co-operative banks – Eacb, della European banking federation – Ebf, di European savings banks group – Esbg, dello European banking industry committee – Ebic e dello European forum of securities associations – Efsa.
Un documento, “Less is more”, dedicato alla semplificazione delle regole bancarie europee e che pone l’accento su un tema cruciale per l’Unione europea: la competitività.

La competitività in un contesto di nuovi equilibri
«In un contesto geopolitico incerto e segnato dall’affermarsi di nuovi
equilibri internazionali, l’Europa si trova a dover affrontare dinamiche inedite
determinate anche dalla recente politica commerciale intrapresa dagli Stati Uniti», osserva il Rettore dell’Università cattolica del Sacro Cuore Elena Beccalli.
Lo spettro dei dazi che incombe sull’Europa, aggiunge, «potrebbe avere ripercussioni profonde su diversi settori produttivi, rischiando di compromettere una competitività europea già di per sé fragile»,
Per Beccalli «la Commissione von der Leyen II, in maniera del
tutto condivisibile, sta ponendo una forte attenzione al tema della competitività,
tenendo debitamente conto del recente rapporto Draghi e del precedente rapporto Letta».
Di una regolamentazione finanziaria diventata negli ultimi 15 anni sempre più «corposa e dettagliata», parla il preside della Facoltà di scienze bancarie,
finanziarie e assicurative Giovanni Petrella. «Ciò anche», spiega, «in risposta a momenti di crisi e al recepimento di normative europee».
Meno vincoli per spingere sulla competitività
In effetti, «la complessità dell’impianto regolamentare in ambito finanziario è accresciuta dalla particolarità del processo normativo europeo, dove la legislazione primaria deve essere approvata dalla maggioranza dei membri del Parlamento e dalla maggioranza dei 27 Stati membri, tutti con le loro specificità e una limitata disponibilità a modificare le normative nazionali», aggiunge Petrella.
Attenzione alla stabilità del sistema finanziario. «Il risultato di questo processo è spesso una “sintesi” di molte preferenze nazionali e altri interessi che insieme rendono il nostro corpo normativo più complicato del necessario e probabilmente meno efficace di quanto dovrebbe essere». Di qui la necessità di confrontarsi su questi temi. «Si tratta di un dibattito molto utile, perché la riduzione di inutili vincoli consente di esprimere al meglio le potenzialità di crescita di un paese. Ma al tempo stesso non facile perché occorre procedere con cautela, evitando di agire a scapito della tutela degli investitori e della stabilità del sistema finanziario. Due obiettivi non negoziabili».
Petrella ricorda poi che l’obiettivo di un impianto normativo più favorevole alla crescita richiede il «contributo attivo» di tutti i soggetti che, a diverso titolo sono coinvolti nel processo legislativo, nonché delle autorità europee di regolamentazione e vigilanza. Ma serve anche un «cambiamento di mentalità» da parte dei singoli stati membri, meno legato alle preferenze nazionali.
«La proposta “Omnibus” sulla finanza sostenibile sarà il primo vero test per vedere come i legislatori abbracceranno in concreto l’obiettivo della semplificazione».

Complessità normativa e carenze del mercato unico
Va però ricordato che la prudenza che caratterizza l’architettura regolatoria europea non è il risultato di un approccio difensivo o magari punitivo verso le banche e il mondo finanziario.
A insistere sul tema è stata in un videomessaggio Irene Tinagli, Commissione Econ, Parlamento Ue. «È il frutto di una scelta costruita sulla memoria collettiva delle crisi che hanno colpito il nostro continente, prima fra tutte quella finanziaria del 2008». Inoltre, «la complessità normativa e la farraginosità del diritto finanziario europeo riflettono carenze strutturali del nostro mercato unico, in particolare l’incompiutezza dell’unione bancaria e dell’unione dei mercati dei capitali. Fino a quando queste architetture resteranno parziali, la regolazione dovrà in qualche modo continuare a supportare da sola il peso per garantire la stabilità e la coerenza del sistema».
Semplificare non è deregolamentare. Semplificare, però, non deve tradursi in deregolamentazione né in una maggiore frammentazione. A ribadirlo è stato Sergio Gatti, direttore generale Federcasse e docente a contratto di Economia e diritto delle banche con finalità mutualistiche.
«Oggi», spiega, ci confrontiamo con un impianto normativo europeo che
sconta una forte complessità e frammentarietà: elementi che ne riducono
chiarezza, efficacia applicativa e legittimazione politico-giuridica. Ma soprattutto non giocano a favore della competitività dell’economia europea e dello sviluppo della democrazia sostanziale».
Secondo Gatti, il rapporto Less is more non punta alla deregolamentazione, ma «propone un percorso di semplificazione convinta, maggiore trasparenza e miglior coordinamento tra i diversi livelli di regolamentazione e le attività di vigilanza. Senza depotenziare minimamente il monitoraggio e la gestione dei rischi e il presidio della solidità».
Una revisione del quadro normativo che, per Giovanni Sabatini, independent
chair EU T+1 industry committee e docente a contratto di principles of banking
nella Facoltà di scienze bancarie, finanziarie e assicurative, deve avvenire
nell’immediato: «Bisogna agire nei prossimi 18 mesi», afferma, mettendo in
evidenza l’importanza di «snellire la regolamentazione, cambiare l’approccio
strutturato sui cinque livelli di regole, semplificare le aspettative di autorità di
vigilanza e, soprattutto, rendere veramente concreto il principio di proporzionalità».
Per Sabatini «l’Europa ha una finestra di opportunità per rendere più
attraenti gli investitori globali ma deve fornire un quadro regolamentare e un
assetto istituzionale semplice ma che ne favorisca la competitività. Come anche
indicato dai Rapporti Letta e Draghi, occorre ridurre o rimuovere il red tape che
appesantisce il quadro regolamentare e riduce la competitività delle istituzioni
finanziarie europee».
Alcune soluzioni concrete per favorire la semplificazione sono arrivate da Stefano Cappiello, ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha suggerito la necessità non solo di disegnare regole appropriate ma anche di facilitarne l’applicazione. Da questo punto di vista la leva digitale può essere uno strumento utile anche per rendere interoperabili le banche dati.
In apertuyra e nel testo foto da ufficio stampa Federcasse
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