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Bosnia Erzegovina

Firmata a Srebrenica una dichiarazione di pace congiunta ebraico – musulmana

In un mondo in cui risuonano ancora gli echi dell’Olocausto e del genocidio dei musulmani bosniaci di Srebrenica, in un mondo ancora attraversato da conflitti che sembrano ripetere le stesse orrende dinamiche, i partecipanti all’iniziativa tracciano un percorso di “riconciliazione, rispetto reciproco e costruzione attiva della pace”

di Redazione

Il capo della comunità islamica della Bosnia Erzegovina Hussein Kavazović e il presidente della Rete internazionale dei figli dei sopravvissuti ebrei all’Olocausto, Menachem Z. Rosensaft

In un periodo tanto povere di notizie di pace, ci sembra importante segnalare che lo scorso 27 gennaio nella cittadina bosniaca di Srebrenica, tristemente nota per il massacro di 8000 ragazzi e uomini musulmani  nel luglio del 1995, il Giorno della memoria ha fatto da sfondo ad un evento molto importante per i rapporti tra le comunità ebraica e musulmana di Bosnia: al Memoriale di Srebrenica è stata infatti presentata una dichiarazione di pace congiunta ebraico-musulmana, con l’obiettivo di promuovere la comprensione reciproca e il dialogo tra le due comunità. L’iniziativa è stata firmata dal capo della comunità islamica della Bosnia Erzegovina Hussein Kavazović e dal presidente fondatore della Rete internazionale dei figli dei sopravvissuti ebrei all’Olocausto, Menachem Z. Rosensaft. Presenti alla cerimonia anche Munira Subašić, presidente dell’Associazione “Madri di Srebrenica” e Jakob Finci, capo della Comunità ebraica di Bosnia Erzegovina.

In un mondo in cui risuonano ancora gli echi dell’Olocausto e del genocidio dei musulmani bosniaci di Srebrenica, in un mondo ancora attraversato da conflitti che sembrano ripetere le stesse orrende dinamiche, i partecipanti all’iniziativa si sono riuniti per dare una risposta, per tracciare un percorso di “riconciliazione, rispetto reciproco e costruzione attiva della pace”, in un viaggio guidato dalla volontà di un “dialogo costante”, nella speranza di un futuro in cui comprensione e convivenza “possano superare l’odio, la paura e la guerra”.

Gli impegni dei firmatari comprendono anche il ricordo delle vittime della Shoah e del genocidio di Srebrenica, in funzione di monito perenne per le generazioni future; il ripudio di ogni forma di antisemitismo, islamofobia, razzismo, xenofobia e altri fanatismi discriminatori e corrosivi; l’impegno a non restare indifferenti di fronte ai tentativi di cancellare l’identità etnica, religiosa o nazionale di un popolo; il ripudio e la condanna di qualsiasi glorificazione o tentativo di riabilitazione degli autori di tutti questi crimini. Ma anche: volontà di proteggere la vita ad ogni costo, libertà di espressione, condivisione e dialogo all’insegna della compassione, azioni congiunte in tempo di crisi. Come quelli attuali. 

Pur mantenendo i propri legami con le rispettive storie, e illuminati da una responsabilità condivisa nei confronti delle generazioni future, questa dichiarazione vuole quindi simboleggiare l’impegno dei firmatari per costruire un mondo in cui le differenze possano diventare possibilità di conoscenza reciproca, per approdare alla pace e alla riconciliazione. Non a caso, la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović ha applaudito l’iniziativa, definendola “un faro di speranza” in un momento in cui le divisioni sembrano “insormontabili”.


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