Welfare
«Fisiologici 70mila detenuti»
Parla il capo dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta: «Se aumentano i reati e le pene, aumenteranno anche le detenzioni»
di Redazione

di Costantino Coros
«Il mondo carcerario è cambiato: da quello che era un ambiente di esclusiva detenzione è diventato un mondo di elaborazione di esperienze. Si è aperto sempre di più alla società civile, al volontariato. Questo non vuole dire che i problemi non ci sono, anzi sono ancora tantissimi e vanno affrontati e risolti, cosa che si sta facendo». Così si è espresso Franco Ionta, capodipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel corso del suo intervento fatto in occasione della giornata di apertura del 41° convegno nazionale del Seac (il Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario), dal titolo “I diritti dei detenuti e la Costituzione” in svolgimento a Roma e che sin concluderà sabato 29 novembre.
Ionta ha poi proseguito affrontando il tema relativo alle recenti proposte di introdurre l’esecuzione esterna della pena. Il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha sottolineato che «questa materia necessita di elaborazioni esterne di carattere politico» è ovvio però, ha proseguito Ionta «che se si aumentano i reati e le pene è inevitabile che aumentino anche i detenuti. Ritengo che oggi bisogna non pensare sempre in temini emergenziali, ma anche in termini di fisiologia. La cifra di 60 – 70mila persone detenute rappresenta un numero che si può considerare fisiologico anche in relazione a ciò che accade in Europa».
Il sottosegretario al ministero della Giustizia, Giacomo Caliendo ha affermato che: «L’amministrazione penitenziaria da sola non può riuscire a determinare il reinserimento nella società dei detenuti. Ritengo che il volontariato può ricoprire un ruolo importante in questo campo». In più ha proseguito il sottosegretario «mentre abbiamo un grosso problema di affollamento nelle carceri per adulti gli istituti per i minori sono praticamente vuoti con un personale in eccesso rispetto alle necessità».
Infine, Elisabetta Laganà presidente del Seac, ha ricordato che «in carcere avvengono suicidi 20 volte di più rispetto a quelli che accadono nella società civile» e che «è dimostrato che l’esecuzione penale esterna determina meno recidive di chi sconta la pena negli istituti di detenzione».
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