Cultura
Francescani, il Papa ha applicato il concilio
La decisione di portare i francescani delle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli di Assisi sotto la diretta giurisdizione pastorale del vescovo locale ha suscitato polemiche
di Redazione
La decisione di Papa Benedetto XVI di portare i francescani delle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli di Assisi sotto la diretta giurisdizione pastorale del vescovo locale ha suscitato un acceso dibattito sui giornali. Il provvedimento è contenuto nel documento ?Motu Proprio? firmato dal Papa in coincidenza con la nomina del nuovo vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, che da soli due anni rivestiva la carica di segretario della Congregazione per il culto divino.
Da un punto di vista strettamente ecclesiale, questa decisione, lo si voglia o no, risponde alla teologia del Vaticano II che ha fortemente rivalutato la figura del vescovo in rapporto ai carismi presenti nella Chiesa locale. Inoltre il provvedimento papale è in linea con le Mutuae Relationes, il documento interdicasteriale promulgato nel 1978, un documento che enuncia i criteri direttivi sui rapporti tra i vescovi e i religiosi all?interno della Chiesa.
Questo testo è maturato dopo un lungo confronto tra la Congregazione dei religiosi e istituti secolari e quella dei vescovi. Nel confronto ha avuto un ruolo importante anche il contributo delle Congregazioni delle Chiese orientali e per l?evangelizzazione dei popoli, che segnò, peraltro, un passo decisivo nel cammino di attuazione del Concilio VaticanoII.
Detto questo, è fondamentale che siano sempre garantite alla vita consacrata in generale, e alla fraternità francescana in particolare, le condizioni per una continua creatività e un?audacia responsabile e profetica.
Sebbene il ?Motu Proprio? sia stato interpretato da alcune componenti ecclesiali e politiche come un richiamo all?ordine, la decisione papale, se davvero attuata secondo lo spirito conciliare, potrebbe invece rappresentare un?opportunità di crescita e arricchimento per la Chiesa italiana, soprattutto in merito ai valori della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato.
Assisi è ormai il simbolo universale di questi valori e, indipendentemente dalla sua forma giuridica, rimane un tesoro inestimabile non solo per i cattolici, ma per ogni uomo e donna, ad ogni latitudine. Chiunque intendesse soffocarne la vocazione si assumerebbe una grave responsabilità di fronte a Dio e di fronte agli uomini. D?altronde, come ebbe a scrivere Giovanni Paolo II ai frati minori Cappuccini nel 2003, in occasione del tradizionale Capitolo delle stuoie: «La minorità vissuta esprime la forza disarmata e disarmante della dimensione spirituale nella Chiesa e nel mondo».
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