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Fund raising,bla lezione dibmister Doodat

Obama ha rastrellato 650 milioni in micro donazioni

di Redazione

Così in America si definisce l’anonimo signor qualunque. È così che si è firmata la gran parte dei piccoli sostenitori di Obama M ister Doodat e il signor Rossi donano online, ma non sono pari. “Doodat” negli States sta per “anonimo signor qualunque” ed è proprio con questo nomignolo che si è firmata la gran parte di coloro che hanno scelto di sostenere Barack Obama attraverso una piccola donazione online. Un fenomeno senza precedenti, che ha portato il neopresidente americano a raccogliere 650 milioni di dollari, più del doppio del rivale McCain, il 95% dei quali attraverso piccole o piccolissime donazioni.
Obama non è stato il primo a utilizzare Internet per il fundraising elettorale negli Usa: cominciò il democratico Howard Dean nel 2004 e Ron Paul se ne è servito per la nomination repubblicana di quest’anno.
Il neo eletto, però, come ha notato Sarah Lai Stirlan su Wired , «è stato il primo a integrare con successo la tecnologia con un rinnovato modello di organizzazione politica che ha puntato sul volontariato e sul feedback su una scala di massa, erigendo una vasta, intricata macchina settata per alimentare una spinta senza precedenti verso il voto».
Dietro al successo di Obama come fundraiser online c’è il genio di Chris Huges, che come “online organizing guru” è stato l’ideatore del sito My.BarackObama. com e ha coordinato lo staff che ha mantenuto la presenza di Obama su Facebook (dove ha sfiorato i 3 milioni di sostenitori) e gestito un flusso enorme di messaggi email con i supporter. Dopo la vittoria, tutti coloro che nel mondo credono in Internet come strumento per la raccolta fondi sono, naturalmente, entusiasti.
Anche in Italia il fundraising online sta riscuotendo sempre più attenzione, ma perché succeda da noi quello che è riuscito negli States, gli ostacoli da superare sono ancora molti, come dice Paolo Ferrara , responsabile per la raccolta fondi di Terre des Hommes Italia: «La raccolta fondi online di Obama non è dipesa solo dalla penetrazione di Internet, della banda larga o della carta di credito, ma anche da un lavoro capillare dei volontari (grazie alla flessibilità del mercato del lavoro americano)». Hanno contato anche il quadro politico chiaramente bipolare, il carisma del candidato e la novità del suo messaggio, la voglia di cambiamento. «Un peso l’hanno avuto anche la cultura protestante incentrata sulla responsabilità individuale», prosegue Ferrara, «il fatto che qui dona il 30-40% della popolazione, lì il 70-85%, con donazioni medie decisamente superiori». Ci sono però anche ragioni tecniche, aggiunge: «In Italia, e in genere nell’Europa non anglofona, le donazioni online vengono scoraggiate. Usiamo l’https, chiavi di decrittazione sempre più sofisticate e poi cvv, pin e non so quale altra diavoleria? Che effetto può fare sentirsi dire che Internet è il posto più sicuro dove usare la propria carta di credito e poi veder cambiare ogni pochi mesi le regole per tappare le falle? Il risultato è che ci si fida sempre meno. Il successo di Obama non è stato dato solo dalle donazioni online episodiche, ma soprattutto dalle donazioni pianificate. Ma sia negli States che in Gran Bretagna queste si possono raccogliere su un modulo online… qui senza la firma non vai da nessuna parte».
Si può aggiungere il fatto che in America si fa fundraising da molti più anni, si è più abituati alle richieste? Inoltre da noi come sarebbe stata accolta la tambureggiante azione via mail o sms di Obama?

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