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Fundraiser, imparate dai soldi di Obama

Gregor Poynton, l’uomo che per due volte ha inventato e gestito la campagna di fundraising del presidente Usa, apre il XII Master in Fundraising dell’Universitàò di Bologna, e traccia una rotta. Melandri: «I partiti italiani devono entrare in una nuova logica di raccolta fondi».

di Mattia Schieppati

Deputati e consiglieri regionali che si aumentano la paghetta, e un sistema di finanziamento pubblico ai partiti che – anche se ogni volta non si chiama più così – continua a nascondere ampie zone d’ombra (e di vergogna) sono il contesto, non facile, all’interno del quale lancia quest’anno lo sguardo il Master in Fundraising dell’Università di Bologna, che inaugura venerdì 17 la sua XII edizione nella sede forlivese con un convegno che mette al centro un tema più che mai caldo: fundraising e politica.

Ovvero se e come la professione del fundraiser – che siamo abituati, nel nostro Paese, a considerare una professionalità strettamente legata al mondo del non profit – possa trovare spazio e portare aria nuova nel settore dei partiti e delle organizzazioni politiche. «Il fundraising per la politica è divenuto un tema di grande attualità soprattutto con la prevista abolizione del finanziamento pubblico ai partiti politici italiani, proposta tramite decreto legge il 13 dicembre scorso», spiegano dalla direzione del Master bolognese. «Sebbene il passaggio dal finanziamento pubblico a quello privato dovrebbe avvenire in modo graduale nel corso dei prossimi 3 anni – il finanziamento pubblico dovrebbe infatti definitivamente cessare a partire dal 2017 – i partiti politici italiani devono cominciare sin da ora a muoversi per comprendere e attuare con efficacia i meccanismi della raccolta fondi».

I partiti devono muoversi, e in fretta, perché grazie alle tasche sempre generose di mamma-cassa pubblica fino ad ora il concetto di raccolta fondi presso i propri sostenitori è un concetto ancora lontanissimo dalle segreterie politiche. La recente "Ricerca comparativa sul fund e people raising per la politica", realizzata dal Centro Studi sul Non Profit ha evidenziato infatti come in Italia solo il 44% dei Partiti utilizzi tecniche di fundraising per raccogliere fondi; solo il 25% dei partiti (18 le realtà analizzate) raccoglie i dati dei propri donatori, mentre negli Stati Uniti, tanto per fare un paragone, la raccolta di un database da fidelizzare è un impegno importate per il 67% dei partiti e movimenti. Ancora: in Italia, solo il 10% dei Partiti utilizza tutte le tecniche di fundraising per raccogliere donazioni. Salamelle e feste dell’Unità a parte, insomma, per i fundraiser professionisti il mondo della politica italiana rappresenta una potenziale prateria da colonizzare.

Come afferma Valerio Melandri, direttore del Master, «il fundraising è una scienza semplice ma bisogna capirne a fondo meccanismi e logiche. I partiti politici italiani sono certamente in grado di attivare raccolte fondi efficaci ma prima devono cambiare mentalità e aver voglia di trasformare l’attuale modalità di raccolta fondi “empirica” in un metodo più “scientifico”. D’altra parte sono convinto che i cittadini italiani siano disposti a finanziare l’attività dei partiti se credono nel programma, nelle idee e nelle prospettive di questi».

Il modello cui guardare? Senza dubbio gli Stati Uniti. E per ribadire il concetto, ospite d’eccezione del convegno di apertura del master sarà Gregor Poynton, Political Director della Blue State Digital, l’uomo che ha creato e diretto le strabilianti campagne di fundraising di Barak Obama in entrambe le volate elettorali, quella del 2008 e quella del 2012. Uno che sa come si fa, insomma, e l’ha dimostrato ai massimi livelli possibili. Basterà il suo speech per dare uno scossone alle segreterie amministrative dei nostri partitucoli (oltre che agli aspiranti fundraiser)?


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