Famiglia
Genitori, figli e rapporto con i media
Presentati i dati di una ricerca People - Terre des Hommes: il 72% dei genitori fatica a gestire la relazione dei figli con i media
di SOS Italia
La rivoluzione digitale, abbracciata entusiasticamente dai bambini, mette a dura prova i genitori che non sempre hanno la consapevolezza o le competenze per supportare i figli a un uso responsabile dei media. Slo una minoranza di genitori è consapevole dell’importanza di spendere tempo per accompagnare con competenza, regole e dialogo i figli nel mondo dei media che cambia, con nuovi linguaggi, nuove opportunità ma anche nuove insidie, mentre a vari livelli la maggioranza rischia di lasciarli soli, abdicando al proprio ruolo di genitori, con il rischio di rendere più conflittuale il rapporto in famiglia. Pur spaesati e incerti di fronte a un contesto che faticano a comprendere e regolare, gran parte dei genitori italiani non dimostra molta voglia di aggiornarsi, demandando spesso alla scuola l’educazione ai media.
È questa l’analisi offerta dalla ricerca commissionata a People, società di ricerche di mercato di Milano, da un innovativo gruppo di soggetti messi insieme da Terre des Hommes, organizzazione impegnata nella protezione dei diritti dell’infanzia: Google, Vodafone e Fondazione Ugo Bordoni.
Al centro della ricerca per la prima volta non solo la relazione tra bambini, “nuovi” (Internet, cellulare, social network e videogiochi), e “vecchi” media (come tv, giornali e radio) ma anche il sempre più complicato ruolo svolto dai genitori in questo rapporto spesso “caldissimo”.
Solo il 18% dei genitori, quelli che la ricerca definisce Esperti, sembrerebbe non solo conoscere le nuove tecnologie ma anche essere disposto a svolgere fino in fondo il proprio ruolo, dosando regole chiare e semplici con il dialogo e la capacità di affiancarsi ai figli.
Il restante 72% del campione oscilla tra ansia, compiacimento spesso immotivato e un imprudente permissivismo. I più numerosi sono i cosiddetti Ansiosi, ben il 35% degli intervistati, che coscienti di essere impreparati davanti alla continua evoluzione tecnologica si rifugiano in divieti che non solo non sanno argomentare, ma che a volte finiscono per non saper imporre.
Dai divieti non spiegati al compiacimento, il passo in termini statistici è breve. Il 26% dei genitori italiani, i Compiaciuti, si dimostra orgoglioso del fatto che i figli sappiano utilizzare bene i nuovi media e considera l’esposizione massiccia agli stimoli dei diversi apparecchi elettronici semplicemente come segno di intelligenza e autonomia. Perciò non appare intenzionato a mettere freni alla dieta mediatica dei figli. Chiudono la classifica i Permissivi, il 21% del campione, che finiscono per lasciare ai media il compito di balia.
«Occorre intervenire al più presto, ricordando ai genitori che proteggere i bambini significa saper dosare regole e dialogo, limiti e capacità di accompagnarli verso una maggiore autonomia», dice Raffaele Salinari, presidente della Federazione Internazionale Terre des Hommes. «Un ruolo importante lo deve svolgere la scuola, ma sono i media stessi che possono e devono avere un ruolo decisivo nell’accompagnare i genitori alla riconquista della funzione perduta di educatori».
Impossibile? Forse no, visto che proprio grazie al contributo dei media e della scuola sembra essere stata vinta la battaglia della sicurezza online, che vede genitori e figli sempre più consapevoli dei rischi di adescamento, cyberbullismo e pedofilia. «I grandi sforzi che le aziende più responsabili stanno facendo per assicurare il livello più elevato di sicurezza ai minori che usano i new media sono ben rappresentati dal pool che si è raccolto attorno alla ricerca di People e Terre des Hommes, mostrando grande sensibilità e capacità di visione a lungo termine», conclude Salinari.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.