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Giornata contro la droga: il silenzio di Roma

Le ricorrenze ogni tanto possono essere utili come occasioni di riflessione.

di Riccardo C. Gatti

Sentii parlare per la prima volta del 26 giugno come ?Giornata Mondialecontro la Droga? nel 1990. Non amo particolarmente le ricorrenze ma credo che possano essere utili, ogni tanto, come occasioni di riflessione. Ho telefonato a qualche collega e a qualche Ministero: la ?Giornata? non è stata abrogata ma, di fatto, non mi risulta che le istituzioni preposte (si dice così?) abbiano organizzato qualche occasione ufficiale. Certo, c?è stata la preziosa iniziativa della Fict, da New York abbiamo udito l?eco delle parole di Annan. Ma da Roma nessun segnale. Forse è meglio così. L?affare droga, evidentemente, non è più un?emergenza e nemmeno un problema prioritario. Sono ben pochi gli uomini politici che, ormai, inseriscono la parola tossicodipendenza nei loro programmi, nei loro discorsi e, ovviamente, anche nelle loro iniziative. Fuori dall?emergenza si può anche lavorare meglio: meno pressioni, meno proclami, meno parole. Certo che è strano. Il mercato della droga sta cambiando. Una pluralità di sostanze è ormai alla portata di tutti. Consumi trasversali a tutte le classi sociali di sostanze probabilmente più pericolose dell?eroina preparano periodi non facili per molte persone. E allora che si fa? TUTTI ZITTI! Che mondo strano… Io sono convinto che l?uso di droghe legali e illegali sia uno dei problemi più gravi dell?Europa nel nuovo millennio. Lo dico e lo scrivo dall?89, quando realizzai uno dei primi convegni tecnici sul problema della cocaina e del crack. Allora mi dissero che parlavo di problemi che non esistevano. Era più interessante dibattere su ciò che, ormai, aveva fatto danno, per ridurlo, si diceva, o almeno tentare di prevenirlo… se solo si fosse agito prima. Meglio stare TUTTI ZITTI, mi dicevano allora, perché a parlare di droga la gente finisce per drogarsi. E la storia si ripete. Dal mio punto di vista vedo chiaro chi avrà molto da perdere da tutto questo: troppi giovani si vanno convincendo (ancora una volta) che l?utilizzo di droghe, per migliorare la propria vita, sia effettivamente praticabile, che le sostanze siano controllabili. Sarebbe interessante capire chi ci guadagnerà e perché ma, forse, è meglio non fare dietrologia sul futuro visto che, ormai, è così presente da riguardarci da vicino. Meglio stare TUTTI ZITTI, non si sa mai. Parlandone troppo ci potrebbero anche essere giovani in grado di arrivare alla convinzione che a fronte di noia, brutture, mancanza di speranze e prospettive anziché canne, paste, chicche, coca, special K, cartoni, micropunte, alcol, psicofarmaci, cobret e, perché no, eroina in vena, forse, si potrebbe tentare di cambiare il mondo. Questa posizione, per chi ha più anni di loro, potrebbe sembrare ingenua, irrealistica, inaccettabile, forse anche da reprimere. In fondo agli adulti questo mondo non va poi così male visto che, quando parlano di disagio, citano sempre il ?disagio giovanile? e, quando lo vogliono ridurre, danno il mandato a psicologi, educatori ed assistenti sociali di prevenirlo al fine di limitare la devianza, che è l?unica cosa che infastidisce veramente anche loro.


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