L'iniziativa dell'Oms
Giornata senza tabacco: uno su 4 fuma, 90mila morti l’anno
Questi i dati del nostro paese, rimasto indietro sulla lotta al tabagismo i cui danno di salute ci costano 24 miliardi di euro l’anno. Lo slogan di questa edizione è Unmasking the appeal per smascherare le strategie impiegate dalle industrie del tabacco e della nicotina per rendere attraenti prodotti letali. In aumento l'uso di sigarette elettroniche e prodotti del tabacco. L'esperienza di altri paesi mostra che l'aumento delle accise è in grado di ridurre in maniera significativa il numero di fumatori. In molti si augurano l'adozione di simile misura anche qui

Rispetto a vent’anni fa, il numero dei fumatori è diminuito: nel 2005 fumava (o, più in generale, consumava tabacco) il 29% della popolazione mondiale con più di 15 anni, oggi siamo al 20% ma ancora ben oltre il miliardo di persone. Inoltre, complice l’arrivo sul mercato di una moltitudine di nuovi prodotti, l’epidemia da tabacco e nicotina ha cambiato faccia e si è rinvigorita. Sono i risultati raggiunti dalla Convenzione Quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo (qui) varata nel 2005 e che ha coinvolto ben 183 Paesi in un impegno globale per disincentivare l’abitudine al fumo. Oggi, le sigarette elettroniche e i prodotti da tabacco riscaldato hanno contribuito a mantenere viva l’epidemia da tabacco: il trend della prevalenza di fumo in Italia ha, infatti, osservato uno stallo proprio a partire dalla loro diffusione, una decina di anni fa. La Giornata Mondiale senza Tabacco del 31 maggio, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quest’anno ha lo slogan“Unmasking the Appeal” #tobaccoExposed perché punta a mettere a nudo le strategie impiegate dalle industrie del tabacco e della nicotina per rendere attraenti prodotti letali.
In Italia, 90.000 morti l’anno. Eppure, 1 su 4 fuma
Il tabacco è la principale causa prevenibile di malattia e morte nel mondo. L’Oms stima 8 milioni di vittime all’anno, di cui 1,2 milioni di non fumatori esposti al fumo passivo. In Europa, si contano circa 700.000 morti l’anno attribuibili al tabacco, di cui oltre 90.000 in Italia, quasi la metà per tumori. Si stima che i costi diretti e indiretti dovuti al tabagismo tocchino i 26 miliardi di euro l’anno nel nostro Paese. In Italia, nel biennio 2022-2023, risultava fumatore il 24% circa della popolazione. Di questi, il 20% usava solo sigarette tradizionali e il 4% combinava sigarette e dispositivi elettronici. Si evidenzia la crescita dell’uso esclusivo di dispositivi elettronici, passati dallo 0,4% al 3,3% nello stesso periodo.
Nuovi linguaggi per vecchi concetti
Creator comico e conduttore tv, Gabriele Vagnato ha scelto di impegnarsi al fianco di Fondazione Airc per sensibilizzare ragazzi e ragazze sui rischi del fumo e in particolare sui danni causati dai nuovi dispositivi. «Il fumo fa male, e lo sappiamo tutti. Ma se non cambiamo il modo di raccontarlo, non cambieremo il modo in cui viene percepito soprattutto dai ragazzi» spiega Gabriele «Sono rimasto molto colpito dai numeri e dall’entità dei danni del tabacco. Spero che questo mio contributo sia utile per scardinare almeno un po’ il ‘mito della sigaretta’ rendendo più consapevoli le persone che mi seguono sui social».
Lo scorso anno in Italia sono state stimate circa 44.831 nuove diagnosi di tumore al polmone, oggi sappiamo che responsabile di 8-9 tumori del polmone su 10 è il fumo di sigaretta. Nel 2021 in tutto il mondo, il consumo di tabacco abbia causato l’11% dei decessi totali (pari a 7,2 milioni di morti). Inoltre, il fumo di sigaretta è fortemente associato anche a tumori del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e di alcuni tipi di leucemie e a malattie cardio-cerebrovascolari.
Oncologi medici: sì a drastico aumento delle accise
«Agli stili di vita scorretti, e tra questi prima di tutto il fumo di sigaretta, si attribuisce circa il 40% delle diagnosi di cancro, che in Italia si stimano nell’ordine di 390.000 all’anno, oltre 1000 al giorno. Per questo motivo AiomIOM si è schierata a favore della campagna per ottenere dal Governo un drastico aumento delle accise sul tabacco, forse l’unica strategia che abbia dimostrato di ridurre in maniera efficace il numero di fumatori, come dimostrato dai dati Cergas, con innegabili vantaggi per la salute dei cittadini. E, non ultimo, con notevoli risparmi per il Ssn a cui si potrebbero anche destinare i ricavi derivanti dall’aumento delle accise. Si stima infatti che i costi diretti e indiretti dovuti al tabagismo tocchino i 24 miliardi di euro l’anno nel nostro Paese. Auspichiamo si intraprenda un percorso politico per arrivare a questo obiettivo» commenta Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica Aiom.

L’importanza della politica fiscale
Infatti, una delle misure di dissuasione che si sono rivelate efficaci è l’aumento del prezzo del pacchetto. Lo ricorda Fondazione Veronesi: i dati provenienti da Francia e Irlanda raccolti e analizzati dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale Cergas di Sda Bocconi School of Management ed una nuova indagine condotta da AstraRicerche su richiesta di Fondazione Veronesi, dimostrano che aumentare la tassazione sul tabacco è una misura fondamentale, efficace e largamente accettata. Mentre in Italia il prezzo medio di un pacchetto da 20 sigarette supera di poco i 5 euro, con incrementi minimi negli ultimi anni, in Francia è passato da 7,05 euro nel 2017 a quasi 11 euro nel 2023, con l’obiettivo di arrivare a 13 euro entro il 2027. In Irlanda, dove in seguito a una politica di aumenti intrapresa nel 2015 un pacchetto costa oggi oltre 15 euro, la percentuale di fumatori è scesa dal 23% al 18% tra il 2015 e il 2021. «Francia e Irlanda hanno adottato strategie fiscali ambiziose per contrastare il tabagismo, con prezzi delle sigarette tra i più alti in Europa. Negli ultimi anni, entrambi i Paesi hanno ottenuto riduzioni significative nel consumo di prodotti del tabacco, controbilanciate però da un aumento nell’utilizzo delle sigarette elettroniche. Emerge quindi l’importanza di una politica fiscale guidata da obiettivi di salute pubblica, e integrata da misure di educazione, prevenzione e trattamento, per creare la prima generazione libera dal tabacco» dichiara Amelia Compagni, direttrice del Cergas e professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi. Inoltre, l’indagine condotta da AstraRicerche ritiene che più della metà degli italiani riconosce che una tassazione più elevata sul tabacco aiuta a prevenire l’iniziazione, ridurre il consumo e favorire la cessazione. Gli italiani chiedono anche un impiego mirato delle risorse fiscali raccolte: la maggioranza vorrebbe destinarle a educazione scolastica, prevenzione delle malattie fumo-correlate e servizi di disassuefazione dal fumo.
Lotta al tabagismo? Italia rimasta indietro
L’esperienza internazionale e l’opinione pubblica convergono su un punto chiave: è urgente adottare una strategia integrata che combini leva fiscale, educazione, campagne informative, rispetto dei divieti, monitoraggio del mercato e supporto per chi vuole smettere. «L’uso di tabacco è responsabile di circa l’85% dei decessi per tumore del polmone, dei bronchi e della trachea. A fronte di questi danni risaputi, l’Italia è rimasta indietro nella politica di lotta al tabagismo nel panorama internazionale secondo i criteri dell’OMS» dichiara Giulia Veronesi, direttrice della Chirurgia Toracica del San Raffaele, ordinaria dell’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano e membro del Comitato di Lotta al Fumo di Fondazione Umberto Veronesi ETS. «Le evidenze ci sono e sono chiare: alzare le tasse sul tabacco significa ridurre i consumi e prevenire malattie e decessi evitabili. Liberare risorse utili per il Sistema Sanitario Nazionale».
Foto di Reza Mehrad su Unsplash
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