Media
Giovane e sostenibile: l’altra Africa che i media italiani ignorano
È quanto emerge da "L'Africa mediata 2024", il rapporto di Amref Italia su media e narrazione dell'Africa, dedicata quest'anno a giovani, attivismo e partecipazione
di Alessio Nisi
Eurocentrismo, narrazione unilaterale, comunicazione che guarda all’ombelico, qualitativamente orientata ad un racconto stereotipato sui temi del disagio e della migrazione e, quando c’è, scarsamente focalizzata sull’attivismo e sui giovani. Tutto questo in un contesto in cui è sempre più difficile (per ragioni politiche) dare voce, spazio e presenza ai testimoni. È un po’ questo il filo rosso che lega i dati di L’Africa mediata 2024, il nuovo rapporto di Amref Italia su come e quanto i media hanno parlato di Africa nel 2023. Quanto di piano Mattei? Quest’anno l’analisi, giunta alla quinta edizione (dal 2019) e curata dall’Osservatorio di Pavia, ha per focus “Attivismo e partecipazione. L’Africa giovane di cui non si parla abbastanza”.
L’Africa che resiste e innova
«L’Africa è una “pentola che bolle” diceva un sociologo del Camerun», spiega Léonard Touadi, giornalista ed esperto di relazioni internazionali, «dove il 70% della vita sta nell’informale. Noi spesso raccontiamo spesso l’Africa istituzionale, ma nessuno racconta l’Africa vernacolare, dove esistono nuclei di resistenza e di innovazione, che resistono all’economia che non va e resistendo innovano e inventano nuove forme di socialità. È un’Africa che merita attenzione».
Il report di Amref arriva a pochi giorni dall’inizio del più importante vertice della presidenza italiana del G7 (13-15 giugno in Puglia), che, come dichiarato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 26 aprile, avrà tra i temi “un nuovo rapporto da pari a pari con le nazioni emergenti ed in particolare con il continente africano”.
Debito di rappresentazione
Dicevamo del filo rosso. Tra i concetti chiave con cui è stato presentato lo studio ce ne sono altre due: uno è debito di rappresentazione, l’altro è il bisogno di riscatto attraverso le testimonianze.
Parlare di come arriva la narrazione dell’Africa agli italiani è centrale nel nostro lavoro: la parola sbagliata, come l’aggettivo non corretto, possono trasformare la percezione che gli stessi italiani hanno del continente
Guglielmo Micucci – direttore generale di Amref Italia
«Esiste un’altra Africa», puntualizza Guglielmo Micucci, direttore generale di Amref Health Africa in Italia, «oltre la cronaca, gli sbarchi e le emergenze. Un’Africa di giovani che vede in cima alle sfide più importanti la disoccupazione, l’economia e la salute, ma che ha più strumenti rispetto alle generazioni precedenti. Chiediamo al prossimo G7, ai responsabili del piano Mattei, di ascoltare l’Africa. Un continente impegnato a cambiare, il più delle volte dal basso, grazie alle nuove generazioni, che rappresentano la maggioranza della popolazione del continente».
Parliamo inoltre, aggiunge Micucci, di «un continente che ha il 60% della popolazione sotto i 25 anni, con migliaia di attivisti e attiviste». Un mondo che per i media italiani, «semplicemente non esiste». E, a proposito del piano Mattei, sottolinea: «L’attenzione al Piano Mattei è anche un po’ come guardare al nostro ombelico».
Lo 0,1 %
Si diceva della scarsa attenzione dei media italiani all’attivismo dei giovani africani. I dati sono questi. Secondo lo studio del totale degli intervistati nei telegiornali di prima serata (50.573), c’è appena 1 attivista africano ogni 919 persone, ovvero lo 0,1% di presenza complessiva. Un numero ai confini dell’invisibilità. Sul fronte dei quotidiani, il 2023 registra il maggior numero di notizie sull’Africa degli ultimi 5 anni con la presenza nei 6 principali quotidiani di 16 notizie in media al mese (+3 rispetto al 2022).
L’analisi nel dettaglio
Colpisce il dato relativo all’aumento di notizie che non si traduce in una maggiore attenzione ai contesti africani: 2 notizie su 3 sono ambientate in Italia o in Occidente e riguardano cronaca e migrazioni (80,2%, dato in aumento). L’impegno del governo rispetto alle questioni africane ha aumentato la copertura: dal memorandum Ue-Tunisia al Patto Italia-Albania, fino agli accordi con la Libia.
Le migrazioni sono il tema principale anche delle notizie ambientante in Africa (42% dei titoli): una novità rispetto agli scorsi anni in cui erano predominanti news su guerra e terrorismo. I temi maggiormente raccontati sono le condizioni dei migranti nei campi profughi, i naufragi, le visite della presidente Meloni nei paesi africani.
Nei notiziari del prime time e programmi di infotainment, a differenza degli anni precedenti, il 2023 ha visto un rinnovato interesse per l’Africa. Nei Tg sono state rilevate 3.457 notizie sull’Africa (numero più alto dopo il 2019). Si conferma anche in questo caso una prevalenza della copertura su migrazioni e fatti di cronaca nel contesto occidentale, oltre che sull’intensa attività istituzionale di Meloni e iniziative come il piano Mattei.
Scarsa attenzione. L’attenzione verso notizie direttamente legate a persone, temi e fatti del continente africano rimane decisamente bassa con una media dell’1,9% rispetto alle notizie sull’Africa e una prevalenza di informazioni su guerra, terrorismo e cronaca con ampia copertura del terremoto in Marocco e dell’alluvione in Libia. Questa tendenza viene confermata anche nei programmi di infotainment analizzati su sette reti televisive.
L’Africa rappresenta la gioventù
Fra i testimoni anche Bitania Lulu Berhanu, trentenne attivista etiope di Adis Abeba e direttrice del programma Y-act Amref, il cui obiettivo è far sì che la voce dei giovani africani «sia ascoltata dai leader. Io», racconta, «sono stata per tre anni tra i 100 leader più influenti al mondo. Ho anche fatto parte della commissione delle Nazioni Unite dei giovani».
L’Unione africana punta sui giovani per sviluppare il continente. Loro sono intenzionati a cambiare lo status quo e il futuro. Ma sono i leader di oggi, non di domani
Bitania Lulu Berhanu – attivista
Giovani opportunità per lo sviluppo
I giovani, in Africa, rappresentano il 70% della popolazione. Per questo motivo, le loro voci non possono essere trascurate. Per Bitania la chiave della sua affermazione come leader «è stata l’istruzione. Mia madre», racconta, «ha scelto di studiare, fuggendo da un matrimonio precoce. Mio padre faceva chilometri per andare a scuola. È questo quello che mi ha permesso di essere qui oggi. Pensate se ad ogni bambino e bambina fossero date le stesse possibilità». In particolare Bitania ha sottolineato gli ostacoli che le giovani donne incontrano e nella disparità di genere, tale da «pregiudicare l’accesso al mondo dell’istruzione e alla leadership».
Dal Senegal il mio impegno per le donne
Coumba Aw, 20 anni, è originaria del Senegal. Anche lei è un’attivista di Amref ed è impegnata, «da quando ho 14 anni», nel contrasto alla pratica delle mutilazioni genitali femminili, ai matrimoni precoci e nella sensibilizzazione sui diritti delle donne.
In apertura foto di Amref health Italia. Nel testo immagini di Alessio Nisi
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