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Giovani con disabilità, un Mentor accompagna dai banchi al lavoro

Un’idea nata dal progetto “Inclusi. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno”, promosso da Con i Bambini ha visto la formazione dei primi dieci educatori che hanno coinvolto 70 ragazze e ragazzi in sei città: Milano, Cremona, Napoli, Salerno, Ascoli Piceno e Senigallia. Obiettivo colmare il vuoto nel passaggio dall’istruzione alla vita autonoma

di Antonietta Nembri

Accompagnare ragazze e ragazzi con disabilità che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori a orientarsi nel mondo del lavoro. Questo l’obiettivo dei Mentor, una nuova funzione nata nell’ambito dei servizi alla persone e del supporto sociale. 

Il progetto

L’idea è nata da “Inclusi. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno”, progetto triennale selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che coinvolge organizzazioni del Terzo settore in tutta Italia nel promuovere una scuola e un territorio equi e accessibili a tutti. 

A oggi in Italia – si legge in una nota – manca per i ragazzi con disabilità un “ponte” che colleghi il mondo della scuola con quello del lavoro e della società in cui vivere in modo autonomo; mancano anche dati ufficiali che registrano questo passaggio importante della vita, in cui cambia la maggior parte dei punti di riferimento, un passaggio ancora più delicato e complesso per chi ha una disabilità. 

Formati dieci Mentor

Per colmare questo vuoto,  il progetto “Inclusi” ha dato il via al percorso formativo “Mentor: strumenti e strategie per promuovere la partecipazione lavorativa e qualità di vita”. Dopo poco più di un anno di attività, sono al lavoro i primi dieci Mentor. Di base sono: educatori, insegnanti, psicologi e assistenti sociali provenienti da Milano, Cremona, Napoli, Salerno, Ascoli Piceno e Senigallia, che hanno frequentato il corso e messo poi in pratica la formazione, coinvolgendo finora 70 ragazze e ragazzi con disabilità.

La formazione del Mentor prevede un approccio e uno sguardo nuovi verso la persona con disabilità e il suo progetto di vita, partendo dalla valutazione di otto ambiti che caratterizzano in maniera unica ogni individuo: benessere fisico, materiale ed emozionale, autodeterminazione, sviluppo personale, relazioni interpersonali, inclusione sociale, diritti, empowerment. 

Persone al centro

Un lavoro che, continua la nota, permette di mettere al centro la persona e progettare interventi mirati che tengono presenti le competenze e le risorse del giovane, ma anche i suoi desideri, le aspettative, i diritti. L’obiettivo ultimo è migliorare la sua qualità di vita, favorendo anche una maggiore inclusione nella società.

Il Mentor orienta quindi il giovane verso la professione che meglio coniuga i suoi interessi e le sue abilità con le esigenze del mercato, individuando le opportunità di formazione professionale e accompagnando nella prima fase di inserimento lavorativo mediando con l’azienda per aiutare a trovare il giusto equilibrio tra il datore di lavoro e il nuovo impiegato. 

Come spiega Roberta Tardi, professoressa di lingue straniere moderne ed esperta in processi di inclusione, una dei dieci Mentor formati: «Il Mentor, oggi più che mai, riveste un’importanza formativa e di supporto per i giovani con fragilità: è un continuum dalla scuola al mondo del lavoro, che agevola una costruzione consapevole del proprio futuro. La formazione permette di essere più professionali e aggiornati, e combinare all’approccio formativo teorico tradizionale una formazione esperienziale per una comunicazione aperta, emozionale e consapevole».

Educatrice della cooperativa sociale Meraki di Cremona, Federica Lauritti, nel raccontare la sua esperienza concreta, dopo aver seguito la formazione come Mentor, nell’accompagnamento di due sorelle gemelle con disabilità, di 16 anni, nella scelta del loro futuro, dice: «Le due ragazze frequentano la quarta superiore di un istituto professionale. Il lavoro che prevedo di fare con loro è molto lungo, per questo ho iniziato il percorso di accompagnamento al loro futuro molto prima della fine della scuola. Parallelamente alla frequenza scolastica, il progetto Mentor propone loro attività socializzanti: il laboratorio di falegnameria o quello di fotografia, un giro al mercato o il teatro». 

Un lavoro di empowerment a più livelli

«Lavoriamo quindi sulla scelta, sull’acquisizione di autonomia negli spostamenti in città, sulla gestione del tempo e dei soldi. Sono ancora lontane dall’empowerment» continua, «ma si cominciano a vedere i primi segnali positivi: “Inclusi” ha generato un cambiamento nella loro vita e in quella della loro famiglia, il Mentor infatti lavora a stretto contatto con ragazzi e ragazze fragili, ma a venire coinvolto è l’intero nucleo familiare».

Federica Lauritti racconterà la buona pratica del Mentor di “Inclusi” al Festival Educa di Rovereto (Trento) domenica 21 aprile, ore 11, all’interno dell’incontro “Il tempo sospeso, le transizioni tra scuola e lavoro per i giovani con disabilità” (Palazzo Piomarta). Per info: educaonline.it

I partner del progetto Mentor

Il corso di formazione del progetto Mentor è stato promosso e realizzato dal Consorzio Sir di Milano in collaborazione con altri partner di “Inclusi”: Spazio Aperto Servizi di Milano, Cooperativa Meraki di Cremona, Casa della Gioventù di Senigallia (Ancona), Consorzio Proodos di Napoli, Cooperativa Sociale Bambù di San Sebastiano al Vesuvio (Napoli), Consorzio La Rada di Salerno, Vademecum di Ascoli Piceno e Kulturando di Ancona.

In apertura photo by Element5 Digital on Unsplash


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