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Giovani e cooperazione: binomio possibile?

di Alessandra Piraino

Mi sveglio oggi con questo articolo letto sul Sole 24 Ore “L’Italia è il paese Ue con meno giovani under 30. Dove vivono i più «bamboccioni»” (qui l’articolo completo). Bamboccioni, a chi? “Bamboccioni” a giovani che dicono di NO al lavoro o al lavoro che non va incontro ai giovani? Un tasso di giovani NEET (Not engaged in Education, Employment or Training) che, nel nostro Paese è in crescita.

Ma, dove sta la verità?

Giovani e lavoro, un binomio su cui si potrebbero scrivere pagine e pagine, libri interi, interi giornali e reportage. Si è parlato di riforme per incentivare l’accesso dei giovani al mondo del lavoro, si è parlato di giovani che rifiutano posti di lavoro, a dire dei giornali, “interessanti” a dire dei giovani “ingiusti”.

L’Italia “ non è un Paese per giovani”.

È vero!?

Non ho, a oggi, elementi per confutare quest’affermazione. Basta guardare la classe dirigente e basta vedere come, un giovane che diventa imprenditore  “faccia subito notizia”, per capire quanto più i giovani nel nostro Paese non siano così valorizzati come, magari, in altri Paesi europei. I “giovani” sono ormai diventati protagonisti di slogan elettorali. “Largo ai giovani”, “Futuro ai giovani”.

Ma è davvero così?

Sono tutte domande che affiorano nella mia mente di giovane donna lavoratrice e che dopo aver letto l’articolo del Sole di questa mattina ho pensato di condividere.

E nella cooperazione sociale?

Da pochi anni lavoro in questo ambito, eppure… duranti i convegni, assemblee e momenti di ritrovo…mi guardo attorno e, in Italia, non vedo altri ragazzi della mia età. Il 2 aprile partecipo a un convegno a Parigi sull’innovazione sociale –  “Impact2” –  e, per la prima volta in 3 anni, non mi sento “fuori luogo”: la platea era popolata da giovani imprenditori e progettisti interessati allo sviluppo dell’imprenditoria sociale.

Cari giovani, dovete avere coraggio di affrontare le sfide di domani” – dice sempre Stefano Granata (presidente di CGM) quando si trova a dover parlare alle cooperative della rete. Eppure, anche nei momenti di scambio e di incontro in cooperativa, i giovani sono sempre molto pochi!

Perché?

Un paio di settimane fa, i dipendenti di un consorzio di Treviglio (BG), il consorzio FA, si sono incontrati per trascorrere un weekend insieme e dialogare per capire come il consorzio possa essere innovativo per il futuro. Anche durante quel workshop, uno dei temi affrontati è stato quello dei “giovani”.

“Tempo fa” – racconta il presidente di CGM Stefano Granata – “per un ragazzo di 20 anni era normale diventare Presidente di una cooperativa. Non si sapeva bene che cosa volesse dire, tuttavia, ci venivano date delle responsabilità che portavamo avanti con entusiasmo. Io sono stato uno di quei giovani. Oggi, invece, la classe dirigente è di una generazione diversa rispetto alla generazione di domani.”

Ricordo ancora, inoltre, quando un paio di anni fa a Bari, durante gli Stati Generali di CGM si è detto “su 10 idee che ha un giovane in testa, magari 9 possono essere delle ‘cavolate’ ma ce n’è una che davvero può essere una ‘buona idea’.”

Lasciate che i giovani possano avere l’opportunità di esprimersi. Nella cooperazione sociale come in altri settori, indipendentemente dalla mission dell’impresa in cui lavorano. E noi giovani, usciamo dalla retorica dei “bamboccioni” e facciamo sentire la nostra voce, anche nel nostro Paese.

Spero di ricevere alcuni commenti che smentiscano la mia visione “pessimistica” sulla presenza di giovani in ambito cooperativo e non!

 


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