Welfare

Giustizia riparativa: una meta importante per il Terzo settore

Una giustizia centrata sulla relazione, anziché sulla mera repressione punta a offrire nuove opportunità di crescita e di maturazione per i giovani in difficoltà. Per questo le associazioni della società civile organizzata puntano a diffondere la cultura della riparazione: è un passaggio fondamentale per coniugare responsabilità e inclusione, consapevolezza e rispetto

di Marco Cafiero

Non solo proclami, dunque, ma proposte concrete che vanno ad integrare gli auspici che il Forum del Terzo Settore – Persone private della libertà personale, invoca da tempo. L’emendamento al ddl di riforma del processo penale prevede l’accesso ai programmi di Giustizia Riparativa in ogni fase del procedimento, su base volontaria. La volontarietà rappresenta il vero discrimine tra la prescrizione, afflittiva, e la scelta di riparare, costruttiva.

Una volontà che, sia pure per certi versi strumentale, esprime una serie di opportunità che valorizzano la Giustizia di Comunità.

Il Terzo settore, negli anni Ottanta, raccoglieva la sfida della lotta alle dipendenze, una guerra mai completamente vinta che ha restituito alla vita miglia di persone. Ora il Terzo Settore, con coerenza, raccoglie quella di attuare progetti di Giustizia Riparativa, per cui si sta preparando da qualche anno.

Il Ministro Cartabia raccoglie i pensieri espressi dalla Commissione Lattanzi per offrire un ventaglio di opportunità che valorizzino il paradigma di Giustizia Riparativa. Si tratta di modifiche che mirano a tenere in equilibrio un sistema giudiziario, pronto a collassare sotto il peso di un arretrato immane, e perseguire obiettivi di benessere collettivo declinando il paradigma riparativo in quante più occasioni possibile.

Assistiamo ad una reale “mediazione” di tutti gli interessi in gioco: responsabile del reato, persona offesa e collettività con evidenti benefici. Un ridimensionamento di “interessi diffusi” Giova ricordare come la Raccomandazione del Consiglio d’Europa relativa alla giustizia riparativa in materia penale CM/REC(2018)8, affermi: “Il termine ‘giustizia riparativa’ si riferisce a ogni processo che consente alle persone che subiscono pregiudizio a seguito di un reato e a quelle responsabili di tale pregiudizio, se vi acconsentono liberamente, di partecipare attivamente alla risoluzione delle questioni derivanti dall’illecito, attraverso l’aiuto di un soggetto terzo formato e imparziale (da qui in avanti ‘facilitatore’)”

Anche l’organo inquirente, per la prima volta, partecipa alla costruzione di percorsi riparativi sollecitandoli ed esprimendo possibilità al termine delle indagini. Si amplia, così, la rete sociale che valorizza l’inclusione e la relazione. Per questo motivo sarà necessario costruire servizi di giustizia riparativa con particolare riferimento alla regolamentazione dei centri che erogano percorsi di giustizia riparativa e alla formazione degli operatori, anche con il coordinamento metodologico di un Tavolo interistituzionale dedicato presso il Ministero della Giustizia.

Le Associazioni del Terzo settore si stanno premurando di diffondere la cultura della riparazione, onde evitare che venga vissuta come un modo per evitare la sanzione aizzando così sentimenti di “sicurezza” e “vendetta” nei confronti dei responsabili del reato. Intendono offrire una risposta adeguata attraverso un momento di formazione che non rappresenti una mera improvvisazione.

La Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche, aderisce al Forum e fin dal principio ha contribuito alla costruzione di percorsi che, oggi, il Governo afferma essere terreno per la svolta giudiziaria auspicata.

Così come è stato per la lotta alle dipendenze, il primo passo è quello di condividere il nuovo scenario sulla giustizia penale riflettendo sull’opportunità di creare strumenti di coinvolgimento della cittadinanza, proprio in virtù del radicamento sui territori. Da sempre è chiamata ad una forma significativa di prevenzione del crimine attraverso la cura e la risocializzazione del soggetto affetto da dipendenza. Ciò può avvenire anche attraverso un modello che persegue il rispetto della norma, non solo attraverso l’accoglienza di persone gravate da condanne ai fini dell’espiazione in misura alternativa.

La rispondenza fiduciaria richiede la trasparenza comunicativa, fattore mai sottovalutato dalla filosofia di “Progetto Uomo” della FICT che incoraggia le persone a diventarne artefici del proprio funzionamento relazionale in quanto portatici di risorse e capaci di governare i propri livelli di benessere in interazione con il proprio ambiente di vita. Questo porta a perseguire il benessere: quello stato di soddisfazione personale a cui le persone tendono attraverso variabili cognitive, comportamentali, sociali personali ed emotive. In questo modo risponde alla richiesta sociale di sicurezza intesa come obiettivo prioritario di benessere e qualità della vita.

La responsabilità è un processo relazionale, una qualità emergente nei sistemi di reciprocità e di interazione che si costruisce nei rapporti fra soggetto, azione, istituzioni, società. La responsabilità presiede i processi di differenziazione sociale.

L’Associazione Casa-famiglia Rosetta di Caltanissetta, eccellenza della Federazione, in accordo con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterno, costruisce un Progetto che ha come finalità generale la cura di alcuni territori critici, nell’ottica di riqualificazione urbana che esprime la funzione simbolica di aggregare persone, istituzioni locali, energie intorno a un quartiere pesantemente degradato e depauperato.

La rottura del patto sociale, da parte degli ospiti della struttura in esecuzione penale, guida l’intero progetto ed offre agli stessi l’opportunità di riparare risanando quel patto attraverso un gesto riparativo

La forte valenza del progetto sottolinea l’obiettivo di creare un bene comune in cui riconoscere a livello simbolico la trasformazione e il cambiamento nell'ottica della responsabilizzazione. Come si può intuire, questa operazione si iscrive in un percorso di costruzione della giustizia di comunità in quanto mostra come il tema della giustizia trascenda il mero perimetro dei tribunali e degli istituti di pena, e riflette gli intendimenti del Ministro della Giustizia

All’interno della Federazione esistono modelli di Giustizia Riparativa che hanno anticipato i concetti che oggi risultano di estrema attualità; specialmente nel campo dei Minori. L’Associazione La Strada-Der Weg di Bolzano attua progetti istituzionalmente riconosciuti volti ad un percorso di ascolto, riflessione e riconoscimento reciproco delle parti che aderiscono alla mediazione penale. Sono veri e propri momenti riparatori che non si caratterizzano in un risarcimento economico ma favoriscono il dialogo e la comprensione. La mediazione, oltre a rappresentare uno dei gli strumenti più efficaci, è una filosofia di intervento sul conflitto che tende alla ricomposizione dei rapporti sociali.

Si viene così a creare un connubio inscindibile tra mediazione-riparazione-educazione. Non dobbiamo dimenticare come gli sforzi che il Ministro della Giustizia sta compiendo per favorire la Giustizia di Comunità, sarebbero vani se la cultura della Riparazione non fosse anticipata sui banchi di scuola. Il percorso di responsabilizzazione e quindi di educazione alla riparazione, si deve collocare all’interno del percorso scolastico identificabile come terreno fertile per l’insorgere di conflitti tipici della fase adolescenziale (gelosie-invidie-bullismo). Buone prassi suggeriscono lo svolgimento di interventi di mediazione sui conflitti segnalati direttamente dall’istituzione scolastica o dagli interessati.

L’azione principale è di promuovere nelle scuole la cultura della mediazione e della riparazione coinvolgendo attivamente sia i giovani, sia gli adulti in percorsi formativi specifici sul tema con l’obiettivo di tendenza di valorizzare le competenze esistenti tali da aiutare i giovani a gestire meglio i propri conflitti e gli adulti a promuovere modelli consensuali e responsabilizzanti di intervento, non soltanto focalizzati sulla punizione ma capaci di includere positivamente la vittima.

La promozione della cultura riparativa passa, innanzitutto, dall’affermazione della regola, quindi dalla necessità che venga rispettata per giungere alla comprensione che le due fasi sono prodromiche al benessere sociale.

I Centri della Federazione allorché decidono di farsi carico della Giustizia Minorile privilegiano risposte “sociali” alla devianza in quanto ritenute efficienti ed efficaci. Rispetto alla giustizia riparativa, il numero limitato di mediazioni a fronte dell’alto numero di attività di “volontariato e socialmente utili” apre ad una serie di questioni che meritano attenzione ed approfondimento.

La Federazione può affermare che la via riparativa alla gestione di conflitti possa costituirsi come paradigma socio-pedagogico capace di creare nuovi significati e nuove opportunità di crescita e di maturazione evolutiva per i giovani in difficoltà.

* Avvocato, consulente FICT

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