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Gli amanti del Belpaeselo difendonodiventando protagonisti
onlus sotto la lente Fondazione CittàItalia
di Redazione
La Fondazione per il patrimonio culturale delle Città d’Italia (Fondazione CittàItalia), costituitasi nel 2003, nasce con l’obiettivo di affiancarsi alla gestione pubblica nella valorizzazione e tutela dei beni culturali del nostro Paese, chiedendo il supporto di aziende e privati cittadini. È un evidente caso di applicazione di modalità di fund raising replicate dal mondo del sociale a quello della cultura.
Il segretario generale Ledo Prato spiega così il modello economico della fondazione: «Essa opera a tre livelli: verso le città e le fondazioni socie; verso le imprese che ne sostengono l’attività; verso i cittadini attraverso alcune organizzazioni di rappresentanza di interessi. Verso le città socie vengono promosse iniziative di sensibilizzazione rivolte ai cittadini delle stesse città (campagne nelle scuole, giornate di raccolta fondi ecc) mentre alle fondazioni di origine bancaria sono presentati piccoli progetti che prevedono la richiesta di contributi in quota parte per i restauri da realizzare nei territori di loro interesse. Alle imprese si presentano proposte di intervento su singoli aspetti delle campagne, per ottenere un sostegno tecnico. Infine, verso i cittadini “organizzati” si promuovono campagne mirate alla realizzazione di uno specifico restauro dei territori di competenza e, in qualche caso, si fa ricorso a imprese artigiane per effettuare il restauro, con l’approvazione della Soprintendenza competente per territorio».
L’aspetto significativo di un’operazione di questo tipo è, per il mondo del non profit, il riconoscimento della funzionalità di alcuni modelli di business e la loro replicabilità in contesti diversi, come la tutela dei beni architettonici e culturali. Il rapporto tra la fondazione e i suoi soci che Prato illustra, è uno schema noto a chi si occupa di non profit: «La fondazione riceve ogni anno una quota associativa dai soci, risorsa che serve principalmente a sostenere i costi di gestione della struttura. Una seconda voce è rappresentata da contributi che riceviamo dalle fondazioni di origine bancaria. Queste due fonti rappresentano circa i due terzi delle entrate. Infine ci sono le donazioni dei cittadini, soprattutto in occasione di aste e campagne di fund raising. Non svolgiamo attività profit», specifica Prato.
Nel nostro Paese il contributo diretto dei cittadini potrebbe rappresentare la soluzione alla diminuzione dei fondi destinati alla cultura. «La partecipazione dei cittadini e delle imprese, stimolata attraverso un’efficace e semplice politica fiscale, rappresenta una via obbligata per evitare di compromettere in modo irreversibile l’integrità e la fruizione del nostro patrimonio culturale».
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