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Gli immigrati? «Ottimi vicini»

La svolta dello "sceriffo" Giancarlo Gentilini, prosindaco a Treviso

di Davide Nordio

«Quelli regolari vanno bene: alcuni li ho dietro l’angolo». I rapporti?
«Molto buoni, vengono anche a trovare me e mia moglie con i figli»L’immigrazione? Una ricchezza. I rapporti con i suoi vicini stranieri? Ottimi. Ecco il Gentilini che non ti aspetti. O meglio: che forse non conosci. Giancarlo Gentilini, lo “sceriffo” leghista di Treviso, a ottant’anni continua a ruggire come un leone. Protagonista delle cronache dal 1994 con azioni spregiudicate, come l’eliminazione delle panchine dal centro per evitare lo stazionamento permanente di immigrati, non le manda certo a dire, né ieri né oggi. L’uomo va preso così, non c’è mediazione. «Quando sono diventato sindaco», ha detto dopo un’incandescente presentazione del libro che ne racconta le gesta, «ho sollevato un problema, quello dell’immigrazione clandestina, intervenendo per porre fine ad un degrado insopportabile. La ricetta? Ordine, disciplina, rispetto delle leggi. E tolleranza zero, anzi a doppio zero».

Vita: Un giro di vite che all’inizio ha destato scandalo e le accuse di razzismo?
Giancarlo Gentilini: Ma qualche anno dopo tanti hanno seguito la mia strada, uscendo dagli schemi politici e rispondendo invece a quello che chiedevano i cittadini. Perché le mie decisioni sono state ispirate da loro, dall’aver ascoltato le loro preoccupazioni per una situazione ormai al limite. Perché io sono prima di tutto un alpino, un sindaco pragmatico e poi un politico.
Vita: Di fatto qualcuno la vede come il babau degli immigrati. Lei però ha dei vicini extracomunitari. Come vanno le cose in casa?
Gentilini: Certo, vengono spesso a trovare me e mia moglie con i bambini. Ed ho sempre fatto una categorica distinzione. Gli immigrati regolari che lavorano e che rispettano le leggi hanno gli stessi diritti del cittadino trevigiano. L’immigrazione è una ricchezza, ma a patto che sia controllata. Altrimenti c’è l’anarchia. Ma anche sfruttamento e alimentazione di mercati squallidi, e nessun rispetto della dignità umana. Di fronte a questo “disordine” forse è utile ricordare le rigide procedure a cui dovevano sottostare i tanti emigrati veneti e trevigiani.
Vita: Il suo parlar senza peli sulla lingua le ha procurato anche qualche guaio giudiziario: ad esempio, quando ha invocato la “pulizia etnica”. Pentito?
Gentilini: Ma va là… È un’espressione che uso quando è necessario mettere radicalmente ordine in qualcosa, fosse anche una stanza disordinata.


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