Genitori & Figli
Gli sdraiati siete voi
I giovani sempre più spesso scelgono di non mettere al mondo figli. Mancano la casa, i soldi, i servizi e fra guerre ed ecoansia, il futuro è incerto e preoccupante. Ma tra le ragioni di questa scelta, molte ci mettono in discussione come madri e padri, come adulti. Noi quella provocazione l'abbiamo raccolta: "Perché non vogliamo figli: il ruolo degli adulti", un podcast di VITA in collaborazione con Cisf-Centro Internazionale Studi Famiglia

«Non dimentichiamoci che a loro manca una scena bellissima, lo dico dal genitore, che è la scena della loro nascita. Se tu chiedi a un genitore qual è stato il momento più bello della vita, moltissimi direbbero “quando è nato mio figlio, quando è nata mia figlia”. Ma noi a loro non l’abbiamo detto, questo è il problema, abbiamo mancato quel racconto, della “scena madre”». Stefano Laffi, sociologo, rilancia così la provocazione che arriva dai ragazzi e dalle ragazze. Perché accanto alla precarietà economica e lavorativa e all’incertezza del futuro, fra le ragioni che i ventenni indicano nel loro “perché non vogliamo figli”, c’è anche una velata (ma non troppo) accusa a noi adulti, che padri e madri lo siano già: «Guardare voi, non ci fa venire voglia di diventarlo».
Ve lo ricordate? Qualche mese fa, un numero di VITA che è stato molto letto, ha indagato le ragioni per cui in Italia nascono sempre meno bambini (leggi qui il magazine). Abbiamo chiesto ai ragazzi e alle ragazze quale fosse lo spazio per un figlio nei loro progetti di vita e quali immagini o emozioni suscitasse in loro l’idea di essere madre o padre (ascolta qui le loro voci, nel podcast dedicato). Nei mesi successivi, da Istat è arrivato un nuovo record negativo: appena 370mila bambini nati nel 2024, il minimo storico dai tempi dell’Unità d’Italia. Avere un figlio oggi è una scelta che non ha nulla di scontato, ma i “perché” non hanno a niente che fare con il cliché di giovani che non fanno figli perché preferiscono carriera, viaggi, aperitivi e leggerezza. Le ragazze e i ragazzi ci chiamano a nuovi sguardi, su di loro e sul futuro.
Noi abbiamo preso sul serio le loro parole, mettendo attorno a un tavolo dodici esperti: una riflessione a più voci per vedere meglio i giovani, ma anche noi stessi. Quell’incontro non era stato pensato per essere diffuso, ma gli stimoli giunti da quel dialogo sono talmente importanti che ci è sembrato “uno spreco”, poi, non condividerli. Ecco com’è nato Perché non vogliamo figli: il ruolo degli adulti, un podcast originale di VITA in collaborazione con Cisf-Centro Internazionale Studi sulla Famiglia.
Gli interventi sono di Giulio Costa, Riccarda Zezza, Stefano Laffi, Valeria Rossini, don Francesco Pesce, Roberta Vincini, Giovanni Migliarese, Elena Muscarella e Francesco Belletti (grazie!).
La potenza dei dettagli
C’è tanta analisi, che viene da persone che uniscono una solida visione teorica e una diretta esperienza al fianco dei giovani. È questo background che permette di cogliere i dettagli e, in quei dettagli, vedere i segnali di un’epoca. Per esempio il fatto che tra i giovani la palestra ha sostituito lo sport: il corpo estetico, ha soppiantato il corpo erotico. Ma anche la capacità di unire i puntini: «Non ci può essere desiderio di genitorialità se alle spalle non c’è una famiglia che desideri che un figlio si possa allontanare, mentre noi abbiamo sempre più figli che sono genitori dei propri genitori e che sono investiti del ruolo di non deludere i propri genitori», dice Giulio Costa, psicologo e psicoterapeuta. Oppure: «ci dicono che noi genitori restituiamo un modello che non convince. Ma quando mai il modello dei genitori ci ha convinto? I giovani sono sempre cresciuti per contrapposizione, hanno sempre potuto aggiungere i propri pezzi. Come mai, invece, questi giovani non hanno pezzi da aggiungere? Secondo me non sono loro che non hanno pezzi da aggiungere, è che manca è lo spazio», riflette Riccarda Zezza, imprenditrice.

Perché siamo tutti interpellati
Si parla di desiderio, di coppia, di corpo, di rapporto tra genitori e figli, di storytelling sulla genitorialità, di animali domestici e di amicizia, di politiche. Ci sono tante provocazioni.
Le conclusioni le abbiamo affidate a Francesco Belletti, direttore del Cisf. Il tema della denatalità è – dice – «una grande provocazione non solo per i giovani che devono decidere ma anche per tutto il mondo degli adulti e per chi ha responsabilità di governance e di politica all’interno del nostro Paese». Con tre attori che più di tutti gli altri sono interpellati da queste riflessioni: «chi racconta la famiglia, quindi il sistema dei media ma anche la narrazione interna alla famiglia; tutti gli adulti che sono a contatto con questi giovani, come educatori, nei luoghi di lavoro o nelle università, perché lo storytelling familiare diventa anche una testimonianza; la politica, che ci deve dire quale posto hanno questi giovani nell’agenda del Paese, che cosa offre il Paese alle nuove generazioni». Insomma, gli sdraiati non sono i giovani, come qualche anno fa un fortunato libro di Michele Serra sosteneva: «Questi giovani ci rimbalzano la parola, ci dicono “gli sdraiati siete voi e noi non vogliamo esserlo”», conclude Belletti.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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