Anteprima magazine

Un figlio? Sì, lo voglio. Dieci storie di quotidiana bellezza

Nello storytelling sulla genitorialità vincono sempre i problemi. E se provassimo a narrare la bellezza? Sul numero di VITA dedicato alle ragioni dell'inverno demografico, dieci giovani coppie raccontano la scelta di fare spazio a un figlio. Storie vere e bellissime, tra complessità e speranza

di Daria Capitani

Tra le infinite rinunce che un figlio comporta e l’idillio patinato e performante dei social network, c’è la vita. Complicata e sorprendente, imprevedibile e bellissima, con il suo bagaglio di fatiche dal passato o di paure che hanno a che fare con il presente. È lì nel mezzo, in quello spazio sospeso tra il desiderio e la realtà, che arriva il sì. Voglio un figlio.

Il nuovo numero di VITA racconta perché non vogliamo figli senza retorica o partigianerie. Abbiamo ascoltato le parole dei ventenni, in una tavola rotonda che è diventata anche un podcast: ci restituisce il ritratto fedele, senza giudizi, di dieci giovani tra i 20 e i 27 anni. Per capire le loro ragioni, prima che per giudicare. Quindi con l’aiuto di 25 esperti, abbiamo provato a capire cosa non va nello storytelling attuale sulla genitorialità, costruendo un nuovo vocabolario, più ampio.

E poi siamo entrati nelle case, tra le giornate e le notti in bianco, di chi invece ha scelto di fare spazio a un figlio. Storie bellissime e affascinanti, in cui il sì è pieno e mai edulcorato, dove le difficoltà sono appoggiate sul tavolo della cucina ma non impediscono di intraprendere un’avventura umanamente ricchissima.

Da Milano a Faenza, da Trento a Cagliari, dalla Campania per tornare di nuovo in Lombardia. Per qualcuno è una serie di fotografie, per qualcun altro è il sorriso o il lavoro di squadra, il momento in cui suona la campanella e tu sei lì, con la merenda, per il primo abbraccio finita la scuola. Un giro d’Italia attraverso dieci giovani coppie che hanno fatto spazio a un figlio restituisce frammenti di bellezza in cui è racchiuso il senso della genitorialità. Marta, Leonardo, Annabella, Gennaro, Thaise, Sara, Orges, Alice, Luca, Silvia, Marco, Giuditta, Stefano, Moira, Andrea, Alice, Luca, Linda, Federica, Manuel e Giovanni. I loro pensieri hanno la consapevolezza di chi è in cantiere ogni giorno, accanto a chi cresce, a costruire una relazione che richiede manutenzione costante.

Mostrare il bello

La storia di Marta Mandile e Leonardo Poma «ha del miracoloso». Il loro bambino è arrivato «a dare speranza a chi, come è stato per noi, si è sentito dire per anni “voi non potete”». Un viaggio dirompente che non è mai un’equazione esatta: «Fare un figlio ha messo in discussione tante cose», racconta Leonardo: «soprattutto mi ha insegnato l’amore e la gratuità». Gli fa eco Marta: «Manfredi avrà la possibilità di decidere cosa portare in questo mondo, il mio potere d’azione è quello di mostrargli il bello che esiste, poi il resto sarà nelle sue mani».

Una manutenzione costante

Silvia Pozzoni e Marco Novati hanno impresso nella mente il giorno in cui un giudice ha annunciato loro che a breve avrebbero incontrato loro figlio, Edoardo. Aspettavano quel momento da otto anni, «anni che sono stati difficili e formativi insieme, perché ciò che siamo oggi è frutto di quel lungo lavoro di costruzione». Essere genitori ti mette davanti a tantissime sfide: «Noi le affrontiamo seguendo le impronte di quegli otto anni in due. Serve una manutenzione costante della coppia per essere genitori, adottivi e non».

Quando tua figlia ti guarda e sorride

Ascoltare Annabella Chianese e Gennaro Moretti, entrambi 33 anni, ti riporta in una dimensione difficile e bella insieme: normale, quotidiana ma mai ordinaria, unica. «Avere un figlio è stupendo. Però è dura», raccontano. «È dura ma è anche una scoperta incredibile. È vero che dall’istante in cui nasce un figlio, guardi il mondo con occhi diversi. Adesso Regina ha iniziato a sorriderci, è indescrivibile quello che si prova quando tua figlia ti guarda e sorride. Però un po’ ti annulli, è così. Spero sia solo per un po’».

«Voglio che mio figlio stia bene»

Rodrigo ha una malattia genetica rarissima ed è totalmente non autosufficiente. «Non abbiamo realizzato subito quanto Rodrigo fosse grave. Ce lo ha insegnato la vita quotidiana», racconta la sua mamma, Moira Zani. «Dovevo dare forza, cercavo un lato positivo anche quando di positivo non c’era niente. La mia famiglia funziona perché lavora in squadra».

Dividere in tanti le patatine fritte

Riconoscersi nell’attitudine a dividersi in tanti le patatine fritte. La famiglia che Alice Stefanizzi ha costruito con il suo compagno Luca è il frutto del desiderio di «circondarsi di persone che puoi aiutare a essere belle. Non si chiamano compromessi, ma aggiustamenti». E non c’è mai stato un “nonostante”: «La vita da genitore è l’esperienza migliore che mi sia capitata come persona. L’unica parola che mi viene in mente per dirla è “pieno”».

Sostenibili e ribelli

Si può essere sostenibili con quattro figli dai 6 ai 16 anni? La giornalista e attivista ambientale Linda Maggiori, insieme a suo marito Giovanni Angeli, ci prova ogni giorno, scegliendo di muoversi senza auto, utilizzando soltanto energia rinnovabile e cercando di ridurre i rifiuti. «Sono pessimista nella ragione e ottimista nella volontà», spiega. «So con ragionevolezza che il futuro è fosco, ma questo non mi toglie la gioia e la voglia di agire per cambiarlo. L’ecoansia è reale ed è anche normale, ma questo non può bloccarci: non può fermare la ribellione, ma nemmeno la gioia di vivere. Il senso di colpa per aver fatto nascere dei figli in un pianeta così inquinato si vince soltanto con l’azione».

Questi sono soltanto alcuni estratti dai racconti delle dieci coppie che a un figlio hanno detto sì. Le storie integrali sono sul numero di VITA, che è stato presentato giovedì 28 novembre alle 18,30 alla libreria Verso di Milano (corso di Porta Ticinese 40).

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