Non profit

governo, batti un colpo. prima di finire in aula

Parla Marco Granelli, presidente di CSVnet

di Redazione

Marco Granelli è il presidente del CSVnet, il coordinamento dei centri di servizio italiani, da sempre in prima fila nella tutela e promozione del volontariato e anche, dall’inizio, nel sostegno agli enti per le complesse pratiche del 5 per mille.
Vita: Come mai ha deciso di fare un passo in più in questa direzione, prendendo le parti degli esclusi dal beneficio?
Marco Granelli: In effetti, seguendo la storia del 5 per mille e accompagnando le associazioni nel tortuoso cammino per accedervi, il CSVnet e la rete dei Csv si sono resi subito conto della difficile situazione dei tanti esclusi, particolarmente grave nel 2007, di cui Vita si è occupata a lungo. Fedeli alla nostra missione, abbiamo quindi ritenuto giusto sostenere l’iniziativa dell’istanza di autotutela promossa dal vostro giornale, e comunque di venire incontro alla giusta richiesta da parte delle organizzazioni di accedere a fondi loro destinati dalle libere scelte dei cittadini.
Vita: Risulta anche a voi che la maggior parte degli enti sia stata esclusa per vizi formali?
Granelli: Assolutamente sì. Tra l’altro, spesso si tratta di errori dovuti a comunicazioni burocratiche contraddittorie o successive ai termini di presentazione delle domande, e legati tra l’altro alla conferma cartacea dell’iscrizione telematica. Sia chiaro, non diamo tutta la colpa ai ministeri, anche perché si trattava di una misura al debutto, ma ciò non toglie che sia un diritto delle organizzazioni non profit ricevere risorse che spettano loro in quanto in possesso dei requisiti richiesti dalla legge. Nessuno chiede di distribuire fondi a chi non rientra nei casi previsti dalla legge, ma non è possibile sottrarre contributi a enti la cui unica colpa è stata dimenticare un foglio o commettere altre banalità di questo tipo. Anche per un motivo di opportunità?
Vita: Sarebbe?
Granelli: Le risorse non distribuite non ricadono in altri capitoli di spesa, né vanno a detrimento di altre organizzazioni, altrimenti potrei capire i tentennamenti? Ma visto che non è così, non vediamo come mai ci sia questa rigidità nel riconoscere un diritto e quindi provvedere a sanare una situazione di difficoltà in cui versano migliaia di enti non profit. Di fronte a questo scenario i Csv, proprio perché sono al servizio del volontariato, hanno deciso di agire su due fronti, politico e legale.
Vita: Iniziamo da quello politico.
Granelli: Già prima della pausa estiva avevamo avviato colloqui con il ministero del Lavoro perché riteniamo che ci sia spazio per risolvere la situazione con un atto politico. Il confronto è stato positivo, e ora ci attendiamo a breve una risposta che permetta di avviare una sanatoria nei confronti degli enti ingiustamente penalizzati. Inoltre abbiamo chiesto una razionalizzazione del processo di accreditamento, eliminando l’assurdità di dover certificare informazioni, come per esempio l’iscrizione ai registri del volontariato, che lo Stato possiede già. Se le procedure per lo sport dilettantistico sono state semplificate fino a diventare quasi inesistenti, non si vede perché non si possa dare almeno un segnale in questo senso al volontariato.
Vita: E il secondo fronte?
Granelli: Stiamo approntando un’azione legale che tuteli il cittadino-donatore e faccia valere il suo diritto a destinare il proprio denaro a chi vuole. I nostri consulenti stanno preparando un provvedimento forte, che possa davvero ottenere il risutato sperato. Chiaro che l’intervento del governo sarebbe la soluzione ideale, per evitare contrapposizioni e anche dare un segnale chiaro della volontà di proseguire nella scelta del 5 per mille. Ma se non arrivasse?

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