Sostenibilità

Gran Sasso: Lunardi ricorre contro il Tar

Il ministro insiste e con una mossa quasi a sorpresa riaccende i riflettori sul Terzo Traforo

di Piergiorgio Greco

Ha atteso quasi fino all’ultimo giorno utile, ma alla fine si è mosso. Il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Abruzzo che, il 10 ottobre scorso, ha bocciato il terzo traforo del Gran Sasso. Il ministro lo aveva annunciato, all’indomani della decisione del Tar a lui sfavorevole, e anzi aveva promesso una battaglia ancora più dura, ipotizzando l’adozione di un iter semplificato per realizzare ugualmente l’opera in tempi brevi e aggirare in qualche modo la bocciatura dei giudici amministrativi. Il ricorso, tuttavia, non solo è stato presentato tre mesi dopo il pronunciamento del Tar, ma, al contrario di quello che ci si poteva aspettare dal battagliero ministro, non contiene la richiesta di sospensiva. In altri ternmini, Lunardi non chiesto al Consiglio di Stato di sospendere subito l’efficacia della sentenza del Tar: qualora fosse stata accettata si sarebbe potuto procedere con l’iter del terzo traforo in attesa della sentenza definitiva. Niente di tutto questo e la cosa è per certi versi sorprendente. La terza galleria dal Gran Sasso, considerata dal ministro opera assolutamente importante, nesessaria e della massima urgenza, tanto da essere inserita nella cosiddetta legge Obiettivo, forse è scesa di qualche gradino nella scala delle priorità del Governo per quanto riguarda le opere pubbliche. E’ solo un’ipotesi, ovviamente, ma il fatto di aver rinunciato a chiedre la sospensiva – considerando che la sentenza di merito del Consiglio di Stato non sarà di certo pronunciata nel giro di qualche settimana – non può che allungare ancora i tempi per l’eventuale realizzazione dell’opera. Nel ricorso, l’Avvocatura dello Stato, che in questa controversia rappresenta il ministero, censura la sentenza del Tar per vari motivi e tra questi uno in particolare: non era necessario che alla confereza dei servizi che diede il via libera al terzo traforo vi fosse il consenso di tutti gli enti interessati. Non vi era infatti il consenso della Provicia di Teramo, ma secondo il ministero delle Infrastrutture non era determinante perchè l’opera non ricaderebbe nel territorio teramano, ma solo in quello aquilano; tesi assolutamente non condivisa dalla Provicia e nemmeno dal Tar. Non era favorevole, come riportato anche da Vita, nemmeno l’Ente Parco, presiduto dall’avv. Mazzitti, ma secondo l’Avvocatura nanche il suo placet sarebbe stato necessario all’approvazione del terzo tunnel.

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